SCIUR PADRUN

Confindustria, nessun vice piemontese. Orsini lascia Marsiaj a becco asciutto

Piemonte escluso dalla prima linea di viale dell'Astronomia. Ed è la seconda volta che gli strateghi di via Fanti non azzeccano il cavallo vincente. Il nuovo leader assicura attenzione ai temi del territorio, automotive in testa, ma niente deleghe

Viale Astronomia scompare dallo stradario confindustriale piemontese. Per dirla più chiara, il Piemonte resterà a becco asciutto nella pur copiosa distribuzione delle vicepresidenze che supporteranno il nuovo numero uno di Confindustria Emanuele Orsini. Ed è la seconda volta, dopo la Caporetto di quattro anni con il sostegno alla torinese Licia Mattioli. Insomma, anche stavolta gli strateghi di via Fanti e via Vela hanno cannato, e di brutto. Uno smacco, quello odierno, che dovrà essere digerito con un bel po’ di Maalox dall’ancora per poco presidente dell’Unione Industriale torinese Giorgio Marsiaj che a una poltrona romana ci puntava da tempo, ma che non di meno peserà su tutto il sistema confindustriale della regione. E pure per Marco Gay, aspirante successore alla guida degli industriali subalpini, si tratta di una brutta notizia. Non solo perché anche lui, dicono i maligni, a un incarico di livello nazionale ci avesse fatto più di un pensierino, ma ora con un Marsiaj ancora tra i piedi sarà costretto a sforzi titanici di diplomazia. Per non dire che sarà costretto a interrompere gli studi da leader nazionale, obiettivo cui stava lavorando negli ultimi mesi.

Le autorevoli voci che arrivano dall’entourage del successore di Carlo Bonomi mentre assicurano l’intenzione da parte del nuovo presidente di non trascurare i temi cruciali che hanno in Piemonte la loro base, a partire dall’automotive, confermano che non c’è alcuna volontà di assegnare alla regione una delle tredici vicepresidenze, ciascuna con una o più deleghe. Orsini, come noto, si appresta a presentare la sua squadra il 18 aprile per poi tornare innanzi all’assemblea il 23 maggio per l’elezione. Tra i nomi di cui si avvarrà l’imprenditore emiliano pressoché certo è quello di Vincenzo Marinese, numero due di Veneto Est, seconda territoriale del sistema dietro ad Assolombarda. Così tra i papabili circolano quelli di un altro veneto, Leopoldo Destro, e dell’uscente vicepresidente nazionale Barbara Beltrame, già in squadra di Bonomi con la delega per l’internazionalizzazione. Non è escluso che Orsini decida in seguito di avvalersi di figure piemontesi per seguire alcuni dossier, ma saranno comunque ruoli diversi da quelli che finiranno ad altre regioni, tra cui sicuramente quelle dove l’iniziale sostegno di Antonio Gozzi era stato poi dirottato su Orsini. 

E proprio l’atteggiamento nei confronti del nuovo presidente quando ancora era in corso il duello con Edoardo Garrone, peserebbe sulle decisioni riguardo al Piemonte, regione il cui fronte confindustriale apertamente a favore dell’industriale ligure poi ritiratosi dalla contesa non avrebbe mostrato quella attesa e manifesta attestazione nei confronti del nuovo condottiero. Un silenzio che se da un lato ha mostrato lo straniamento prodotto dal ritiro di Garrone (ciò significa che sono tenuti fino all’utimo all’oscuro delle mosse in corso), dall’altro è suonato a dir poco stonato alle orecchie di Orsini e del suo ampio fronte di supporter.

Nessun riposizionamento seppur tardivo ma pur sempre apprezzabile, nessun segnale evidente, insomma una posizione che, oggettivamente, rendeva forse azzardato sperare in una vicepresidenza, come quella che senza infingimenti Marsiaj credeva di aver prenotato come buonuscita al termine del suo mandato a Torino. Del suo buen retiro, dicono ancora le voci romane, si dovrà fare carico il Piemonte, che dalla partita giocata senza troppa strategia per il prossimo mandato al vertice di Confindustria ne esce con le ossa rotte.

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