GRANDI EVENTI

Universiadi senza pace: lascia pure il direttore

Continuano le defezioni nel Comitato organizzatore della kermesse in programma a Torino nel 2025. Va via anche Cirianni, uomo Cusi, e ora tutto è in mano al leghista Sciretti. Tensioni e mutati rapporti di forza tra i soci: così l'evento rischia il flop

Non c’è pace alle Universiadi invernali di Torino, in programma il prossimo anno. In questi giorni ha rassegnato le dimissioni anche il direttore generale Francis Cirianni, l’ultima di una lunga serie di defezioni avvenute in questi mesi. Ad assorbire le sue deleghe è stato il presidente del comitato organizzatore Alessandro Sciretti con decisione – “unanime” tiene a precisare il diretto interessato – del Consiglio direttivo, che gli ha affidato il coordinamento operativo della struttura. Cirianni – persona legata al Cusi, ora FederCusi – era stato nominato la scorsa primavera, a seguito del demansionamento di Andrea Ippolito, fedelissimo allora di Riccardo D’Elicio, numero uno del Cus Torino, passato da direttore generale a direttore operativo salvo poi, anche lui, lasciare l'organizzazione della kermesse alla fine dello scorso anno. Organigrammi che cambiano come cambiano i rapporti di forza nell’assemblea dei soci, dove si sono registrate a lungo tensioni tra lo stesso Sciretti (dirigente della Lega vicino all’assessore allo Sport della Regione Piemonte, Fabrizio Ricca) e il Cus. L’addio di Cirianni, giunto a Torino dalla sua Reggio Calabria, sarebbe legato a “questioni personali”. C’è chi maligna che “non se ne sentirà la mancanza visto che non c’era mai”, altri invece ne sottolineano passione e competenza.

Per realizzare l’evento, in programma dal 13 al 23 gennaio, il Governo ha assicurato un contributo di quasi 29 milioni mentre dalla Regione ne sono arrivati altri 5,5. In totale fa poco più di 34 milioni. E questo la Regione, a traino Lega, l’ha fatto pesare a partire dal ruolo di Sciretti, che ha avuto un peso sempre maggiore non solo dettando le linee strategiche ma anche gestendo le questioni operative. Si parla anche di una decina di leghisti ingaggiati – a vario titolo – nello staff e compensi a cinque zeri per le figure apicali. Tra i decisori spicca la figura dell’ex pm Antonio Rinaudo, che si è trasferito alle Universiadi dopo il ruolo centrale assunto in Regione durante l’emergenza Covid: ora è il responsabile dell’Osservatorio antiriciclaggio, anticorruzione, legalità, trasparenza, security e safety della manifestazione.

C’è chi parla di aria pesante. Solo negli ultimi mesi hanno lasciato l’incarico Stefania Demetz (Games services), Paolo Verri (Special projects), Alberto Dolfin (Media). E poi ancora Valentina Bonfanti, Silvia Bini, Ilenia Scionti, Marco Bossina, Vittorio Conti, Luca Dirindin, Alessandro Saglietti, Marco Raviolo. Alcuni di loro figurano ancora nell’elenco pubblicato sul sito istituzionale dell’evento, pur essendo ormai fuori. C’è chi è andato a lavorare per le Olimpiadi di Milano Cortina, chi è tornato alla base, cioè al Cus Torino, chi ha scelto altre strade. Verri, per esempio, ora è direttore della Fondazione Mondadori. Sciretti, allo Spiffero, parla invece di “un gruppo che lavora con grande spirito di squadra e che ora stiamo implementando, viste alcune defezioni”.

Tra le principali critiche nei confronti di questa governance quella di aver trasformato l’evento in un “grande calderone burocratico”. Procedure lunghe e farraginose, bandi fermi o in ritardo: “Su questo aspetto ci sono delle difficoltà – ammette Sciretti – ma le stiamo affrontando. Abbiamo dovuto introdurre una gestione di tipo pubblicistico dal momento che gestiamo denaro pubblico”.

Intanto la sede è stata spostata da corso Ferrucci, dove ci sono gli uffici dell’assessorato allo Sport del Comune e di fronte allo storico quartier generale del Cus, al Lingotto, accanto agli spazi dell’Edisu, l’ente per il diritto allo studio della Regione di cui Sciretti è presidente. Uno spostamento che, secondo qualcuno, fotografa i mutati rapporti di forza. “È solo una questione logistica – smentisce Sciretti – perché in corso Ferrucci non ci stavamo più”.