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Comuni virtuosi, ma con i conti all'osso. Anci al Governo: "Niente tagli nel Def"

Gli enti locali non incidono in negativo sulla finanza pubblica, ma temono gli effetti del nuovo Patto di stabilità. Rivendicano le buone performance sugli investimenti, mentre il problema resta la spesa corrente. L'avvertimento di Canelli in commissione parlamentare

Comuni virtuosi capaci di non contribuire, da oltre un decennio, al peggioramento della finanza pubblica, ma anche per questo preoccupati di vedersi caricare il peso del prossimo patto di stabilità che finirebbe per avere gravi conseguenze sui servizi e sulle tasche dei cittadini. È, al contempo, una rivendicazione del buon operato e un avvertimento al Governo quello che arriva dall’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, in occasione dell’attività preliminare alla discussione in Parlamento del Def, il Documento di economia e finanza per il 2024. “La crescita delle spese comunali è al di sotto della crescita nominale del prodotto interno lordo, inoltre gli enti locali hanno dimostrato una straordinaria capacità, di investimento”, ha spiegato dinanzi alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, Alessandro Canelli, sindaco di Novara, in veste di responsabile finanza locale di Anci.

Un quadro, quello offerto al parlamento che come ribadisce Canelli nel colloquio con lo Spiffero, “ci dice come il peso dei Comuni sulla spesa complessiva del Paese sta diminuendo, passano dall’8 al 6,5 per cento. Un dato certamente positivo che si fa dire che non siamo noi il problema, ma anzi proprio gli enti locali hanno fatto registrare negli ultimi anni un fortissimo incremento degli investimenti. E anche questo – sostiene Canelli – significa che i Comuni sono capaci di spendere bene le risorse”. Forte però è la preoccupazione di fronte a ciò che potrebbe essere deciso e arrivare con il nuovo patto di stabilità siglato con l’Unione Europea. Ma ancor prima, “dobbiamo considerare che l’inflazione ha fatto crescere i costi per i servizi sostenuti dai Comuni e inevitabilmente parte di questi maggiori costi ricade sui cittadini. Così come, giustamente, è aumentato il costo del lavoro con il rinnovo dei contratti collettivi e anche questi aggravi, insieme a quelli per l’energia, ricadono sulle casse comunali e di conseguenza in parte, attraverso le imposte, sugli abitanti”. 

È in uno scenario del genere che dall’Anci suonano campanelli d’allarme rivolti al Governo. “Il primo riguarda, appunto, il nuovo patto di stabilità e siccome i Comuni non rappresentano il problema per la finanza pubblica del Paese, occorre evitare che il patto possa avere effetti restrittivi su questi enti. Una stretta finanziaria con nuovi tagli – sostiene il responsabile finanza locale di Anci – s'innesterebbe in un ulteriore percorso di avanzamento dei target perequativi sul fondo di solidarietà comunali e questo sposterà risorse dai Comuni con capacità fiscali maggiori ai Comuni con quelle minori per circa 650 milioni di euro”. In sostanza “si andrà a impoverire fortemente tantissimi Comuni”.

Canelli, inoltre, ribadisce che “l’Italia ha un assetto della finanza pubblica locale non in grado di sopportare ulteriori tagli e una stagione di ristrettezze inciderebbe negativamente sui servizi per i cittadini. Comuni e Città Metropolitane. "I Comuni e le città metropolitane hanno necessità di politiche espansive e di rafforzamento della propria fiscalità e non dispongono di margini disponibili per manovre restrittive. Dal punto di vista della parte corrente – avverte Canelli – siamo già all'osso".

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