SANITA'

C'è carenza di infermieri, in Piemonte ne mancano 4mila

Assunzioni bloccate, straordinari per coprire i turni, età media sempre più alta, ricorso a personale interinale. "Una situazione insostenibile", denuncia il sindacato Nursind. L'assessore Saitta: "Vanno eliminati i vincoli nazionali"

In Italia mancano 53mila infermieri. La conseguenza più evidente e grave ricade, senza tralasciare i carichi di lavoro e il ricorso agli straordinari, sui pazienti: secondo i parametri dell’Organizzazione mondiale della sanità il rapporto ottimale è di un infermiere ogni sei malati, soglia superata in ogni regione con punte che vanno oltre il doppio. E solo in Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia Romagna, oltre alle Province autonome di Trento e Bolzano viene rispettato l’altrettanto importante rapporto di tre infermieri ogni medico.

Dall’analisi condotta dal centro studi della Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (Fnopi) sui dati del ministero dell’Economia il Piemonte ha una carenza di 3.795 infermieri e un gap di 0,5 rispetto al rapporto con il numero di medici fissato dall’Oms. Ci sono regioni messe assai peggio come la Calabria e la Campania, ma anche altre che pur non raggiungendo il parametro di riferimento superano quello piemontese, peraltro coincidente con la media nazionale. A questo va aggiunto che anche nell’ambito dello stesso territorio si possono trovare notevoli diversità tra un’azienda sanitaria (o ospedaliere) e un’altra.

Una situazione alla quale “spesso si cerca di porre rimedio con eccessi di straordinari, svolti dal 40% degli infermieri o con soluzioni tampone – come quella di non assumere personale, ma di utilizzare quello messo a disposizione da cooperative o col lavoro interinale. "Un meccanismo – sottolinea la presidente della federazione degli Ordini degli infermieri Barbara Mangiacavalli – che rende il professionista sempre più stressato e sottopagato". Il sempre più frequente ricorso agli straordinari e alle ferie non godute per coprire i turni in Piemonte è stato ancora recentemente denunciato da uno dei maggiori sindacati di categoria, il Nursind, che in una nota sottolinea come le ore di straordinario superino il milione e 200mila i giorni di ferie accumulati.

“Va poi tenuto conto dell’età media degli infermieri, che in Piemonte è di 51 anni con tutte le difficoltà e le limitazioni che questo comporta, aggravando ancora di più la situazione” ricorda Francesco Coppolella, coordinatore regionale di Nursind che pone l’accento anche sui piani di fabbisogno presentati dalle Asl e dalle Aso in Regione, giudicandolo “insoddisfacente rispetto a una carenza che poi ricade in fenomeni purtroppo noti e frequenti come gli ingolfamenti dei pronto soccorso e carenze di servizi sul territorio”.

La carenza di personale infermieristico, come peraltro di quello medico, in Piemonte ha se non un’origine assoluta certamente la causa principale nelle misure imposte per anni dal piano di rientro cui è stata sottoposta la sanità. “In questi anni quello che abbiamo potuto fare è sostituire tutto il personale andato in pensione, cosa che non era stato possibile fare proprio per il fatto di essere in piano di rientro. E lo abbiamo fatto gestendo al meglio le risorse, senza ottenerne di aggiuntive. E senza chiudere ospedali.” ricorda l’assessore alla Sanità Antonio Saitta.

“Per recuperare le carenze di personale sanitario, dal 2015 abbiamo scelto di non sostituire più quello amministrativo. Certo la strada è ancora lunga e il tema della carenza di personale riguarda tutto il Paese. Questo, Saitta, lo ribadirà al ministro Giulia Grillo anche domani nel corso di un convegno con i vertici dei sindacati confederali a Roma riproponendo il tema del sottodimensionamento del personale nel sistema sanitario. “Poi è fuor di dubbio che vada eliminato il limite nazionale che fissa la spesa per il personale a quella del 2004 ridotta di 1,30 per cento. Tuttavia, per superare questo blocco – spiega l’assessore – occorre aumentare il fondo sanitario nazionale, così come rivedere le norma che regolano il pay back che le aziende farmaceutiche non hanno pagato come previsto con un credito vantato dalle Regioni che supera il miliardo e che solo in Piemonte, dove peraltro abbiamo usato molta cautela, somma a circa 60 milioni”.

Se e quanto il fondo sanitario verrà aumentato, consentendo di colmare almeno in parte la carenza di personale sanitario e avvicinare il Piemonte, così come altre regioni, agli standard fissati dall’Oms forse lo si capirà dalla manovra cui sta lavorando il Governo. “Debbo dire – osserva Saitta – che fino ad oggi in merito alla manovra non ho sentito parlare di sanità e questo non è certo tranquillizzante. Come non lo è immaginare i possibili effetti della flat tax: chi esclude che l’abolizione o la forte riduzione del principio di progressività non finisca con il minare il sistema sanitario universalistico fondato sulla solidarietà?”.

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