25 Aprile e il solito teatrino

Anche quest’anno in occasione del 25 aprile, per festeggiare la Liberazione dalla dittatura fascista, su alcuni palchi del “teatro Italia”, si è rappresentata la solita commedia tragicomica. Quest’anno il copione tratta di Antonio Scurati: dopo la mancata autorizzazione ad intervenire come ospite al talk show “Chesarà”, su Rai 3, per leggere il suo monologo commemorativo, lo scrittore è riuscito a esibirsi dal pulpito di piazza Duomo a Milano confermando, se mai ce ne fosse bisogno, la teoria che lo scrittore e filosofo francese Guy Debord espose nel suo saggio “La Société du Spectacle”: «Gli spettatori non trovano quello che desiderano, desiderano quello che trovano».

Come di norma succede in Italia quando si trattano temi che riguardano fascismo e antifascismo, comunismo e anticomunismo o, più indietro negli anni, Guelfi e Ghibellini, l’“affair Antonio Scurati” ha incendiato le opposte tifoserie. Da una parte c’è chi viene accusato di stalinismo, anche se il dittatore comunista è morto da settant’anni e l’Unione Sovietica si è sciolta da trentadue, e dall’altra chi, ottant’anni dopo la fine ingloriosa della dittatura fascista, è tacciato ancora di fascismo. Visto che la quasi totalità dei “tifosi” è nata quando Mussolini e Stalin erano già passati oltre e visto che, per fortuna, sia il regime fascista sia la dittatura sovietica non sono più una preoccupazione, non è forse meglio “incendiarsi” sui problemi di oggi? Perché i problemi sono ben altri, gravi, ma altri: l’inflazione, il lavoro, la sanità, l’erosione dei risparmi, l’aumento dei mutui, le riforme (fisco, giustizia, pubblica amministrazione, ecc.) (fonte Demopolis). Forse sarebbe auspicabile che le due tifoserie sollecitassero le rispettive “squadre” al fine di portare in campo i giocatori migliori da esibirsi in belle partite dove finalmente a vincere siano tutti i cittadini italiani!

Intanto la bagarre sul monologo è volata in alto tanto che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato sulla sua pagina Facebook: «In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo». Il monologo inizia con il ricordo di Giacomo Matteotti: «Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. (…) Mussolini (…) oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.» Poi, dopo aver ricordato tutte le vittime del fascismo e del nazismo, continua: «Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via». E infine l’attacco alla presidente del Consiglio: «La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana».

Facendo un po’ di storia, ricordo che Benito Mussolini è approdato in Parlamento in seguito alle elezioni del 1921 insieme ad altri 34 deputati fascisti. Dopo aver superato i due deboli Governi di Bonomi e Facta, il 30 ottobre 1922 Mussolini fu incaricato dal Re Vittorio Emanuele III di formare un nuovo Governo come Presidente del Consiglio del Regno d’Italia. Il suo regime dittatoriale, però, si affermò solo il 3 gennaio 1925 quando, in un discorso alla Camera, si dichiarò pronto a scatenare la violenza per eliminare ogni opposizione. Con il Regio Decreto n. 1848 del 6 novembre 1926, "a difesa dello Stato", dopo che già erano stati sciolti i sindacati e i partiti e chiusi o sospesi tutti i giornali non fascisti, fu decretata definitivamente la fine della libertà. Per quanto riguarda Giacomo Matteotti, egli venne eletto alla Camera negli anni 1919 e 1921. Nel 1922, fu eletto all’unanimità segretario del Partito Socialista Unitario. Il 30 maggio 1924, al momento di convalidare gli esiti delle nuove elezioni politiche, Matteotti, tenne un discorso in cui denunciava le violenze e i brogli commessi dai fascisti per ottenere la maggioranza. Il 10 giugno 1924 venne aggredito e rapito; il suo cadavere fu ritrovato due mesi più tardi. Nel 1926 i sicari subirono un processo: furono condannati per omicidio preterintenzionale alla pena di 6 anni di reclusione. Nel 1947, in seguito alla cattura fortuita di Dumini, il capo degli omicidi, fu riaperto il processo e Dumini fu condannato all’ergastolo, commutato in 30 anni grazie all’amnistia Togliatti (Pci). Grazie poi all’amnistia e all’indulto del governo Pella (Dc) (1953), dopo 9 anni di reclusione, nel 1956 gli fu accordata la liberazione condizionale. Si può dire che le pene inflitte dalla dittatura e dalla repubblica furono equiparabile!

Quanto scritto da Scurati nel suo monologo, sul fatto che l’onorevole Matteotti fosse «l’ultimo che in parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista», non è corretto, perché con lui ci furono anche Labriola e Presutti e in quel momento la “dittatura” fascista non era ancora instaurata. Inoltre, non esiste alcuna attestazione storica che Mussolini tenesse dei «documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania». Questo è romanzo non parte di un discorso commemorativo.

Riferendomi alla frase del monologo: «finché quella parola, antifascismo, non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia», dobbiamo ricordarci che in Italia il presidente del Consiglio e i ministri, quando iniziano il loro mandato, giurano pronunciando la seguente formula rituale: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione», e proprio sulla Costituzione Italiana è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del Partito Nazionale Fascista. Il 25 aprile 2023 Giorgia Meloni, per celebrare la Festa della Liberazione per la prima volta da presidente del Consiglio, nella lettera inviata al Corriere della Sera, ha scritto: «il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato (ndr, calpestato) e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana». Nel 2024, per commemorare il 25 aprile, ha riaffermato che «Nel giorno in cui l'Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio».

Come giustamente afferma anche il direttore dell’Unità, Piero Sansonetti: «Che cosa altro volete?» Scurati nel suo monologo denigra il Governo, ed in particolare la presidente del Consiglio, qualificando i suoi membri come dirigenti post-fascisti. Tutti siamo post-fascisti, tutti apparteniamo al periodo repubblicano! Se con le sue parole intendeva affermare che siamo “caduti” in un governo neo-fascista, allora non credo che monologhi o romanzi pseudostorici siano gli strumenti più utili per opporsi ad una nuova dittatura. Se così fosse, allora contro una dittatura, neo-fascista o neo-comunista che sia, serve la Rivoluzione, quella che, mi scusino i pacifisti integralisti, si combatte con le armi in pugno, esattamente come fu la lotta armata partigiana contro la dittatura fascista e l’invasione nazista, proprio come quella lotta che celebriamo ed onoriamo il 25 aprile.

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