SANITÀ MALATA

Le liste d'attesa non si accorciano. Sempre più visite a pagamento

Nonostante l'incremento, il fondo sanitario è più "povero" rispetto a quello di Germania e Francia. Ancora non si vedono i risultati per ridurre i tempi per consulti ed esami. Ai privati il 21% rispetto all'8,9% francese e l'11% tedesco - La RELAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI

Un fondo sanitario che è tornato ad aumentare, ma è ancora lontano dalle risorse messe in campo dalle altre principali nazioni europee. Liste d’attesa ancora troppo lunghe e un notevole incremento del ricorso al privato con una spesa decisamente superiore a quella sostenuta dai cittadini del resto dell’Europa. È il quadro, con qualche luce e molte ombre, della sanità italiana che emerge dalla relazione della Corte dei Conti al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali.

Sono dati che rappresentano una situazione per molti versi già nota, ma che rimarcano debolezze e ritardi di un sistema sanitario che, pur con alcune differenze tra ciascuna regione, mostra tutti i suoi limiti. Se il terreno da recuperare rispetto a molti Paesi europei sulla percentuale di Pil assegnata alla Sanità è molto, crescenti sono le preoccupazioni manifestate proprio dalle Regioni, tra cui il Piemonte, rispetto al rischio di una diminuzione di questa quota nei prossimi anni.

Leggi qui la relazione della Corte dei conti

A impattare nella maniera più pesante sui cittadini e sulla loro salute restano ancora i tempi, troppo lunghi, per ricevere prestazioni erogate dal sistema sanitario. A questo tema la relazione della giustizia contabile dedica un intero capitolo. “La difficoltà del recupero dei ritardi dovuti all’emergenza pandemica è dovuta alla cronica carenza di personale sanitario cui le Regioni hanno tentato di ovviare con varie modalità. In alcuni casi, inoltre, i fondi impegnati per il recupero non sono stati completamente spesi”, scrive la Corte dei Conti che a proposito del Piemonte osserva come “sono stati riscontrati buoni risultati” e sottolinea il fatto che “per il raggiungimento delle finalità previste dal piano straordinario per il recupero della liste d’attesa la Regione ha coinvolto le strutture private accreditate”.

In base ai dati forniti dalla stessa Regione, la relazione attesta che “risultano recuperati il 92% dei ricoveri programmati, con il miglior risultato a livello nazionale, il 100% degli inviti agli screening e l’80% delle prestazioni ambulatoriali con una percentuale inferiore rispetto alla media nazionale”. Nella relazione, tuttavia, viene evidenziato che “le percentuali di recupero si riducono notevolmente al ridursi della classe di priorità o di complessità delle prestazioni, così come aumenta il tempo medio di attesa”.

Insomma, di lavoro da fare ce n’è ancora, eccome. E le continue segnalazioni, con relative conferme, di tempi che arrivano a parecchi mesi se non addirittura a un anno, confermano quale sia la reale situazione, al di là delle cifre. Lo stesso notevole e costante aumento delle prestazioni fornite dai medici in regime di intramoenia, ovvero a pagamento, dovrebbe indurre i vertici regionali a una verifica attenta corroborata da dati certi sulla percentuale di visite o esami diagnostici fatti dallo stesso medico ospedaliero in regime pubblico e privatamente. Altro aspetto che lascia presumere come tutto non sia stato ancora analizzato a fondo riguarda le autorizzazioni concesse a piene mani dai vertici delle Asl ai medici perché possano svolgere l’attività in intramoenia fuori dalle strutture pubbliche, anche quando in queste ci sono spazi e dotazioni necessarie.

È, quindi, in buona parte un privato “fornito” dal pubblico quello cui i pazienti si rivolgono sempre e più spesso per evitare attese lunghissime. E proprio l’accresciuto ricorso al portafoglio personale per pagare prestazioni che sono dovute dal servizio pubblico è un altro aspetto preso in considerazione dalla Corte dei Conti. “Nel 2022, in Italia la spesa diretta a carico delle famiglie è stata il 21,4% di quella totale, pari ad un valore pro capite di 624,7 euro, in crescita del 2,10% rispetto al 2019, con ampi divari tra Nord (che spende mediamente di più) e Sud”, osserva la magistratura contabile che aggiunge: “Confronto questa spesa  con quella dei maggiori Paesi europei, a fronte del 21,4% di quella italiana, corrispondente, a parità di potere d’acquisto, a 920 dollari pro capite, l’out of pocket in Francia raggiunge appena l’8,9% del valore totale, corrispondente, per il 2021, 544 dollari pro capite, l’11% in Germania pari a 882 dollari pro capite”.

print_icon