LA SACRA FAMIGLIA

"Volevo i conti segreti, mi diedero 15 Panda e 3 trattori"

Il racconto della figlia di Gianni Agnelli. Si sospetta che la fiduciaria P. nasconda fondi all'estero per un valore di 900 milioni. La vicenda è al vaglio della vigilanza di Bankitalia. Mercoledì il Riesame deciderà sul sequestro di beni a Elkann e Ferrero

Un tesoro protetto all’estero, tenuto nascosto alla principale erede diretta, conti movimentati da soggetti diversi dagli intestatari, persino quando questi ultimi erano già defunti. La saga sull’eredità Agnelli si arricchisce ogni giorno di nuovi dettagli, tessere di un puzzle che, al di là delle vicende giudiziarie, prima di rischiare a minare le fondamenta dell’impero getta una luce sinistra sul casato. Secondo quanto rivela La Verità, un dossier è finito sul tavolo del Servizio rapporti istituzionali di vigilanza di Bankitalia. Si tratta di documenti nell’ambito dell’indagine per frode fiscale che coinvolge John Elkann e due consulenti del rampollo dell’Avvocato, e che vede al centro dell’attenzione la Dicembre, cassaforte torinese della famiglia, e le sue varie relazioni finanziarie. Si sospetta che la fiduciaria P. nasconda fondi per un valore di 900 milioni di dollari, collegandosi alla banca lussemburghese Pictet & Cie Europe Sa.

L’indagine nasce da un esposto del 2009 presentato da Margherita Agnelli, volta a rivendicare la sua parte di eredità presumibilmente nascosta in paradisi fiscali. Un’ispezione della Guardia di Finanza presso la P. fiduciaria ha portato alla scoperta di una società anonima nel Liechtenstein, al termine della quale sono state inoltrate segnalazioni di transazioni sospette a via Nazionale.

La questione si inserisce nello scontro a tutto campo per l’eredità degli Agnelli, di cui molti aspetti sono già oggetto di un’indagine penale della procura Milano per pagamenti in nero, tentate estorsioni e riciclaggio. In esposti passati, Margherita aveva indicato due consiglieri di fiducia del padre, Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, come principali gestori del patrimonio nascosto, compreso quello all’estero. La controversia verte sulla spartizione dell’eredità tra Margherita e i figli del ramo Elkann: la figlia di Gianni contesta anzitutto l’azione dei fiduciari nominati dal padre.

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L’oggi signora de Pahlen riferisce che Gabetti, a fronte delle sue richieste di essere messa al corrente di tutte le proprietà, la accusò di non riconoscere le vere volontà del padre. «Gli ricordai che non avevo ancora ricevuto la situazione “complessiva” della successione: intervenne a quel punto Grande Stevens che, scodellandomi sul tavolo un foglio contente i conti correnti e gli ulteriori pochi beni in Italia (una quindicina di Fiat Panda e Fiorini; 7 ciclomotori Piaggio e 3 trattori), mi disse solo: “Questo è il resto”. Mia madre e mio figlio non dissero una parola per difendermi dalle offese di Gabetti, che abbandonò la stanza», è il racconto di Margherita sul tesoro nascosto che provarono a rifilarle e che verrà poi dettagliato nel memoriale dato al commercialista.

Tutto già noto, da anni. «Molteplici indizi portano a ritenere come verosimile l’esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Gianni Agnelli, le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non sono mai stati compiutamente definiti». Scrivevano questo nel 2013 i magistrati della procura di Milano al termine di un procedimento su uno dei numerosi filoni giudiziaria aperti intorno all’eredità dell’Avvocato: il documento (si tratta di una richiesta di archiviazione per sei persone indagate a vario titolo) è uno di quelli letti dai pm di Torino dopo l’esposto presentato nel dicembre del 2022 da Margherita che ha originato una nuova indagine. Gli inquirenti milanesi svolsero degli accertamenti per cercare di capire se le iniziative giudiziarie della donna fossero giustificate e conclusero che non si trattava di «pretese avventate». A bloccare le indagini fu, in parte, la mancata collaborazione delle autorità giudiziarie di Zurigo e del Liechtenstein in sede di rogatoria «sulla base dell’assunto, non del tutto condivisibile, che le richieste avevano esclusiva finalità fiscale».

Intanto, mercoledì prossimo il tribunale del Riesame è chiamato a pronunciarsi sui sequestri disposti dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti nelle scorse settimane a carico di John Elkann, Gianluca Ferrero, commercialista e presidente della Juventus, e Urs von Gruenigen, notaio svizzero. I giudici potrebbero bocciare o promuovere l’iniziativa dell’accusa o anche ridurne il perimetro, qualora la considerassero sproporzionata ed eccessiva, rispetto al reato contestato che poi è dichiarazione infedele. Un passaggio importante, soprattutto per la difesa che sarà in grado di verificare la solidità dell’impianto accusatorio, consapevole però che si tratta solo di una tappa di una vicenda complessa e lunga: una montagna di carte, documenti e perizie, cui presto potrebbero aggiungersi rogatorie internazionali. Tra i documenti in mano ai magistrati c’è anche la consulenza grafologica che indica come “ragionevolmente apocrife” le firme di Marella su alcuni documenti considerati di rilievo, come le aggiunte testamentarie. La consulenza grafologica è stata effettuata a partire dalle fotocopie, ma ora ne è stata disposta una seconda su alcuni documenti originali, tre tra i 14 che la procura stava cercando.