AL CENTRO

Da soli in Europa, in Piemonte chissà.
Renzi vola alto e rimanda la decisione

Da Torino, nella tappa del suo tour, non scioglie i dubbi sulle alleanze in Regione: "È prematuro". Schiaffi a destra e a sinistra, perché è il centro "l'unico posto che ha un significato". Correrà nel Nordovest per uno scranno a Bruxelles, ma lo scoglio è il 4%

“Io rischio il cuore, altro che il quorum”. Matteo Renzi rinvia ogni scelta sulle regionali in Piemonte (“è prematuro”) e si concentra sulle Europee, dove “correremo da soli”. In piedi sul palco, il leader di Italia Viva per quaranta minuti intrattiene la platea alternando l’illustrazione del suo programma per “un’Europa più incisiva” a riflessioni sulla politica nostrana, i tutto condito da sagaci battute sugli avversari. Dialoga anche con la platea, con momenti da stand up comedy che fanno sorridere il pubblico degli aficionados. La sala del Teatro San Giuseppe di Torino è gremita, come a una prima di cartellone. Prende tempo, l’ex Rottamatore, che lascia alla sua fedelissima Silvia Fregolent il compito di sparigliare in terra subalpina, lanciando la suggestiva ipotesi di candidare a governatore Federico Borgna, il civico-politico per due mandati sindaco di Cuneo.

Renzi vorrà anche “volare alto”, come recita il suo slogan, ma tiene i piedi per terra e ripete più volte che l’obiettivo è il 4%. I sogni di un grande centro con Carlo Calenda sono ormai sfumati e l’ex premier si concentra sulla prossima sfida. Primum vivere, la sopravvivenza: “Oggi abbiamo un compito: dimostrare, allargando a tutti coloro che vorranno starci, che noi il risultato lo portiamo a casa. Se prendiamo più del 4%, e noi lo prenderemo, e saranno decisivi il Piemonte, la Lombardia, la Liguria e la Valle d’Aosta (ovvero la circoscrizione del Nordovest dove si candida), noi faremo la differenza in Europa”. Stima che voterà il 50%, quindi “basterà convincere 2 persone su 100”.

“Il fatto di tornare in campagna elettorale mi esalta”, si carica, “sono pronto a confrontarmi con tutti. Quando ero premier il dibattito con Meloni l’ho fatto, è lei che ora non lo vuole fare”. Lamenta ostracismo, da rivali politici e Tg. Ma è sempre lui, ha una battuta per tutti: “Gli Usa mandano Blinken e Biden in Terra santa, noi chi mandiamo? Luigi Di Maio”.

L’opposizione non viene risparmiata, come la segretaria del Pd Elly Schlein: “A volte è difficile da capire. No, non perché parla forbito”. Poi la attacca sul serio: “Quando Schlein dice cose non praticabili, rilancia su scelte ideologiche, è evidente che a sinistra non c’è spazio”. A chi gli domanda se sia stupito delle difficoltà del Pd “a formare la coalizione” in Piemonte, replica senza mezzi termini che “il Pd sta facendo fatica, punto. Si pensi a chi ha votato il Pd ai tempi del 40%, credevamo nel Jobs act. Ora sono diventati per il reddito di cittadinanza. Il Pd – aggiunge –doveva sostenere le grandi battaglie in Europa, ora sta con Conte”. E alla domanda su dove stia Iv risponde “al centro, l’unico posto che ha un significato”.

Tanti i temi, come la critica alla magistratura protagonista di vere e proprie persecuzioni giudiziarie (cita la vicenda di Stefano Esposito, presente in platea) e la necessità di distaccarsi da populisti (di sinistra) e sovranisti (di destra). Anche sull’ambiente la linea è di terzietà: “Essere di centro non significa essere negazionisti alla Trump, ma neanche catastrofisti come Greta che profetizzava la fine del pianeta entro il 2023”.

Per le europee meglio soli che mal accompagnati, “perché siamo convinti che l’Europa abbia bisogno di una bella sveglia e sia i sovranisti di destra, cioè Meloni e Salvini, sia i populisti di sinistra, cioè Schlein e Conte, non mi pare diano risposte. Allora Italia Viva corre e io ci metto la faccia”. E che la competizione lo gasi è evidente: “Sono molto entusiasta di correre in questa città così carica di storia e opportunità per l’Europa – dice –. Ma l’Europa deve svegliarsi, il rischio è che diventi una realtà nella quale di fatto l’industria viene cancellata, l’innovazione viene cancellata. Nel mondo l’Europa oggi non tocca palla e allora Torino può aiutare l’Europa e l’Europa può aiutare Torino”. Dal palco del San Giuseppe rivela di avere “un sogno nel cuore, non solo candidarci alle europee, ma provare a fare una straordinaria cavalcata che per lo spirito che io sento mi ricorda quella del 2012. Vogliamo tornare a dire che si può fare, si può cambiare le cose anche se dirlo adesso sembra impossibile. Stiamo vivendo un tempo in cui la speranza sembra cancellata, in cui vince chi gioca sulla paura, dà un messaggio di preoccupazione. Se uno dice io ci credo lo guardano come un pazzo. Noi invece diciamo che l’Europa ce la può fare a condizione di cambiare molto, se non tutto”.

Battuta dopo battuta, accompagnata dai ricordi ormai vecchi di 10 anni su quando lui era premier e alle Europee prendeva il 40%, Renzi sente il bisogno di mobilitare la truppa e chiude da motivatore. Manda in onda un frammento di “Ogni maledetta domenica” dove Al Pacino, allenatore di football, carica la sua squadra con un discorso strappalacrime. C’è una frase che Renzi sottolinea: “La differenza la facciamo insieme, centimetro dopo centimetro”. Non lo cita, ma c'è un altro frammento del discorso di Al Pacino che gli calza a pennello: “Ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Le Europee non sono un film americano, e la sfida per Renzi è ancora tutta da giocare.

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