VERSO IL VOTO

Damilano in ticket con Porchietto.
Così Tajani vuole arginare Moratti

Doppia coppia per l'imprenditore acqua&vino. L'ex deputata in campo come portatrice d'acqua (verrà ricompensata con un assessorato nella futura giunta regionale) e per contenere una possibile rivale interna del vicepremier. La regia di Cirio

Dopo l’ingaggio di Paolo Damilano è ancora il Piemonte a fornire l’ulteriore tajanata, intesa come mossa felina dell’apparente mite Antonio Tajani, sempre più a suo agio nel ruolo di segretario di Forza Italia. Non sarà un leader (e non lo è) ma fare il capo gli piace, ci ha preso gusto e non ha alcuna intenzione di dare spago e spazio a chi un domani, vieppiù se prossimo, potrebbe fargli ombra o, peggio, disarcionarlo. Ma andiamo per ordine.

Questione di ore e verrà annunciato che della formazione azzurra per le europee nel Nord Ovest fa parte anche l’ex deputata e, ancor prima, assessore regionale Claudia Porchietto. Parlamentare nella scorsa legislatura, ricandidata in un collegio con scarse possibilità dal cerchio tragico ronzulliano all’epoca ancora in auge, Porchietto aveva pagato come altri la non appartenenza alla corte dell’allora vestale di Arcore finendo in una delle sue fatwe. Troppo contigua alla capogruppo dell’epoca, Mariastella Gelmini, al punto da essere stata a un passo dal seguirla sulla strada verso Carlo Calenda. All’ultimo, raccontano, non se l’è sentita ma tanto è bastato a cadere in disgrazia. E così, smaltita la tranvata e accantonata la (pazza) idea di aspirare alla presidenza della Compagnia di San Paolo, il ritorno di fiamma per la politica. Con la stessa passione che cinque anni fa la spinse a ingaggiare il duello con Alberto Cirio per la guida della Regione. A quei tempi i rapporti con l’opossum albese erano a tratti tesi e a volte burrascosi. Acqua passata, oggi tra i due splende il sereno, anzi l’azzurro terso. Proprio il governatore, nelle sue vesti di vicesegretario nazionale e sodale di lunga data di Tajani, col quale condivise il quinquennio a Bruxelles, sarebbe il principale ideatore del ritorno in pista dell’ex presidente dei piccoli imprenditori torinesi. Una candidatura di servizio, utile a far breccia nel mondo economico-produttivo e delle professioni, indispensabile a puntellare la corsa di Damilano, che è il nome di punta della falange piemontese (con grande scorno di Roberto Cota). Un impegno che verrebbe ricompensato con una poltrona di assessore esterno nella futura giunta regionale.

Non solo. Nella testa di Tajani l’operazione Porchietto avebbe anche un’altra valenza. Memore dei suoi trascorsi giovanili da controllore di volo della Nato, il segretario dedicherebbe particolare attenzione a evitare eccessive salite di quota di Letizia Moratti. Un exploit al di sopra delle previsioni potrebbe certamente giovare al partito, ma anche porre qualche problema: per i suoi rapporti privilegiati con la famiglia Berlusconi e, non ultimo, per le disponibilà finanziarie su cui può contare. Voci che si rincorrono tra Roma e Milano riferiscono della volontà di Tajani di ridimensionare un potenziale concorrente alla leadership. Persino le indiscrezioni che vogliono la Moratti destinata a un posto di ministro nel rimpasto successivo al voto vengono smentite dall’inner circle del capo della Farnesina. “Se viene eletta – cosa su cui pochi nutrono dubbi – resterà a Bruxelles”, pronosticano nella Capitale. Si vedrà. Di certo, una figura come quella di Porchietto fungerebbe da limitatore di giri al turbo Moratti: lo stesso ticket con Damilano sarebbe più arduo, se non impossibile, almeno in provincia di Torino.

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