Quei No che ora paghiamo caro

I No Gronda nel 2013 dicevano, in un documento scritto, che chi evocava la caduta del Ponte dicevano il falso e che il ponte sarebbe durato 100 anni. Una tragedia annunciata? Forse. Da almeno trent’anni era chiaro che quella arteria autostradale era insufficiente. Da trent’anni era stata individuata la soluzione nella costruzione di una circonvallazione detta Gronda autostradale, più ampia che evitasse a una parte del traffico di passaggio verso La Spezia e la Toscana e verso l’Emilia di non intasare quel punto dove dovevano passare solo i mezzi cittadini e i mezzi diretti al porto sia per le importazioni che per le esportazioni. Ma la sinistra e gli ultimi sindaci Pd hanno la responsabilità di averla continuamente rinviata malgrado un accordo tra il Governo Berlusconi e la società Autostrade.

Il ministro dei Trasporti ha dato tante interviste ma non ha chiesto alla Direzione preposta del Mit che deve controllare le società concessionarie Se aveva controllato i lavori di manutenzione al ponte. Ora occorre creare un tavolo straordinario tra le Ferrovie, l’Anas e le Autostrade per trovare le soluzioni alternative che garantiscano la mobilità dei cittadini e la mobilità commerciale verso il porto più importante del nostro Paese  che rischia di perdere traffici in import e in export importanti.

Mi auguro che chi ancora qualche giorno fa ha detto No alla Gronda autostradale capisca finalmente che con i No questo Paese è andato indietro ed oggi ha una  economia che cresce poco e  problemi sociali e di disoccupazione  molto gravi. Senza le infrastrutture costruite 50 anni fa l’economia italiana non sarebbe cresciuta. Negli ultimi anni invece si è detto No a tutto e abbiamo diminuito il tasso di crescita. Non facendo la Tav, la ferrovia Torino-Lione, tutti i trasporti verso la Francia e la Spagna vanno su strada, oggi gran parte sull’Autostrada dei fiori perché la galleria di Ventimiglia costa molto meno del Traforo del Frejus e del Bianco. Così il traffico sul ponte Morandi si è moltiplicato a dismisura. Ecco i risultati. Il danno alla nostra economia è stato grave in termini di mancato sviluppo e sarà grave ma ora si è aggiunta una responsabilità morale enorme. È ora di cominciare a dire dei Sì se vogliamo rimodernare il Paese e rilanciare economia e lavoro.

*Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti

print_icon