LA SACRA RUOTA

L'auto tra Salone e Salvini: "Ci giochiamo il futuro"

Mentre la produzione a Mirafiori è al lumicino, Torino celebra la rassegna simbolo dell'ex capitale europea delle quattro ruote. Il ministro di nuovo contro gli incentivi all'elettrico "di cui gode la Cina". Cirio: "Transizione va fatta gradualmente"

Quando Torino era la capitale dell’auto il Salone ne celebrava i fasti. Finita l’era delle bronzine il nuovo “format” della manifestazione – che solo idealmente ricorda il passato – segna anche simbolicamente il passaggio epocale di quella che resta, nonostante tutto, la principale industria del Paese. E così, nella cornice della stazione di Porta Susa, alla presentazione della rassegna che si terrà dal 13 al 15 settembre prossimi, il tema del futuro delle quattroruote è stato al centro degli interventi delle istituzioni presenti, dal ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini, al sindaco Stefano Lo Russo e al governatore del Piemonte Alberto Cirio.

Quello dell’auto è uno dei “nodi cruciali dal punto vista pragmatico e simbolico. È la linea del Piave dei prossimi anni”, ha sottolineato Salvini. “La filiera è uno dei nostri capisaldi. Negli ultimi mesi sta riaffiorando un po’ più di logica e meno ideologia, altrimenti fra 4 e 5 anni il Salone parlerebbe in altre lingue, con altri caratteri grafici”, riferendosi alla concorrenza asiatica. “Parlare di neutralità tecnologica un anno fa – ha aggiunto – sarebbe stata una bestemmia”, appuntandosi sul petto il merito di una battaglia. “I bonus sulle auto elettriche raramente rimangono in Italia perché le auto elettriche in Italia sono marginali – ha proseguito il vicepremier –. La maggior parte delle elettriche vendute sono cinesi. Siamo nel libero mercato, ma mi chiedo che senso ha mettere un miliardo di denaro pubblico, quando una buona parte di questo miliardo finisce a Pechino e non a Torino?”. Un ragionamento condito da un tocco immancabile di demagogia populista: “Mi secca che i soldi di un operaio torinese vadano a sanare i bilanci di una fabbrica cinese. Non vorrei che ci fosse un suicidio assistito di un’intera filiera produttiva. Siamo ancora in tempo a invertire la rotta” ha affermato.

Un settore, quella dell’automotive, con luci e ombre, a detta del governatore Cirio ma che resta centrale per l’economia piemontese e italiana. “Non possiamo dimenticare che l’industria manifatturiera paga un terzo degli stipendi dei piemontesi; quindi, deve avere grande attenzione da parte nostra. In particolare, l’auto ha un cambiamento da attraversare, che è il passaggio all’elettrico. La transizione deve essere fatta gradualmente e con buon senso”. Nel frattempo, però, occorre che non venga smantellata la produzione, a partire da quella degli stabilimenti torinesi. “Naturalmente abbiamo bisogno che si facciano più auto”, ha aggiunto Cirio. “A Mirafiori oggi si fanno 80 mila auto all’anno, un tempo se ne facevano 400 mila, e 400 mila è il numero di auto che Stellantis fa in Italia”. Non c’è altra soluzione: “occorre aumentare la produzione di auto in Italia”.

Un concetto ribadito da Lo Russo: “Siamo di fronte a un passaggio storico fondamentale per l’industria dell’auto mondiale e il mio auspicio è che si possa privilegiare l’industria italiana – ha spiegato il primo cittadino –. Sono perplesso sulle notizie in cui si parla di importazione di industrie cinesi e asiatiche perché c’è in Italia una grande tradizione automobilistica. Per cui se ci sono risorse pubbliche per sostenere la produzione di auto, penso che il governo debba sostenere l’industria italiana”, ha proseguito con una mezza stoccata rivolto all’operato del ministro delle Imprese Adolfo Urso. Il sindaco ha poi espresso “forte condivisione” di alcuni aspetti del nuovo Codice della strada, come l’obbligo di casco, targa e assicurazione per i monopattini e il ritiro della patente per chi usa il telefonino alla guida o abbandona animali. “Siamo per la sicurezza di pedoni, ciclisti, utenti del monopattino”, ha detto il sindaco, assieme a quella degli automobilisti “perché le cose stanno insieme” e questi non sono temi di “contrapposizione ideologica”. Lo Russo nella polemica che aveva invece contrapposto il sindaco di Bologna Matteo Lepore a Salvini, ha poi definito “utili” le zone 30 da istituire “laddove possibile”. Una posizione morbida sulle strade a velocità rallentata subito incassata dal Mit con “vivo apprezzamento” per le parole del sindaco Pd “anche in riferimento alle Zone 30”.

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