FINANZA & POTERI

Crt, Giorgetti aspetta le carte "poi decido". Poggi in pole (ma non da commissario)

Il Collegio dei revisori ha bisogno di un po' più di tempo per preparare il dossier chiesto dal Mef. Le tre opzioni del ministro illustrate a Cirio e Lo Russo. La giurista tiene in sospeso il suo incarico all'Università in attesa della decisione

“Finché non vedo le carte non decido”. Il rinvio chiesto dal collegio dei revisori della Fondazione Crt, per mettere insieme il dossier chiesto dal Ministero dell’Economia, in qualità di Autorità di vigilanza, si tradurrà in uno slittamento dei termini iniziali di 10 giorni. Qualche giorno in più necessari per comporre il quadro in maniera precisa e avvalorato dalla documentazione. La decisione se commissariare o meno non è di quelle che si possono prendere a cuor leggero, come dimostra l’unico precedente nella trentennale vita delle fondazioni ex bancarie. C’è una questione tecnica – perché innanzitutto il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti vuole capire se ci sono effettivamente gli elementi giuridici per un azzeramento delle cariche (in particolare del cda) e la nomina di un commissario – e anche politica, dal momento che pur trattandosi di una decisione che compete solo a lui, avrebbe lasciato intendere di non volersi muovere senza condividere le proprie scelte con i vertici istituzionali locali, e cioè Alberto Cirio e Stefano Lo Russo.

A oggi sono tre gli scenari di fronte al ministro. 1) Sono state commesse irregolarità tali da pregiudicare la regolare funzionalità dell'ente. E allora in questo caso il commissariamento è un obbligo. 2) Siamo di fronte a una situazione complessa, sono state commesse delle leggerezze o non rispettate tutte le norme e procedure statutarie, ma soprattutto la situazione è talmente incancrenita al punto da pregiudicare lo svolgimento ordinato dell'attività della fondazione e allora il commissariamento è una facoltà del ministro, che può valutare assieme a sindaco e governatore. 3) Possono esserci state delle operazioni esteticamente non eleganti, qualche forzatura, contrasti anche accesi, ma nulla di irregolare, illegittimo o illegale e allora la vita della fondazione può proseguire senza interventi esterni. Una decisione va presa entro il 21 maggio.

Si cammina sul filo, ci si muove in punta di diritto per evitare passi falsi. Dopo l’addio di Fabrizio Palenzona la Fondazione Crt è rimasta sospesa in un limbo, retta da un cda che anche agli occhi della città ha perso prestigio e reputazione. Ed è proprio questo sfondo a rendere ancor più surreali le mosse di chi nel board, come se niente fosse, continua a interpellare i consiglieri di indirizzo per sondare il nome di Tizio, perorare la causa di Caio, sottoscrivere la candidatura di Sempronio. L’ennesimo ribaltone come nulla fosse, come se i vertici istituzionali non avessero puntato proprio su via XX Settembre (quartier generale della Crt) i propri riflettori. E come se queste manovre non fossero esattamente ciò che intendono impedire, con l’obiettivo di evitare un’altra campagna elettorale, cercando piuttosto un presidente che sia il più condiviso e trasversale possibile. E comunque, lasciano trapelare le istituzioni, si sta lavorando al nome del presidente, svincolato a quello del segretario generale. Tradotto: il successore di Andrea Varese non è parte di un pacchetto ma sarà selezionato a parte. Cade quindi ogni ipotesi di prelazione per quel ruolo di chi magari in passato si era proposto nella fondazione cugina, la Compagnia di San Paolo, ai tempi in cui qualche papabile sedeva nel cda. Ogni riferimento a Paolo Bertolino sponsorizzato proprio dalla Poggi quando ingaggiò un estenuante braccio di ferro con Francesco Profumo è puramente voluto.

E qui veniamo ai nomi. Quello di Anna Maria Poggi resta il più accreditato per la successione di Palenzona. Lo dimostra anche il fatto che ieri, il decano del Dipartimento di Giurisprudenza Giuseppe Monateri ha sconvocato l’assemblea che avrebbe dovuto incoronarla direttrice il prossimo 9 maggio. Annullata l’assemblea e riaperti i termini delle candidature, ufficialmente “in virtù delle molte assenze già pervenute agli uffici”. È evidente, invece, che il Dipartimento intende aspettare che si concluda la partita in Crt per sapere se la Poggi sarà ancora disponibile per quell’incarico tanto voluto fino a qualche settimana fa e che ora rischia di trasformarsi in un posto di rincalzo. Vicina agli ambienti di Comunione e liberazione, ascrivibile agamente al centrosinistra, con cui pure si sono registrate delle affinità in questi anni, Poggi ha sempre mostrato una certa dose di indipendenza anche di fronte a questioni divisive come durante il referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi e da lei sostenuto con vigore nonostante le perplessità di tanti (rumorosi) giuristi del suo dipartimento. E non stupisce che il suo nome figuri anche tra i relatori del dibattito in programma mercoledì 8 maggio a Montecitorio, introdotto dai presidenti di Camera e Senato, cui partecipano tra gli altri anche Angelino Alfano, Margherita Boniver, Luciano Violante e Francesco Clementi prima delle conclusioni di Giorgia Meloni.

Una strada che appare più accidentata, per quanto sia quella da lei caldeggiata, è la sua nomina a commissario. Proprio dal Mef in queste ore hanno fatto notare che sarebbe quantomeno inusuale la nomina a commissario di un consigliere d’indirizzo appena eletto, a quel punto la scelta migliore sarebbe individuare una persona totalmente avulsa dalle camarille locali. Ed è per questo che Marcello Sala, direttore generale del Tesoro, avrebbe già sondato in via informale alcune illustri profili tra professionisti e docenti che negli anni si sono occupati di fondazioni e sistema bancario, tra i quali spicca il nome dell’economista Francesco Perrini, uno degli accademici più in vista della Bocconi.

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