VERSO IL 2019

"Col populismo non si governa"

"Quando mi siedo a un tavolo di crisi ho bisogno di interlocutori credibili che sanno di cosa stiamo parlando". L'analisi di Chiarle, segretario dei metalmeccanici Cisl, in vista delle Regionali. "Molti dei nostri hanno votato M5s ma si stanno ricredendo"

"Da sindacalista lo dico chiaro: abbiamo bisogno di formazioni politiche e governi capaci di amministrare e che abbiano la forza per compiere delle scelte”. Parte da qui Claudio Chiarle, numero uno dei metalmeccanici Cisl di Torino; uno del Sì, già dai tempi del referendum alla Fiat. Il 2019 è alle porte e mentre Sergio Chiamparino torna a delineare un’alleanza che vada oltre il perimetro delle coalizioni tradizionali del centrosinistra e Matteo Salvini si fa stuzzicare dalla suggestione di una replica su scala piemontese del governo carioca, imprese e rappresentanze dei lavoratori guardano con la medesima preoccupazione a quel che sarà.

“I partiti tradizionali hanno fallito – è la premessa di Chiarle – ma anche chi si presenta a rimpiazzarli non mi pare stia dando prova di grandi capacità di governo. Dimostrano che il grande urlare non equivale a un grande amministrare”. Storicamente vicino al centrosinistra e in particolare alle sue anime più innovatrici, Chiarle sostiene abbia ragione il governatore del Piemonte quando dice che servono interlocutori credibili, che poi possa esserlo Chiamparino in prima persona è altro discorso. L’appello va rivolto “alle forze sane del territorio” ed è evidente che “il perimetro delimitato dai partiti non basta più. Ai tavoli sindacali incontro costantemente persone impegnate nel sociale, che hanno idee e sono in grado di portare avanti dei progetti ma che non fanno parte degli apparati di partito e mai ne vorrebbero fare parte”.

Allargare lo spazio, coinvolgere persone nuove, siglare un’alleanza con le forze produttive e sociali del Piemonte, senza escludere un patto tra padroni e lavoratori, come accaduto sostanzialmente sulla Torino-Lione. Così il sindacato potrebbe ritrovare una propria centralità, dopo essersi defilato negli ultimi mesi di governo giallo-verde, dimostrandosi afono di fronte a un provvedimento che pure non lo ha certo entusiasmato come il decreto dignità. Una dolorosa ammissione: “La verità è che molti dei tesserati alla Cgil e pure qualcuno dei nostri ha votato Cinquestelle perché deluso dal Pd. Oggi il primo sindacato è al governo, mentre tra i cislini posso dire che in tanti si stanno ricredendo”.  

Ma quali potrebbero essere i capisaldi di una nuova alleanza civica delle cosiddette forze sane del Piemonte? “Il lavoro è un tema che riguarda tutti gli attori sociali. È da lì che si deve ripartire”. E questo è ciò che sostengono tutti ma come declinarlo in una fase storica in cui l’economia è ancora ben lontana dal boom? “Abbiamo la grande industria e la piccola impresa fino alle start up”, una sorta di micro-scommesse. “Dovremmo iniziare a ragionare in termini di filiera – afferma Chiarle -. I grandi finanziamenti europei dovrebbero essere gestiti dalla grande azienda ma in modo da far crescere tutto il suo indotto e invece qui ognuno prova ad arraffare quello che può senza una visione complessiva di sviluppo”. Tanti i settori sui quali investire, dall’aerospazio ai veicoli industriali, dai cuscinetti nel Pinerolese alle aziende di stampaggio nel Canavese. “Abbiamo delle realtà in crescita che ora vanno sostenute per essere ancor più competitive, in un’ottica di sistema”.

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