"200mila auto a Mirafiori", solo uno slogan

L’insostenibile leggerezza degli slogan oltreché dannosi, sovente esprimono concetti inapplicabili o disattesi. “Uno vale uno”, “prima gli italiani” ma anche “basta morti sul lavoro” per poi arrivare al “produrre duecentomila vetture a Mirafiori” insistentemente ribadito da molti soggetti sociali,  politici e sindacali in questi giorni.

Inapplicabile e distorcente della realtà, così si diffondono attese irrealizzabili anziché spiegare ciò che è possibile fare. Lo spiego un’ultima volta poi si cambia argomento. Provo a usare qualche dato per dare l’idea. Nello stabilimento di Stellantis a Mulhouse 4.300 dipendenti fissi producono sei modelli e loro varianti termiche e ibride sfornando 830 auto al giorno su due turni su cinque giorni lavorativi per un totale di 200mila vetture all’anno. Praticamente 47 vetture dipendente/anno.  A Pomigliano con 4.250 dipendenti fissi si producono tre modelli e le loro varianti con una produzione giornaliera di 1.030 vetture su tre turni dal lunedì al sabato per un totale di 216mila auto per anno, ovvero 51 auto dipendente/anno.

Quando Tavares evidenzia un problema di utilizzo impianti e produttività ci balza subito agli occhi un dato: in Francia a pressoché parità di dipendenti producono con dieci turni a settimana ciò che a Pomigliano si produce sui 18 turni (diciassette in realtà)

A Mirafiori occorrerebbero oltre 1.200 assunzioni per raggiungere quota 200mila vetture. È plausibile? Vorrei tanto di sì ma il realismo mi dice che è difficilmente praticabile, anche nel corso di qualche anno. Dovrebbe letteralmente esplodere la produzione mondiale, in altre parole l’economia mondiale dovrebbe avere una crescita esponenziale per fare lievitare il mercato dell’auto e consentire una proporzionale crescita di produzione di auto nel mondo, nei prossimi, tali da consentire solo a Mirafiori di quadruplicare la produzione attuale. E gli altri 50, circa, stabilimenti Stellantis? E gli altri produttori? Di quanto dovrebbe “esplodere” la produzione mondiale?

Gli slogan devianti creano aspettative che si ripercuotono sulla politica ma oggi la politica è così. D’altra parte se leggete l’ultimo libro di Cottarelli “Dentro il Palazzo” capirete la banalità della politica e l’incompetenza diffusa.

Se Mirafiori ha prodotto poco oltre 12mila vetture nel primo trimestre 2024, quindi con una tendenza a produrne 50mila/anno, cioè quasi il 30% in meno del 2023 e con  Stellantis che in Italia perde il 9,8% di produzione mi si spiega come si fa anche nei prossimi anni a produrne 200mila? Anche un secondo produttore, chiunque esso sia e con potenzialità abnormi, non può compensare il gap produttivo, nel breve-medio periodo, a meno che da domani l’economia mondiale prosperi ribaltando tutti i pronostici, cessino le guerre, la Germania riprenda a essere economia trainante, cose tutte assai improbabili. Allora perché si coltivano slogan improduttivi illudendo i lavoratori di Stellantis in primis? Anche tutti i tavoli nazionali sono diventati un rituale illusorio. Le continue dichiarazioni del ministro Urso, di cui non si realizza nulla concretamente, gettano discredito anche sulla parte di operato utile. Sarebbe bene lavorare di più e parlare di meno. Da quanto si attendono gli incentivi? Perché tutto questo tempo per dare una risposta al mercato?

Tornando a Torino, suggerirei sommessamente, agli “sloganisti”di professione di domandarsi alcune questioni: Mirafiori ha le linee produttive adatte a ospitare più modelli e quali piattaforme Stellantis? Perché se non c’è la tecnologia di processo adatta le auto non si producono. Prima di invocare un risultato finale bisogna mettere le condizioni affinché esso si realizzi e qui è anche compito della politica.

Giustamente Stellantis ammoderna e apre nuovi stabilimenti tra Marocco e Tunisia, come reagisce il sistema Italia e Torino a queste scelte? Certo non contrastandole perché, almeno per il sindacato sarebbe eticamente sbagliato ma sbagliato anche per chi blatera slogan tipo “Prima gli italiani, aiutiamoli a casa loro” e per aiutarli a casa loro bisogna costruire stabilimenti, cosa che Stellantis fa.

Tornando ai volumi produttivi abbiamo una divaricazione notevole tra quanto  prodotto da Stellantis in Italia e l’immatricolato in generale che ha un segno molto positivo, + 5,7%, sul primo trimestre 2023  e non credo sia solo un problema di incentivi calcolando che il BEV vale il 3,4% nel Bel Paese. Da considerare che Stellantis produce di meno ma aumenta la quota di mercato Italia con un + 4,2% in quanto contribuiscono all’immatricolazione la Citroen C3 e Peugeot 208.

Allora se torniamo a quanto si produce a Mulhouse e a Pomigliano credo che ci sia un problema di assegnazione di modelli che vendono e che richiedono condizioni, sociali, economiche, organizzative e sindacali tali da rendere gli impianti saturabili. Oltre a un governo che passi dalle dichiarazioni senza seguito pratico a politiche più silenziose ma efficaci.

Tutta l’Europa nei suoi cinque maggiori mercati ha le immatricolazioni in crescita a doppia cifra e la produzione di Stellantis in Italia, a parte Pomigliano, crolla. Se invece va bene il mercato Usa con i modelli statunitensi, la 500 Bev non sfonda, per ora. Forse c’è un problema di validità dei modelli immessi sul mercato? D’altra parte la riprova è la Maserati, non competitiva con brand omologhi a partire da Audi, Bmw e Mercedes.

Allora la situazione è molto complessa, non può essere ridotta a slogan, a maggior ragione se fuorvianti e irrealizzabili. Sulla moltitudine di tavoli nazionali e regionali se invece della demagogia e del populismo ci fossero competenze supportate da dati e numeri forse sarebbe più utile. Poi ci andrebbero anche decisioni e scelte, non elettorali, ma industriali non solo da parte delle aziende ma anche dalla politica e dal sindacato.

Dopodiché se verrò smentito sarò la persona più felice del mondo, considerando che Tavares già oggi potrebbe annunciare la produzione della 500 endotermica a Mirafiori. Nel 2023 era nella top 10, al nono posto, con 173mila vetture vendute, in Europa, ma con un calo del 3% rispetto al 2022. Da notare che nella top 50 quasi la metà dei modelli che calano nelle immatricolazioni sono Fiat o Peugeot. Vorrà pur dire qualcosa. Purtroppo.

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