Referendum, positivo il “lodo” Cacciari

La riforma costituzionale votata dal Parlamento è del tutto insufficiente e carente ma occorre tuttavia votare Sì. Soprattutto per evitare di ricadere nello stallo che ha caratterizzato la politica italiana. Ma va modificato l'Italicum

Il confronto attorno al prossimo referendum sulla riforma costituzionale ha assunto toni non da campagna elettorale ma da vera e propria tifoseria. È ormai una sorta di derby calcistico dove, alla fine, o stai con me o stai contro di me. Con tanti saluti alla semplice e banale considerazione che essendo la Costituzione di tutti si dovrebbe sempre perseguire l’obiettivo di creare il più largo consenso possibile alla riforma in oggetto. Ma così non è e ormai tutti si stanno posizionando.

La personalizzazione è iniziata con la proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro Boschi che hanno annunciato il “ritiro dalla politica” se a ottobre dovesse prevalere il No alla riforma. Una posizione che, ovviamente, ha trasformato la competizione in un referendum politico sulla figura del Premier, al di là forse della sua stessa volontà. Ora, al di là di questo aspetto che, comunque sia, condizionerà profondamente il prosieguo della campagna referendaria, forse ha ragione Massimo Cacciari quando in una recente intervista a Repubblica dice in modo chiaro e netto che la riforma votata dal Parlamento è del tutto insufficiente e carente ma occorre tuttavia votare Sì. Soprattutto per evitare di ricadere nello stallo che ha caratterizzato la politica italiana per troppo tempo attorno al capitolo delle riforme istituzionali e costituzionali. Ma, aggiunge Cacciari, si rende sempre più necessaria al contempo procedere ad una piccola modifica della legge elettorale – il cosiddetto Italicum - per far sì che attorno al referendum di ottobre si crei una larga maggioranza mettendo al riparo le istituzioni, e la politica italiana, da una potenziale deriva autoritaria ed oligarchica.

Che, alla fine, è la proposta avanzata a più riprese in queste ultime settimane dalla sinistra del Pd. E, nello specifico, sono almeno tre le modifiche che potrebbero velocizzare il percorso e rendere meno impervio e spigoloso lo stesso confronto referendario. Innanzitutto introdurre il premio di maggioranza alla coalizione e non al partito unico. E questo per la semplice ragione che in Italia la politica è sempre stata la “politica delle alleanze”. In secondo luogo abolire i capilista bloccati per evitare di riproporre il Porcellum che è stato biasimato e contestato per oltre dieci anni. E, in ultimo, evitare le pluricandidature per far sì di non favorire e pilotare dall’alto l’elezione dei propri “fedeli”.

Insomma, si tratta di tre piccole modifiche che non intaccano il sacrosanto principio della garanzia della governabilità da un lato e che, dall'altro, possono risolvere alcuni problemi che emergono dalla riforma costituzionale e che creano, di fatto, una eccessiva concentrazione dei potere. Anche perché, come tutti sanno, la riforma costituzionale non può essere disgiunta dalla riforma elettorale. Tutto si tiene e difficilmente si può valutare l’una senza tener conto dei riflessi dell’altra.

Ecco, il cosiddetto “lodo” Cacciari, se così lo vogliamo definire, mi pare francamente di buon senso e realisticamente percorribile. Certo, conosciamo le posizioni in campo e l’irremovibilità' del gruppo dirigente del Pd nel non modificare l’attuale legge elettorale. Ma la politica non è mai definita una volta per tutte e le posizioni, apparentemente immodificabili, possono essere emendate e corrette se si riesce a costruire sulla correzione in oggetto un vasto consenso e una significativa convergenza politica e parlamentare. Solo il tempo dirà se la proposta Cacciari si può percorrere. Credo sia dovere di tutti, almeno per quelli che condividono quella impostazione, continuare comunque a lavorare in quella direzione per arrivare ad una proposta largamente condivisa. E creare le condizioni per una maggior adesione popolare attorno alla stessa riforma costituzionale.

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