VERSO IL 2024

Cirio con Meloni ad Asti. Parte il Palio delle regionali

La visita della premier giovedì per la firma dell’accordo Governo-Regione. Attesa per il possibile annuncio ufficiale della ricandidatura del governatore. La città preferita a Torino (anche) per evitare possibili contestazioni. Elly e Giorgia alle europee?

Lunga e pure un po’ snervante come quella della partenza del Palio, l’attesa dell’investitura ufficiale a (ri)candidato alla presidenza della Regione di Alberto Cirio, chissà non trovi proprio ad Asti il mossiere Giorgia Meloni che, finalmente, abbassa il canape e libera quello che nel vecchio vocabolario della politica si sarebbe detto il cavallo di razza.

Sono, ormai, mesi che decisione di puntare nuovamente sul governatore uscente è cosa fatta per il centrodestra che se ancora vive qualche travaglio per altre Regioni chiamate al voto il prossimo anno ha proprio in Cirio, così come nel presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio, una certezza. Tutti lo sanno, tutti lo danno motivatamente per scontato, ma ancora manca quel sigillo più formale che sostanziale. E così, mentre dirigenti ed elettori di centrodestra aspettano l’annuncio della Meloni come il tifoso cantato dall’astigiano Paolo Conte aspettava Bartali scalpitando sui suoi sandali, ecco che l’arrivo della premier, nel pomeriggio di giovedì prossimo, in Piemonte alimenta nuove e più concrete speranze.  

L’occasione è la firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione, che tradotto in soldoni fa qualcosa come 800 milioni spalmati a ritroso dal 2021 e in futuro fino al 2027 per sanità, infrastrutture, turismo, scuola e commercio. Anche queste risorse, come la scelta della ricandidatura di Cirio, sono cosa nota da tempo, ma il rito della firma officiato con abbondante aspersione di propaganda e già celebrato pochi giorni fa in Lazio è parte della liturgia di ogni presidente del consiglio (prima di Meloni in Piemonte per analoga iniziativa, arrivò Matteo Renzi quand’era a Palazzo Chigi) e dunque non sorprende.

Stupisce, semmai, un po’ la scelta della città dove accogliere la premier. “Perché Asti è bellissima, addobbata a festa e col mercatino di Natale”, spiega Cirio ponendo l’accento sulla scelta di non restringere solo a Torino la sede di eventi istituzionali di questa portata. Dietro la decisione a favore dell’Alfieri senza necessità per il governatore di ripeterne la celebre frase, parrebbero esserci anche altri motivi a partire dalla “tranquillità” offerta da Asti rispetto a Torino dove possibili tensioni e contestazioni, come quelle in occasione del Festival delle Regioni, nei confronti del presidente del consiglio si sarebbero potute ripetere. Un’alternativa cuneese con il capoluogo della Granda ad ospitare Meloni, secondo fonti interne al centrodestra e vicine al grattacielo, per contro avrebbe potuto amplificare eccessivamente la presenza della loro leader a vantaggio di Fratelli d’Italia, assai attivi e rappresentati da quelle parti. Una sede più tranquilla e “comoda per tutti i sindaci della regione – come spiega Cirio – che saranno invitati”, dunque quella della città governata da Maurizio Rasero, uno dei non molti sindaci di Forza Italia in Piemonte, ma soprattutto capoluogo della provincia di Marco Gabusi, assessore regionale azzurro, regista dell’organizzazione dell’evento con la premier e, non a ultimo, da sempre il componente dell’esecutivo più vicino al governatore. Nella scelta astigiana anche un non poi così subliminale messaggio sull’importanza e sul ruolo di Gabusi nella futura giunta Cirio e, ancor prima, forse anche nella lista civica del presidente? 

Comunque sia, non mancano certo motivi per concentrare da parte della politica e in particolare del centrodestra sulla visita della Meloni. All’attesa per un possibile, ma non si sa quanto probabile, annuncio ufficiale della candidatura di Cirio si unisce pure quella forse assai più improbabile sulle intenzioni della leader i FdI circa una sua candidatura alle europee. L’ipotesi è sul tavolo, ma resta ad oggi una delle carte più coperte nella partita con la sinistra e, in particolare con la segretaria del Pd Elly Schlein. Non si ricordano presidenti del consiglio in carica che si siano candidati in Europa e già questo potrebbe far propendere per un prosieguo su questa strada anche da parte di Meloni, di cui si racconta una accorta attenzione a non forzare, con l’eventuale discesa sul campo europeo, il rapporto con gli alleati che facilmente verrebbero ulteriormente penalizzati con una candidatura del genere. Per contro, c’è la tattica rispetto a Schlein, la quale ancora non ha deciso se e dove candidarsi agitando non poco il fronte femminile allarmato da una presenza plurima della segretaria nelle circoscrizioni in cui è diviso il Paese.

Davvero difficile possa arrivare una risposta o, quantomeno, un segnale su questo fronte dalla premier nella sua visita astigiana. Assai più facile l’ennesima pre-incoronazione di Cirio a ricandidato, nell’attesa di un probabile rito ufficiale alla presenza degli altri due leader del centrodestra Antonio Tajani e Matteo Salvini. L’unica cosa certa è che, sempre citando Conte (quello famoso, di Asti) con la premier non sarà un pomeriggio, ne troppo lungo, né troppo azzurro.   

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