EDILIZIA SANITARIA

Ospedale "dei Dogliani" ai raggi X.
Se tutto ok gara dopo le regionali 

All'esame degli advisor il progetto rivisto dal gruppo di Alba per il polo sanitario di Cuneo. I costi stimati in 410 milioni potrebbero aumentare. La strana storia dello studio finanziata dalla fondazione di cui è socio il fondatore della holding. Accelerazione sulla road map

Una quantità enorme di gigabyte, tanto da aver creato problemi di ricezione al sistema informatico della Regione, declinando pure sul fonte digitale i ritardi lungo il percorso verso la costruzione del nuovo ospedale di Cuneo. Migliaia di pagine, oltre centocinquanta allegati, cifre, tabelle, prospetti, insomma un progetto che se non è stato rivisto da capo a piedi poco ci manca, quello arrivato venerdì scorso poco prima dello scoccare della mezzanotte e, quindi, dello scadere del termine già prorogato di alcuni giorni esaudendo la richiesta della Inc Spa, impresa del Gruppo Dogliani, che nel giugno dello scorso anno aveva avanzato la proposta di realizzare la nuova struttura ospedaliera con il sistema del partenariato pubblico-privato. 

Da quel giorno, per circa un anno, molto si è discusso, poco si è fatto. L’attesa della dirimente dichiarazione di pubblico interesse del progetto non arriva, l’allora direttore generale dell’Aso Santa Croce e CarleElide Azzan ingaggia un braccio di ferro con l’assessore regionale Luigi Icardi che sfocia in una rottura con la manager che la scorsa primavera si dimette. Al suo posto la Regione nomina, nel ruolo di commissario, Livio Tranchida. Le cose prendono a sbloccarsi, ma il cammino resta ancora lungo tanto che mentre sta incominciando l’esame del progetto rivisto, come richiesto dall’Aso e dalla Regione, e con esso il relativo piano finanziario, nella migliore delle ipotesi con tutti i numerosi futuri passaggi senza intoppi e una rapidità che oggi nessuno può garantire, la gara per l’affidamento dell’appalto non potrà essere bandita che nella seconda metà del 2024, quando il Piemonte avrà un suo nuovo governo uscito dal voto di giugno. E anche quello sarà ancora uno dei passaggi, non certo l’ultimo, a precedere la posa della prima pietra della struttura sanitaria per la quale, ancora lo scorso febbraio, Icardi e il governatore Alberto Cirio indicavano il 2028 come data di completamento.

Data ipotetica, come peraltro tutto il resto a partire proprio dall’esito che potrà avere l’analisi e la valutazione degli aggiornamenti e delle modifiche apportate dall’impresa al progetto originale che aveva suscitato una serie di osservazioni da parte di più di un ente. Il poderoso dossier è già a disposizione dell’advisor per la parte economica finanziaria, ovvero l’Università Bocconi di Milano e per la parte clinico-gestionale l’Ausl Emilia-Romagna, così come del gruppo di lavoro interno all’Aso di Cuneo. Per tutti la dead line è fissata a fine dicembre, poi le valutazioni saranno trasmesse presumibilmente entro le prime settimane di gennaio alla Regione cui spetta pronunciare un parere vincolante sul progetto. Si tratterà, ancora, solo di un passaggio pur importante, ma non definitivo su una vicenda che partita meno di due anni fa ha già visto più di una svolta inattesa e che pure sulla sua genesi ha fornito argomenti di discussioni, diversi pareri e pure alcune perplessità.

Non c’è solo il cambio di linea rispetto a quella iniziale che vedeva l’Inail come soggetto cui rivolgersi per costruire il nuovo ospedale. C’è, solo per citarne uno degli aspetti che fanno a contorno alla già travagliata storia del futuro ospedale, ma che potrebbero essere anche sostanza, anche quell’affidamento a una società di consulenza, la Agm Project Consulting, dello studio sul dimensionamento clinico gestionale del futuro ospedale di Cuneo. Ben prima della proposta del Gruppo Dogliani, lo studio venne commissionato non già dalla Fondazione Nuovo Ospedale di Cuneo, allora presieduta dall’ex direttore regionale della Sanità Fulvio Moirano (poi giubilato, si dice senza conseguente contrizione da parte di Azzan), bensì dalla Fondazione per l’ospedale di Alba e Bra di cui sono soci (e fattivi sostenitori) numerosi imprenditori tra i quali anche Matterino Dogliani, fondatore e presidente del Gruppo Fininc. Non pochi, all’epoca, si chiesero la ragione di questa “anomalia” e non è affatto detto che qualche interrogativo permanga in Palazzi, altri rispetto a quelli della politica e della finanza locale.

Il 27 gennaio 2022 presentando lo studio realizzato dalla società di consulenza guidata da Claudio Aruta, Icardi spiegò che si stava compiendo “un passo decisivo per la realizzazione delle due opere. Contrariamente a quanto avveniva in passato, quando si costruivano gli ospedali e poi si decideva cosa metterci dentro, abbiamo seguito il percorso inverso”. All’epoca la soluzione sul tavolo era anxcora quella dell’Inail, meno di sei mesi più tardi sarebbe arrivata la proposta del Gruppo Dogliani, rimasta nel limbo per oltre un anno. E quando, con l’arrivo di Tranchida, il lavoro riprende ecco che emerge una serie di osservazioni, le stesse che porteranno a chiedere alla Inc una rivisitazione del progetto. Modifiche che, ad oggi, nessuno può dire se soddisferanno o meno le richieste, se sarà necessario produrne ulteriori e se, nei vari passaggi che ancora attendono la proposta di partenariato compresa la conferenza dei servizi su temi come quello paesaggistico e idrogeologico, la road map tracciata potrà essere breve come auspicato e, soprattutto, destinata al via libera al partenariato stesso. In quel caso sarà necessario predisporre la gara, concedendo ad altri la possibilità di fare offerte sullo stesso progetto col diritto di prelazione per la società che lo ha presentato, che se tutto filerà liscio come l’olio non arriverà prima della seconda metà dell’anno prossimo.

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