LE REGOLE DEL GIOCO

Legge elettorale, per cambiarla ora si prova col Ravettellum

Dopo quattro anni infruttuosi, a fine legislatura ci tenta il capogruppo Pd di Palazzo Lascaris che presenta una proposta "a titolo personale". Capisaldi del testo: abolizione del listino, doppia preferenza di genere, tre soglie per il premio di maggioranza

Almeno di quel ministro “a sua insaputa” si disse avesse comprato una casa. Era, anzi è, ligure si dirà per trovare nelle palanche e nella leggendaria parsimonia un’improbabile spiegazione. Che, invece, è dura da scovare in Piemonte dove “a loro insaputa” i consiglieri regionali del Pd si trovano una proposta di legge scritta dal loro capo. Non certo una robetta marginale, ma l’oggetto di tanti annunci e altrettanti intoppi, insomma l’ormai solita legge elettorale, che tutti a parole vogliono modificare da quando è incominciata la legislatura e nessuno è riuscito neppure a portare in aula fino ad oggi, quando il quinquennio è agli sgoccioli. E gocce di veleno grondano in più di un commento raccolto, metaforicamente, tra i banchi piddini di Palazzo Lascaris dopo aver ricevuto in chat il messaggio di Domenico Ravetti.

A poco o nulla, per più di un consigliere e di una consigliera, è servito il “Care e cari…” d’esordio nella comunicazione del capogruppo: la bile travasa fino a far traboccare il messaggio oltre la chat ristretta, significando che per qualcuno forse non è stata solo la prassi a venire stravolta dal modus operandi della guida della nutrita pattuglia piddina. In effetti, la decisione di Ravetti, è a dir poco inusuale.

Nel pieno della ripresa di una discussione che pareva ormai archiviata, ma che un’altra proposta di modifica della legge – quella dei consiglieri di LeU cui si sono aggiunte tre colleghe del Pd e l’ex grillina Stefania Batzella – ha forzatamente risvegliato, ecco la mossa sorprendente (soprattutto per i membri del suo gruppo) di Ravetti. Il quale nel messaggio ha annunciato che domani presenterà alla stampa e nell’occasione, spiega, “chiarirò che non si tratta di una lavoro condiviso del gruppo, ma dell’impegno che avevo preso pubblicamente” di fare sintesi di varie indicazioni raccolte e, come chiarisce ulteriormente allo Spiffero, “evitando ogni possibile forzatura perché non voglio fornire a nessuno l’alibi di etichettarla come le proposta politica del gruppo Pd”.

Un’acrobazia senza rete: il capogruppo che si intesta una proposta “mettendola a disposizione, come testo base, di tutto il consiglio”, tenendo fuori il gruppo. Roba da mal di testa anche per chi ormai l’ha abituata agli arzigogoli e le pensate impensabili di alcune“menti” politiche nostrane. Ma tant’è, il consigliere alessandrino subentrato a Davide Gariglio nella guida della rappresentanza democrat in via Alfieri rivendica la sua scelta, perché “in questo modo se ci saranno ostacoli non saranno solo del gruppo, ma di tutto il Consiglio. Tutti dovranno giocare a carte scoperte. In assemblea regionale del partito mi ero assunto il compito di elaborare un testo che tenesse conto delle varie indicazioni e così ho fatto. La politica deve assumersi delle responsabilità, io le mie me le sono prese, gioco apertamente”.

Sette i punti salienti del testo: eliminazione del listino, collegi invariati rispetto agli attuali, opzione della doppia preferenza di genere, numero pari di candidati in ogni lista, eguale rappresentanza di genere, tre soglie per il premio di maggioranza a garanzia della governabilità, garanzia di rappresentanza delle minoranze. Eccetto il ridisegno dei collegi, sembra esserci tutto quel che per mesi, anzi per qualche anno, è stato discusso senza riuscire a sbrogliare la matassa, incappando ora in un nodo ora in un altro mentre non mancava mai chi provvedeva a stringerli quando il rischio di passare dalle parole ai fatti si profilava all’orizzonte. Un po’ com’è capitato con la sortita a sorpresa della proposta di Leu e altri con prima firmataria Silvana Accossato e l’appoggio della commissione regionale Pari Opportunità presieduta da Maria Peano. Anche lì, nella prima bozza, era stata prevista l’eliminazione del listino, poi per rendere più agevole un eventuale iter di approvazione – a favore della quale si erano espressi anche Lega e Cinquestelle, con il gruppo interamente maschile di Forza Italia incerto ma non apertamente contrario – era stata introdotta solo la doppia preferenza di genere.

Una strada forse troppo in discesa e senza ostacoli quella in cui lasciar camminare la proposta arrivata quando ormai sulla modifica della legge elettorale era stato costretto ad alzare bandiera bianca anche il pur volenteroso presidente del consiglio regionale Nino Boeti. “I miei colleghi non conoscono il testo” confermava ancora ieri sera Ravetti parlando della sua iniziativa. Che oggi probabilmente potranno leggere. Insomma, i consiglieri piddini, anche se per poche ore, non potranno dire mentre il loro capogruppo la illustrerà, di appoggiare (si fa per dire) una proposta di legge a loro insaputa.

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