TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Basta prendersi per il cool, ora Schlein deve crescere"

Alla faccia dell'armocromista, nel Pd si vede nero. Nel gruppo dem di Palazzo Lascaris persino quelli (pochi) che l'hanno sostenuta le chiedono di lasciar perdere la fuffa e concentrarsi sulla "concretezza". E le consigliano di studiare economia

Tic tac, tic tac. L’orologio elettorale continua a battere il tempo ed è un suono sinistro per il Pd piemontese che tra un anno dovrà confrontarsi con un centrodestra uscito trionfante anche dalle ultime amministrative. Regionali, europee, comunali e forse pure le provinciali: una scorpacciata di elezioni che potrebbe rivelarsi davvero indigesta per un partito alla costante ricerca di senso e consenso. E mentre tra i maggiorenti del Nazareno è già iniziato il tiro al segretario, nel gruppo dem a Palazzo Lascaris s’invoca un cambio di passo sennò nel 2024 sarà un’altra Caporetto. “È presto per giudicarla, ma ora Elly deve diventare adulta”, questa, in sintesi, l’opinione dei consiglieri Pd che – va detto – nella quasi totalità hanno sostenuto Stefano Bonaccini alle scorse primarie. Ora però il congresso è finito e un Pd forte farebbe comodo pure a loro. Bruciare un altro segretario non è la soluzione, s’affrettano a dire, “però…”. E quando c’è un “però” si capisce che il partito è in fibrillazione.

Anche Maurizio Marello, l’unico a sostenerla tra gli eletti nel parlamentino piemontese, assieme al chirurgo  Mauro Salizzoni che proprio per darle manforte si è iscritto al partito, non lesina qualche stoccata: “Ha fatto bene a riportare il Pd in piazza, ora deve lavorare sulla capacità propositiva, dal salario minimo in giù”. Non solo, il consigliere albese chiede che “come prima forza di opposizione, che si candida a non esserlo in eterno ma a diventare forza di governo, sulle grosse questioni dobbiamo fare delle proposte. Ne cito due: sulle riforme istituzionali dove non ci si può limitare a dire no, e sulla riforma fiscale” dove non basta il “no alla flat tax”.

I temi economici non sembrano il punto forte di Elly Schlein: “Se sta studiando economia ben venga, è fondamentale – ammette un altro consigliere regionale, Diego Sarno –. Deve avere la serenità di studiare, approfondire e capire come agire su alcuni temi che non sono immediatamente suoi, per esempio quelli dello sviluppo economico”. Anche perché “al momento non è interlocutrice del tessuto economico e produttivo del paese, e lo deve diventare”. Interlocutore naturale di Schlein in quanto proveniente dall’esperienza torinese di #OccupyPd, la cui appendice bolognese lanciò l’attuale segretaria, Sarno ha invece scelto di sostenere Bonaccini alle ultime primarie (“mi convinceva di più la sua proposta sulla gestione del partito”). Dopo la vittoria, le ha scritto un messaggio che suona profetico: “Le ho fatto gli auguri ma le ho detto oggi hai un compito più difficile, prima eri esclusa dal fare la sintesi, perché rappresentavi una porzione di quel partito e potevi forzare, ora no”. Certo Sarno, vicino ai movimenti antimafia donciottiani, è rimasto sorpreso dal silenzio di Schlein sul “pizzo di Stato” di Meloni: “Per sensibilità sarei intervenuto a gamba tesa”. Ma poi snocciola scusanti che però suonano poco apologetiche: la segretaria “deve formarsi a un luogo così importante” come la direzione di un partito che “se non è di massa, è almeno maggioritario”. E riconosce che “il primo vero banco di prova sarà il risultato di Regionali ed Europee dell'anno prossimo”. Di tempo per organizzare una rimonta che a oggi sembra improbabile il Pd ne ha davvero poco.

L’ex governatore Sergio Chiamparino non vuole “giudicare la persona” ma si concede una riflessione: “Ci sono problemi che affondano le radici in parecchi anni di politica del Pd. Se mi chiede se mi sembra che Schlein sia sulla strada giusta per risolverli, avrei qualche dubbio a dirlo, ma sarei altrettanto ingeneroso se dicessi che è tutto da rifare”. L'unico che non ha suggerimenti per Schlein è il capogruppo Raffaele Gallo, ecumenico, secondo cui “dobbiamo lavorare tutti insieme per rafforzare il Pd”. Schlein troverà “la sintesi”, è sicuro, senza però “abbandonare il riformismo, ma facendolo vivere nella proposta politica che è andata avanti”. E dovrà farlo “mediando con la mozione perdente a febbraio, che però esiste”. Tra riformismo, tasse e rapporto con le aziende, in Piemonte tutti sembrano augurarsi che le ripetizioni di economia per Schlein diano risultati al più presto.

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