PALAZZI ROMANI

L'hanno mandato a quel paese. Salvini bocciato sulle Regioni

Al Senato non passa l'emendamento per consentire tre legislature ai governatori. Si sono espressi contro la proposta di modifica leghista, Fratelli d'Italia e Forza Italia sostenuti da Pd, M5s, Avs. Maggioranza spaccata, l'opposizione perde un'occasione d'oro

È stato respinto l’emendamento della Lega al dl Elezioni sul terzo mandato per i governatori delle Regioni. In commissione Affari costituzionali, dove il provvedimento è all’esame, si sono espressi contro la proposta di modifica leghista, Fratelli d’Italia e Forza Italia sostenuti da Pd, M5s, Avs. A sostegno della Lega ha votato Italia viva. Azione non ha partecipato al voto. In tutto ci sono stati 4 voti favorevoli, 16 contrari, un’astensione e un non ha partecipato. La commissione prosegue con il voto degli emendamenti. Il provvedimento riguardava i grandi Comuni, quelli con più di 15mila abitanti.

Il Pd dopo tanto travaglio interno ha deciso così di dare una mano alla Meloni. Evitando di inserirsi nelle contraddizioni interne al centrodestra, va a rimorchio del Movimento 5 Stelle. Come sintetizza il capogruppo renziano al Senato Enrico Borghi “il saldo di una giornata che avrebbe potuto essere di sconfitta totale della Premier, diventa una sciarada nella quale la Meloni schiaffeggia Salvini, Salvini a sua volta tumula politicamente Zaia sfiduciato dalla destra, Conte – siamo alle solite – corre in soccorso alla Presidente del Consiglio, ed Elly Schlein manda a fondo Vincenzo De Luca, Stefano Bonaccini e il presidente dell’Anci Antonio Decaro, lanciando un evidente messaggio in bottiglia ai riformisti interni, che si apprestano a fare la fine dei dieci piccoli indiani di Agatha Christie”.

In mattinata la Lega aveva ritirato l’emendamento al decreto elezioni che chiedeva il terzo mandato per i sindaci delle grandi città. “Nonostante il voto contrario della commissione Affari costituzionali in Senato sull’emendamento per il terzo mandato dei governatori di Regione per noi la partita non è chiusa”. Così in una nota il senatore veneto della Lega Paolo Tosato, vicepresidente della commissione Affari costituzionali. “Continuiamo a ritenere che la scelta o la bocciatura di un rappresentante del popolo, a ogni livello, debba passare dal voto dei cittadini e non da una decisione dei partiti. Noi ci fidiamo dell’unico giudizio che conta in democrazia: il voto popolare. In particolare, in Veneto, siamo convinti che anche gli elettori di Fratelli d’Italia e Forza Italia siano con noi”.

“Non posso che ribadire che sarebbe stato meglio ritirare l’emendamento, perché il tema è molto difficile, molto complesso, secondo noi meritava un contesto più ordinato in cui fare la discussione”. Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, lo dice alla fine della riunione della commissione Affari costituzionali del Senato che ha bocciato il Terzo mandato per i presidenti di Regione. Il “contesto più ordinato in cui fare la discussione” cui fa riferimento l’esponente meloniano del governo avrebbe potuto essere ad esempio “il Testo unico sugli enti locali”, spiega. “Prendiamo atto della scelta, i colleghi della Lega hanno voluto portarlo al voto e la maggioranza si è espressa”, conclude. Partita chiusa? “Il Parlamento può sempre decidere di riaprire la discussione. Certo è che il voto, il dato politico, è piuttosto netto”, ha spiegato Ciriani. “Avevo chiesto il ritiro dell’emendamento perché se ne sarebbe potuto discutere con un più calma, in maniera anche più approfondita e c’era la disponibilità da parte di tutti. L’accelerazione ha portato a questo risultato. Il Parlamento è sovrano ma la scelta è piuttosto netta”, ha ribadito.

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