LA SACRA FAMIGLIA

Tra House of cards e Succession, trema l'impero Agnelli-Elkann

Documenti incompleti, registrazioni mai fatte, scritture solo private e doppioni all'estero. E firme a dir poco dubbie. Tutto ruota attorno alla Dicembre, la cassaforte della Famiglia, e ai suo vari passaggi negli anni per assicurare lo scettro al rampollo Jaki

Un castello di carte. Nella guerra per l’eredità scatenata da Margherita Agnelli, l’inchiesta su una presunta evasione, ovvero il mancato pagamento delle tasse sul vitalizio di Marella Caracciolo, la moglie dell’Avvocato, mina le fondamenta l’impero guidato oggi da John Elkann, che potrebbe poggiare su atti clamorosamente falsi e quindi illegittimi.

Tutto ruota attorno alla Dicembre, una società semplice che controlla dall’alto l’intera galassia degli Agnelli (Exor, Stellantis, Ferrari, Iveco, Gedi): una scatola ideata per il mondo agricolo e che offre numerosi vantaggi, come la possibilità di non versare le imposte di successione per il patrimonio che ha in pancia e, soprattutto, di rimanere segreta. In particolare, sotto la lente dei pm ci sono i documenti relativi alla cessione da parte di Donna Marella del 41,29% delle quote al nipote Jaki, formalmente avvenuta nel 2004, che presentano “evidenti anomalie”, a partire dalla veridicità delle firme apposte.

Fondata il 15 dicembre 1984 con atto a rogito del notaio Ettore Morone (Rep. 41941/5079), la sua esistenza sarebbe stata ufficializzata alla Camera di commercio di Torino solo nel 2012. Il capitale sociale di poco meno di cento milioni di lire (esattamente 99.980.000) è ripartito tra Giovanni Agnelli (99.967.000), la moglie Marella (10mila lire), e con mille lire ciascuno il fratello Umberto, Gianluigi Gabetti e Cesare Romiti. In quegli anni, nella più totale riservatezza, non avendo obbligo di iscrizione né al Tribunale né alla Camera di commercio, avvengono numerosi passaggi: il 13 giugno 1989 ad esempio Umberto Agnelli cede la sua partecipazione a Franzo Grande Stevens, mentre sua figlia Cristina, all’epoca coniugata con Andrea Gandini (socio dello studio paterno) rileva quella dell’allora ad Fiat Romiti. Nell’aprile 1996 la svolta: il capitale viene portato a oltre 20 miliardi di lire, con Gianni e Marella Agnelli entrano con la medesima quota di 5 miliardi la figlia Margherita (Margaret Agnelli in De Pahlen) e il nipote John Philip Elkann. Ai due grandi vecchi della corte agnellesca, Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Steven, alla figlia di quest’ultimo, Cristina, si unisce con una partecipazione simbolica di mille lire il commercialista Cesare Ferrero, che diventerà successivamente presidente della Juventus e oggi indagato per reati fiscali. Con scrittura privata, sempre autenticata dal notaio Morone nello stesso giorno la Dicembre la sede si sposta di qualche numero civico: dal 2 di via Del Carmine, dove ci sono gli uffici dello studio Grande Steven, al numero 16 presso la Simon Fiduciaria, con Gabriel Fiduciaria e la Sofegi Fiduciaria una delle tre società riconducibili all’avvocato dell’Avvocato. Da questo momento in poi è tutto un susseguirsi di modifiche di accrdi e patti sociali sempre avvenute sotto forma di scritture private, mai rese pubbliche nonostante, nel frattempo, la normativa ne prevedesse l’obbligo. Così è stato stabilito che in caso di morte o impedimento di Giovanni Agnelli l’amministrazione della società spettasse a John Elkann, nello stesso modo sono avvenuti gli aumenti di capitale nel 2003 e, soprattutto, la cessione della partecipazione di Margherita alla madre Marella il 5 aprile 2004 e da questa al nipote John il successivo 19 maggio.

Le “anomalie” sono molteplici e notevoli: nelle scritture italiane non è indicato il luogo di sottoscrizione, mentre esistono altre carte relative alla stessa cessione nella medesima data autenticate da un notaio di Ginevra, Etienne Jeandin. Il Tribunale di Torino, il 7 luglio 2022, avrebbe imposto di cancellare l’atto della cessione delle quote della Dicembre dal registro perché risultava “privo dei requisiti formali”. Ma appena una settimana dopo il documento sarebbe stato ripresentato alla Camera di commercio. L’atto, o meglio, gli atti, uno per ogni nipote, John, Lapo e Ginevra, è una «fotocopia conforme all’originale», che a sua volta contiene una postilla con l’autenticità della scrittura fatta da un altro notaio, collega di studio di Jeandin, ma redatta nel 2022. I pm torinesi, nel decreto di perquisizione che ha portato a frugare in case e uffici dei due indagati italiani (John e il commercialista Ferrero) e negli studi di notai e società fiduciarie, si parla di “evidenti anomalie, anche di carattere documentale, che hanno interessato l’aggiornamento della compagine sociale della Dicembre società semplice (cassaforte della famiglia Agnelli), avvenuta a distanza di anni e in maniera irregolare, mediante: o declaratoria del giugno 2021 contenente scrittura privata non autenticata del 19 maggio 2004, con cui Marella Caracciolo avrebbe ceduto ai fratelli Elkann (John, Lapo e Ginevra) la nuda proprietà delle quote della Dicembre, riservandosi il diritto di usufrutto; o pagamento delle quote apparentemente effettuato mediante disposizioni fiduciari (Gabriel fiduciaria srl) e conti bancari esteri (Pictet & Cie di Ginevra) - e, allo stato, non documentato”. Per l’1,29 delle quote del Dicembre, che in quel momento aveva un capitale sociale da 103 milioni di euro, John avrebbe versato alla nonna 2,5 milioni; Lapo e Ginevra 39,2 milioni a testa, tramite la Gabriel Fiduciaria di Torino, per il restante 40 per cento, da spartirsi in due. I magistrati parlano anche di “assenza totale di documenti originali posti alla base della vicenda ereditaria, sin dalla successione del senatore Agnelli” e di “natura ragionevolmente apocrifa delle firme riconducibili a Marella Caracciolo”.

Le firme lasciano più che perplessi, non solo per la grafia ma risultano notevolmente differenti in atti sottoscritti nella stessa giornata e persino in luoghi diversi. I lettori dello Spiffero possono farsene un’idea dalle parti estrapolate dalla documentazione in nostro possesso.

Ora che queste “evidenti anomalie” possano rimettere in discussione volontà testamentarie, modificare gli assetti ereditari, alterare la distribuzione di un patrimonio immenso (si parla di oltre tre miliardi di euro) e, in ultimo, far crollare l’intero impero è tutto da dimostrare e viene fermamente negato dalla difesa. Certo, a traballare è il mattone principale delle fondamenta, quello su cui si regge tutto il complesso reticolo di società della galassia Agnelli-Elkann.

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