OBITUARY

Morto Napolitano, comunista british. Presidente dei 150 anni dell'Unità

A 98 anni è scomparso oggi il Capo dello Stato emerito. Per quasi dieci anni al Quirinale, padre dei miglioristi del Pci. Le antiche origini piemontesi e gli esordi con gli universitari fascisti. Quella volta a Torino per le celebrazioni dell'unificazione italiana

È scomparso a 98 anni, compiuti lo scorso 29 giugno, Giorgio Napolitano, per due mandati Presidente della Repubblica, carica ricoperta dal 2006 fino al 2015, alla vigilia del compimento dei 90 anni. Da quattro mesi era ricoverato nella clinica di Monteverde Vecchio e nelle ultime ore non era più collegato alle macchine che lo aiutavano nella respirazione. Napoletano di nascita con antiche origini piemontesi dalla parte della mamma Carolina Bobbio, mentre il papà Giovanni era un avvocato partenopeo d’ispirazione liberale, Napolitano aderì da giovane al Guf, il Gruppo universitario fascista durante gli anni degli studi di Giurisprudenza alla Federico II. Già nel 1944, però, entra in contatto con un gruppo di attivisti comunisti guidati da Mario Palermo che preparavano l’arrivo a Napoli di Palmiro Togliatti.

Inizia così la sua carriera nel Pci dove viene eletto deputato per la prima volta nel 1953 (e poi confermato ininterrottamente fino al 1996). Sulle orme di Giorgio Amendola si pone a capo della corrente cosiddetta migliorista del partito, quella riformista, che durante la prima repubblica predicava una svolta riformista, nel solco del socialismo europeo, da parte di Botteghe Oscure. Era la componente di destra, quella più propensa a dialogare con il Psi di Pietro Nenni, prima, e di Bettino Craxi dopo. Per i suoi tratti algidi ed eleganti, un tantino british, venne soprannominato “l’inglese”.

Negli anni 1970 svolge attività all'estero, tenendo conferenze negli istituti di politica internazionale nel Regno Unito, in Germania – dove contribuisce al confronto con la socialdemocrazia europea, in special modo con l’Ostpolitik di Willy Brandt – e, cosa all'epoca inusuale per un politico italiano, nelle università statunitensi: nel 1978 fu il primo dirigente del Partito Comunista Italiano a ricevere un visto per recarsi negli Stati Uniti d'America, dove terrà conferenze e importanti incontri ad Aspen, Colorado, e all’Università di Harvard. Anche per questo venne definito il ministro degli Esteri del Pci. A compimento del suo percorso condannerà l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica, riscattando il pieno sostegno manifestato nei confronti dei carri armati dell’Urss in Ungheria, oltre vent’anni prima. Fu il primo ministro dell’Interno comunista, e dallo scranno più alto del Viminale firmò la legge che porta il suo nome assieme a quello di Livia Turco. La norma, in materia di immigrazione, che introdusse i Centri di permanenza temporanea. 

Da Presidente della Repubblica presenziò nel 2011 alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia a Torino dove pronunciò un discorso in cui ricordò la figura di Cavour, valorizzandone i principi liberali. Al suo fianco i vertici istituzionali locali di quel tempo: l’allora sindaco Sergio Chiamparino, il governatore del Piemonte Roberto Cota e il presidente della Provincia Antonio Saitta. “Presidente ci difenda”. Napolitano, accompagnato dalla moglie, Clio, venne accolto da un boato della folla e da un lungo applauso all’arrivo al Teatro Regio di Torino dove ha inaugurato, la statua di Camillo Benso. Un’autentica ovazione lo accolse all’interno del teatro dove, tutti in piedi, venne applaudito per oltre tre minuti. “Sento il bisogno di richiamare la necessità stringente di coesione nazionale”, disse. Che “significa avere il senso della patria e della costituzione, della costituzione come quadro di principi e di regole per il nostro vivere comune. Coesione indispensabile per far fronte alle prove che ci attendono”. 

Qualche anno più tardi, il 24 gennaio del 2013 è tornato nel capoluogo piemontese per ricordare Gianni Agnelli, a dieci anni dalla scomparsa. Dopo la messa in Duomo con la famiglia e gran parte del gotha politico ed economico, il Capo dello Stato prese parte alla cerimonia ufficiale in Sala Rossa con il sindaco di allora Piero Fassino e l'erede John Elkann. “La mia presenza qui – disse nel suo discorso – ha voluto esprimere non solo una sentita partecipazione personale, nel ricordo di un rapporto di reciproca attenzione e stima che iniziò nel 1978, ma l’omaggio dell’istituzione da me rappresentata che fu da Giovanni Agnelli sempre grandemente rispettata”.

Raccontò anche un aneddoto sull’Avvocato: “Ci siamo visti qualche volta a casa sua a Roma insieme a Kissinger e Renato Ruggiero che poi diventò ministro degli Esteri. Era appena stato incaricato l’allora ambasciatore Ruggiero di curare le relazioni commerciali internazionali della Fiat. Agnelli lo presentava come un pugile: convinto che fosse capace di battersi bene nell’interesse della Fiat e del Paese”. Un rapporto, quello con Agnelli, che ebbe inizio “nel 1978, diciamo casualmente o spontaneamente, a New York perché ero in America per un giro di conferenze in università e fui accompagnato da un comune amico, cioè da Furio Colombo che era allora presidente della Fiat Stati Uniti, in casa dell’Avvocato che mi voleva conoscere”. “E poi – concluse – cominciò da allora un seguito di incontri”.

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