Lettera aperta al mio Vescovo 

Monsignor Cesare Nosiglia,
Lei ha ragione da vendere a dire che i politici hanno dimenticato i giovani, anche se chi ha la responsabilità di Governo della cosa pubblica a Torino e in Piemonte ha molte responsabilità in più. In questi anni Lei ha letto la situazione torinese molto prima della classe politica e dei giornali, troppo inclini a magnificare le sorti delle Amministrazioni di sinistra salvo sbattere il muso alla sconfitta di Fassino.

Negli anni 80 un sociologo tedesco ci parlava della società dei 2/3 che dimentica il terzo escluso. Negli anni della crisi la situazione è peggiorata molto e Lei ci ha detto, nella Messa di Ferragosto di qualche anno fa, che la metà della Città che sta bene non si accorge della metà della Città che sta male. In questa metà della Città che sta male sta il 45-50% dei giovani torinesi che non hanno un lavoro oltre ai tanti disoccupati e precari.

Siccome la Sua denuncia trova ascolto sui giornali per un giorno e ancora meno attenzione nelle Amministrazioni vorrei sottoporle una mia proposta.

Torino e il Piemonte hanno subito più di altre un forte processo di ristrutturazione industriale e di delocalizzazione che la sinistra ha creduto di poter sostituire con il modello Barcellona puntando sul “loisir”, il turismo e la cultura senza accorgersi che questi motori di sviluppo sono molto meno potenti della manifattura e da quasi vent'anni Torino e il Piemonte crescono meno della media nazionale.

Torino in particolare si è impoverita non solo nei disoccupati e nei pensionati con la minima ma anche nelle attività commerciali e artigianali della periferia completamente dimenticata e in molte attività professionali.

Mi spiace che le Amministrazioni non l’abbiano mai presa sul serio, così come mi spiace che i politici cattolici che hanno appoggiato le Amministrazioni di sinistra e che da Lei hanno trovato sovente udienza, usciti dall’Arcivescovado non abbiano mosso un dito per correggere l’attività delle Amministrazioni confermando che i “baciapile” non sono affidabili. Mi fa male ricordare che Il 7 novembre dello scorso anno quando Lei lesse in Piazza Castello un appello contro la disoccupazione ero l’unico cattolico impegnato in politica ad ascoltarla.

Chiusa questa parentesi polemica Le voglio dire che Torino, che anche la ricerca del Mulino oltre alle analisi della Fondazione Rota e alle mie umili e inascoltate denunce, confermano in declino, si riprenderà solo se tutta la Città come si dice in dialetto si darà una mossa e farà di più.

Perché allora non trasforma l’Agorà Sociale  in una specie di Stati Generali della Economia e del Lavoro, come il luogo in cui tutte le energie piemontesi, dagli industriali alle banche, dai sindacati alle associazioni produttive e commerciali, dai partiti alle associazioni del volontariato, dai Centri ricerche prestigiosi alle Università e al Politecnico, si riuniscano per mettere sul tavolo proposte concrete di rilancio della economia e del lavoro.

Non si rivolga solo alle Amministrazioni perché come avrà visto anche i “nuovi” pare non abbiano voglia di indicare alla Città una strada per uscire dal declino attraverso la crescita, unico modo per creare nuovi posti di lavoro seri.

La ringrazio della attenzione e Buona Domenica,

*Mino Giachino, già sottosegretario di Stato ai Trasporti

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