POLITICA & SANITÀ

Blackout sui tagli al Pnrr Sanità

A oltre una settimana dal via libera della Commissione Europea il silenzio del ministero. Non si sa dove saranno ridotte le strutture per la medicina territoriale. Icardi: "Situazione preoccupante". In Piemonte quante case e ospedali di comunità spariranno?

Il taglio sul Pnrr sanità c’è, con tanto di timbro della Commissione Europea e numero delle strutture rivisto abbondantemente al ribasso, ma alle Regioni in Governo ancora non ha detto nulla.

Situazione paradossale e, per dirla con l’assessore alla Luigi Icardi “molto preoccupante”, nonché come traspare dai piani del grattacielo dove si governa la sanità piemontese, non meno irritante. Irritazione dovuta proprio a quell’incomprensibile silenzio che a più di una settimana dal parere di Bruxelles alla revisione proposta, permane da parte dell’esecutivo e, in particolare, dal ministero della Salute.  

Come riportato lunedì scorso dallo Spiffero, la Commissione Europea ha dato parere positivo alla pesante riduzione del progetto su cui si fonda la riforma e il potenziamento della medicina territoriale, punto debole del sistema sanitario come emerso drammaticamente nel corso della pandemia Covid. Il piano rivisto prevede che le case di comunità passino da 1450 a 1038, gli ospedali di comunità scendano da 400 a 307 e le 600 centrali operative territoriali vengano ridotte a 480. Tagli pesanti, seppur in qualche modo annunciati, che non solo ridurranno l’effetto previsto sulla medicina territoriali e, quindi, sui servizi ai cittadini, ma rischiano di produrre un pericoloso effetto domino su tutti i progetti, se non ci saranno indicazioni rapide da parte del Governo. 

“Le case, così come gli ospedali di comunità sono stati distribuiti sul territorio in base a precisi parametri di popolazione e altri elementi per garantire il più possibile l’omogeneità e la capillarità dei servizi. – spiega Icardi – Se adesso si riduce il numero di queste strutture appare inevitabile rivedere tutto il piano, in una situazione dove in Piemonte oltre il 90% delle opere sono già avviate”. 

Se già di fronte alla notizia della modifica del piano dalle Regioni era scattato l’allarme circa la mancanza di indicazioni su dove il Governo ha intenzione di tagliare e con quali criteri, oggi dopo oltre una settimana, quell’allarme ha trovato purtroppo più di una conferma. “Nessuna comunicazione da parte del Governo”, conferma l’assessore. Dunque, assodato che le riduzioni ormai sono messe nero su bianco, resta da capire come saranno distribuite tra le regioni e, successivamente, all’interno di ciascuna di esse. Si riurrà il numero di case di Comunità a Torino piuttosto che a Cuneo, oppure si taglierà ad Alessandria o a Novara o, ancora in altre zone del Piemonte? E ancora, interverrà direttamente il ministero oppure lascerà la patata bollente nelle mani della Regione, limitandosi a indicare il numero delle strutture da depennare? Tutto questo, con troppe domande senza risposta, deve fare i conti anche con i tempi rigidi imposti al Piano nazionale di ripresa e resilienza che per la missione 6, quella relativa alla Sanità, fissa l’entrata in funzione delle nuove strutture entro e non oltre giugno 2026. Decidere quali case e ospedali di comunità mantenere e quali eliminare, rivedendo un progetto complesso, comporterà naturalmente del tempo, rendendo forzatamente tutto più rapido e, dunque, complesso. 

In un recente report della Fondazione Gimbe, a proposito della revisione al ribasso decisa dal Governo, si osserva che “considerato che la distribuzione regionale delle opere da edificare non è omogenea, è indispensabile trovare un meccanismo di perequazione per evitare di lasciare indietro le Regioni meridionali nel processo di potenziamento e riorganizzazione dell’assistenza territoriale, visto che tra gli obiettivi trasversali del Pnrr vi è proprio la riduzione delle diseguaglianze regionali”. Insomma una questione a dir poco ingarbugliata che, certamente, non vede come tranquillizzanti le parole del ministro Orazio Schillaci, il quale nei giorni scorsi aveva indicato “altre forme di finanziamento” per le strutture escluse dal Pnrr. “Se si riferisce ai fondi per l’edilizia sanitaria, ben vengano – osserva Icardi – l’importante è che quei fondi vengano alimentati ulteriormente di risorse, altrimenti ci troveremo in gravi difficoltà per opere cui quei soldi sono già destinati”. E mentre dal ministero ancora nessuna comunicazione ufficiale è partita alla volta delle Regioni, pare che lo stesso dicastero della Salute stia facendo in questi giorni verifiche e valutazioni su dove far calare la scure. Intanto il tempo passa e nessuno può escludere che quell’ospedale o casa i comunità oggi previsto e magari già in fase di realizzazione possa essere cancellato. O, nella migliore delle ipotesi, spostato su un altro capitolo di spesa. Se ci saranno i soldi.

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