ECONOMIA DOMESTICA

"Una manovra poco coraggiosa"

Senz'infamia e senza lode, questo il giudizio di Ravanelli, imprenditore e presidente Cciaa Nordest Piemonte, sulla legge di bilancio del Governo Meloni. "Mi sarei aspettato di più sul cuneo fiscale". E le diatribe su Pos e contanti "sono un falso problema"

“Una manovra di galleggiamento, senza interventi dirompenti come richiederebbe la situazione attuale. Per carità, il tempo a disposizione era pochissimo e il Governo ha mille giustificazioni, però, l’intervento sul cuneo fiscale è molto debole”. Dalla provincia più lombarda del Piemonte, il novarese Fabio Ravanelli, imprenditore al vertice di un gruppo industriale, la Mirato, con forti proiezioni verso l’estero, per anni numero uno di Confindustria Piemonte e attuale presidente della Camera di Commercio di Novara-Biella-Vercelli-Vco, non punta l’indice accusatorio verso la legge di Bilancio dell’esecutivo di Giorgia Meloni, ma neppure si spella le mani in applausi.

Che cosa si sarebbe aspettato dal Governo e di cosa è rimasto deluso?
“Mi sarei aspettato più coraggio sul cuneo fiscale. Da sempre è il grosso problema dei lavoratori che costano tanto alle imprese, ma guadagnano poco e questo ci rende poco competitivi. Si sarebbe dovuto fare uno sforzo in più, non a beneficio delle imprese ma anche spostando tutto sui dipendenti, favorendo così i consumi e la possibilità di fronteggiare il caro bollette”.

A proposito del caro energia, anche in questo caso si poteva fare di più?
“Oggi abbiamo in crediti di imposta e va benissimo, ma se finisce a marzo dopo cosa succede? Dubito che tra pochi mesi il problema sia risolto”.

Senta Ravanelli, inutile girarci in giro, l’altra questione è quella del reddito di cittadinanza.
“Anche in questo caso bisogna mettere in campo misure per l’impiego. Non possiamo pensare di togliere risorse a persone che sono, come dire, abituate a questo aiuto senza offrire nulla in cambio. Serve un sostituto serio del reddito di cittadinanza che vuole dire, per chi può, un percorso di qualificazione professionale”.

Tema vecchio e mai risolto quello della formazione.
“Però è fondamentale. Oggi le imprese registrano un disallineamento fortissimo tra l’offerta e la domanda di lavoro. Ci sono lavori per cui non si riesce a trovare personale. Guardando al Piemonte, un buon servizio può essere reso dagli istituti tecnici superiori così come dalle accademy. Ne sono state inaugurate anche a Biella e sono strumenti molto utili, se viene assicurata una continuità di finanziamento. Serve però un cambio di approccio culturale, superando quella visione che vede solo nei licei l’istruzione di serie A. Dobbiamo agire al fine di far capire che certi percorsi formativi non possono sempre offrire gli sbocchi sperati. Dunque se un giovane vuole fare l’archeologo bene, ma sappia che difficilmente troverà lavoro in Valsesia”.

Lei presiede una Camera di commercio, dunque come valuta le misure annunciate dal Governo che fanno molto discutere e che riguardano il limite sui pagamenti con Pos e la soglia del contante? 
“Io credo che ci siano pro e contro, ma ritengo che i nostri problemi non si risolveranno con queste misure che mi sembrano un po’, sia da una parte politica sia dall’altra, delle marcature di territorio e, in fondo, dei falsi problemi, quasi delle armi di distrazione di massa. Il nostro futuro si gioca su altri temi”.

Ravanelli, come sta l’economia del Piemonte? 
“La situazione non è così negativa. Questo territorio esprime un’industrializzazione di antiche radici, l’agricoltura fortissima e una forte propensione all’export, ma anche un turismo con forti potenziali”. 

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