Paternalismo statale

Leggendo qua e là abbiamo scoperto un indice che misura il paternalismo nei vari paesi europei con l’aggiunta della Turchia. L’indice si chiama Nanny State Index ed è redatto dall’Epi Center (European Policy Information Center) un centro studi indipendente formato dalla collaborazione di dieci centri studi di vari paesi, tra cui il nostrano Istituto Bruno Leoni. Queste organizzazioni si vantano di non prendere risorse dai contribuenti, ma solo da privati per evitare possibili conflitti di interesse.

Questo indice misura il paternalismo dei vari stati e viene calcolato considerando le legislazioni in materia di tabacco, sigarette elettroniche, alcool e cibo. Un indice più alto indica un paese con la legislazione più restrittiva. Non stupisce che al primo posto di questo indice troviamo la Turchia che essendo un paese islamico ha severe leggi in materia di alcool e fumo. Una volta tanto essere agli ultimi posti denota un maggior grado di libertà e al terzo ultimo posto troviamo l’Italia dopo Germania e Repubblica Ceca. Nonostante l’Italia abbia una burocrazia asfissiante in questo indice risulta piuttosto libera grazie a quasi nulle restrizioni in materie di cibo e di una legislazione ragionevole per tabacco, alcool e sigarette elettroniche. Considerato una tradizione gastronomica importante e l’attenzione quasi maniacale per il cibo è difficile pensare che in Italia possa esserci una legislazione restrittiva in maniera di cibo. Certamente tutti cascano mangiando alcuni cibi cosiddetti spazzatura, perché non sempre si ha una torta della nonna a portata di mano, ma è piuttosto chiaro a tutti cosa è sano e cosa no.

Questo indice ha il suo interesse perché mostra come gli stati si intromettono in tutti gli aspetti della vita quotidiana degli individui cercando di indirizzare in alcuni casi anche i consumi alimentari. Uno stato così invasivo è veramente troppo e sembra affermarsi la mentalità che ha generato il proibizionismo americano degli anni Venti, un esperimento che non pare abbia dati i frutti sperati. Un conto è proibire il fumo in un locale chiuso in presenza di altre persone e un conto voler tassare bibite gassate o merendine per insegnare come mangiare sano. Gli individui saranno anche capaci di badare a loro stessi? Siamo in un mondo in cui c’è una overdose di informazioni e non mi pare che sia difficile reperire informazioni su un corretto stile di vita. Alcune di queste proibizioni vengono giustificate con i costi che ricadono sul sistema sanitario. Come ci è capitato di dire in altre occasioni un sistema sanitario pubblico in qualche modo espone all’esproprio del proprio corpo, ma queste giustificazioni per tante proibizioni salutistiche sembrano eccessive. Meglio fare informazione che imporre divieti che alla fine possono rendere più allettante quello che si proibisce.

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