SANITÀ

Visite, prenotazioni senza attese.
Però il Cup è quello dei privati

Mentre resta complicato ottenere una prestazione dal pubblico, il privato offre un servizio analogo gestendo le agende di studi e cliniche. A Torino meno di 24 ore per una Tac. Il nodo dell'intramoenia alla base delle liste d'attesa ancora troppo lunghe

La risposta arriva prima del secondo squillo, altrettanto rapidi i tempi per la prenotazione: per una Tac agli arti inferiori “a Torino c’è già posto domattina”. La telefonata è rapida, l’attesa ridotta pressoché a zero per la prestazione spazza via l’incubo di passare decine di minuti con il cellulare all’orecchio per poi sentirsi indicare date avanti di mesi dal Cup. Peccato che quello cui ci siamo rivolti sia privato.

Già perché la nuova frontiera della sanità fatta impresa a dispetto dell’ormai datata e fallimentare aziendalizzazione di quella pubblica passa anche da qui, da uno dei primi centri di prenotazione che gestiscono le agende di laboratori, studi e cliniche private che aderiscono all servizio, fornendo quelle risposte che il sistema sanitario nazionale, nelle sue declinazioni regionali continua ad aggravare con tempi di attesa sempre più spesso insostenibili per i pazienti. “La Tac ha un costo si 160 euro”, chiarisce l’operatrice che indica anche le due opzioni circa la struttura privata dove poterla fare prima ancora che passino ventiquattr’ore dalla prenotazione.

“Una telefonata, visita privata prenotata”, promette in rima la pubblicità, sui manifesti che tappezzano la città, di Centralino Sanitario, ultimo esempio di supplenza privata per ciò che nel pubblico non va come dovrebbe andare. Un call center, quello che fa parte del gruppo Covisian, che sta raccogliendo adesioni da parte di strutture private applicando di fatto il modello che nel pubblico stenta ancora a decollare, ovvero riunire tutte le disponibilità sul territorio per un’infinita serie di prestazioni mediche, dagli accertamenti alle visite specialistiche, e offrirle ai cittadini. Solo che in questo caso, ovviamente, si paga. Ma si abbreviano, talvolta addirittura si azzerano, le attese. Non sarà un caso che la startup, poi partecipata dal grande gruppo hi tech si chiami proprio Cup Solidale, ricalcando l’acronimo del servizio pubblico (sia pure appaltato, come in Piemonte, a società private) a sua volta sempre più sinonimo di lunghe attese e risposte desolanti. 

È la concorrenza, bellezza, direbbe un Humprey Bogart alle prese con visite ed esami. Il fatto, anzi il guaio è che a farne le spese sono i pazienti. Sia in senso stretto qualora decidano di pagare, sia nel caso non resti loro che aspettare. Perché non c’è soltanto il percorso claudicante del Cup pubblico e della inaccettabile lentezza da parte di alcune aziende sanitarie e ospedaliere nel mettere a disposizione del sistema regionale piemontese tutte le loro agende, ma c’è ancor più un aspetto del rapporto di molti medici ospedalieri con il sistema privato che mostra tutte le distorsioni e forse anche qualche abuso rispetto alla legge che consente la libera professione, a condizioni ben specificate. Non è raro prenotando, anche attraverso i cosiddetti Cup privati, trovarsi di fronte lo stesso specialista per una cui visita con il sistema sanitario bisogna attendere settimane se non mesi.

Come abbiamo già scritto più volte, sono sempre più diffusi i casi di specialisti che anziché esercitare a pagamento, fuori dall’orario di lavoro, all’interno delle strutture ospedaliere come previsto dalla legge, lavorano in ambulatori o cliniche private (non accreditate, poiché in questo caso vige il divieto assoluto), sempre autorizzati dai vertici delle Asl o delle aziende ospedaliere e universitarie. Le regole sull’intramoenia sono chiare e consentono la libera professione all’esterno solo nel caso in cui nelle strutture pubbliche non ci siano locali e dotazioni necessarie, di cui peraltro le Regioni si sarebbero dovute dotare già da una decina d’anni. Certamente dovranno esserci, quei locali, nei nuovi ospedali che si devono costruire in Piemonte nei prossimi anni. E quando saranno in funzione come si giustificheranno tutte quelle autorizzazioni a operare in studi privati che ora vengono rilasciate a pioggia?

Nel frattempo mentre si marcia, come avvenuto mesi fa a Torino, in favore della sanità pubblica, si continua a lavorare per quella privata. Non di rado sono proprio quelli delle prime file. Come quel presidente dell’Ordine dei medici di una provincia, primario, con trascorsi da dirigente Anaao (il sindacato dei camici bianchi ospedalieri) che ha partecipato alla manifestazione torinese, salvo comparire con tanto di foto e curriculum professionale sul sito di una struttura privata. Non certo un caso isolato, nella sanità a dove legittime battaglie in difesa del pubblico nascondono sempre meno una buona dose di ipocrisia, o comunque di affievolita credibilità. Una sanità dove se chiami il centro di prenotazione ti rispondono subito e altrettanto in fretta ottieni la prenotazione. Solo che il Cup è quello privato.

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