La lezione francese e i mali italiani

In Francia Macron ha nominato ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti, principe penalista del foro, di origine italiana. L’avvocato Moretti ha il primato per numero di assoluzioni ottenute. È stato difensore di Julian Assange (cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks) e spesso ha criticato con veemenza i “parquet” (pubblico ministero nel sistema francese) sino a definirli «vigliacchi» e «onnipotenti».

Nato Éric Dupond, è figlio unico di Jean-Pierre Dupond, metalmeccanico di Avesnois , ed Elena Moretti, donna delle pulizie di origine italiana. Ha perso suo padre all’età di quattro anni ed è stato allevato da sua madre. Moretti ha svolto diversi lavori per finanziare i suoi studi: becchino, muratore, addetto alla catena di montaggio, scaricatore di sacchi di sabbia, cameriere, assistente educativo. La sua vocazione di avvocato ha le sue origini nella storia della sua famiglia: suo nonno materno, un immigrato italiano, fu trovato morto, in condizioni sospette, nel 1957 lungo un binario ferroviario e suo zio presentò un reclamo affinché potesse essere aperta un'indagine. Questo fatto famigliare lo indusse a scegliere la strada della Giustizia.

Come molti grandi penalisti orfani di padre (Robert Badinter, Georges Kiejman, Hervé Temime ), la sua infanzia è stata contrassegnata da un forte sentimento di giustizia, ma il vero fatto determinante per intraprendere la professione di avvocato penalista ebbe luogo nel 1976 quando sentì alla radio l’annuncio dell’esecuzione di Christian Ranucci giustiziato per aver ucciso Marie-Dolorès Rambla nel 1974. Ranucci, al momento del processo, rifiutò di sfruttare una strategia difensiva (patteggiamento) che avrebbe potuto salvarlo dal patibolo, preferendo invece perorare la sua innocenza. Prima di essere ghigliottinato Ranucci espresse ai suoi avvocati la sua ultima volontà: «Réhabilitez-moi». In Francia nel gennaio 2006 si fece largo nei media una nuova tesi: il serial killer Michel Fourniret, nel giugno 1974, era di passaggio a Marsiglia e poteva essere lui il vero assassino della ragazzina. In ogni caso l’esecuzione di Ranucci, per le numerose zone d’ombra che hanno accompagnato l’intera vicenda processuale e per le modalità con cui è stata condotta l’indagine e per le incertezze mai sopite sulla sua colpevolezza, che non fu mai provata in modo del tutto convincente (oltre ogni ragionevole dubbio, come dovrebbe essere in un maturo stato di diritto), fa scalpore ancora oggi.

Tutti i Paesi hanno commesso errori sulla amministrazione e organizzazione della Giustizia, errori anche gravi, ma gli errori sono serviti per promuovere sostanziali processi di miglioramento. È da questo punto di vista che l’Italia risulta essere una “vera” anomalia. Da noi, purtroppo, esiste “l’eterno ritorno dell’uguale”, teoria filosofica di Friedrich Nietzsche, dove tutto sembra mutare ma in sostanza ci scontriamo sempre con gli stessi irrisolti problemi nati dall’Unità di Italia per passare lungo le due guerre mondiali, alla stagione cosiddetta di “Mani pulite” per arrivare al Covid 19 e purtroppo oltre…

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