IN PIAZZA

Cgil e Uil scioperano, la Cisl no.
Su Meloni si spacca il sindacato

Sembra lo stesso film dell'anno scorso con Draghi a Palazzo Chigi. Airaudo attacca l'esecutivo che "come lo sceriffo di Nottingham toglie ai poveri per dare ai ricchi". Ma sull'ex premier si sbagliavano. Ferraris: "Non era questo il momento"

Un anno dopo, la triplice torna a dividersi. Accadde su Mario Draghi e ora anche su Giorgia Meloni. Come il panettone, anche lo sciopero di fine anno è ormai tradizione, almeno per Cgil e Uil, mentre la Cisl si sfila. Nei toni nessuna intenzione di inasprire le divergenze, ma nei fatti il mondo sindacale è spaccato sulla manovra: “Questo è un governo che prende ai poveri e dà ai ricchi: è il governo dello sceriffo di Nottingham non di Robin Hood” ha affermato il segretario della Cgil Piemonte Giorgio Airaudo, a margine dell’annuncio dello sciopero generale contro la legge di Bilancio del governo Meloni, previsto per il 15 dicembre. Concetti simili, almeno nella sostanza, a quelli espressi esattamente dodici mesi fa quando la manovra di Draghi venne considerata “insufficiente” su varie questioni, tra cui fisco, pensioni, scuola, politica industriale e lotta alle disuguaglianze. Peccato che il 23 novembre scorso l’Istat ha evidenziato come le politiche adottate hanno portato a ridurre la disuguaglianza, misurata dall’indice di Gini, da 30,4% a 29,6%, e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%. Ma Airaudo cade in piedi: “La nostra mobilitazione continuerà nelle prossime settimane, per far cambiare idea al governo come già avvenuto per Draghi”. In realtà sulle misure che, secondo l’Istat, hanno portato a una riduzione delle disuguaglianze (assegno unico per figli a carico e riforma dell’irpef) i sindacati non hanno messo becco al punto che per spiegare il suo “No” allo sciopero il segretario della Cisl Luigi Sbarra ha rivendicato la medesima posizione già assunta un anno fa con Draghi: “Avevamo ragione noi”.

All’insegna della prudenza le parole del numero uno piemontese della Cisl Alessio Ferraris che spiega la mancata partecipazione della Cisl alla mobilitazione così: “L’iter della manovra di bilancio non si è concluso e come in ogni trattativa penso sia meglio restare in partita piuttosto che rompere”. Un atteggiamento che vale viepiù a fronte delle preoccupazioni manifestate da Cgil e Uil sulla volontà del governo di isolare le forze sindacali: “Io non offro alibi alla controparte” prosegue Ferraris che anzi accoglie favorevolmente le “aperture su previdenza e fisco”. Nello stesso giorno dello sciopero, il 15 dicembre, la Cisl piemontese sarà ccomunque a Roma, per l’assemblea nazionale dei delegati e pensionati, in cui verranno chieste modifiche alla manovra, a dimostrazione di come le divisioni con Cgil e Uil siano più di metodo che di merito.

Ancora una volta è l’impostazione a essere differente: da una parte appare evidente la volontà di piantare la propria bandiera, dall’altra il tentativo di trattare per portare realmente a casa qualcosa. “Io avrei aspettato prima di scioperare – dice Ferraris – per farlo tutti insieme e farlo meglio”. Una scarsa adesione potrebbe trasformarsi in un boomerang senza contare che un sindacato diviso riduce il proprio potere negoziale ai tavoli con l’esecutivo. A differenza di un anno fa questa volta la Cisl dice che “siamo sempre unitari sui giudizi di merito, semmai divisi sulle modalità d’azione. Lo sciopero è un’arma che abbiamo ancora nella fondina – conclude Ferraris – ma prima di indirlo mi assicurerei che venga bene. E se l’avessimo fatto tutti insieme veniva meglio”.

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