FINANZA & POTERI

Palenzona non perdona: fuori dalla Crt l'"infedele" Bonadeo

Il commercialista di Tortona è sospettato di aver tramato alle spalle di Furbizio per assicurarsi non solo il rientro in fondazione ma addirittura la poltrona di vicepresidente. Oggi le dimissioni e la solita manfrina dei ringraziamenti. E pensare che era un suo ascaro

Ha peccato di hybris, Corrado Bonadeo, e gli dei l’hanno punito. Anzi, Giove in persona ha lanciato i suoi strali: da fedelissimo di Fabrizio Palenzona a reprobo. La Fondazione Crt “ha preso atto delle dimissioni presentate dal consigliere di indirizzo Bonadeo che contestualmente ha anche ritirato la sua candidatura dalla lista dei cooptati, in vista del rinnovo del consiglio di indirizzo del 19 aprile, manifestando altresì l’indisponibilità a ricoprire cariche all’interno della Fondazione”. È quanto si legge in una nota. Il presidente Palenzona ha ringraziato Bonadeo “per i 5 anni di grande impegno Crt e ha preso atto della decisione, considerandola un gesto di generosità e di grande rispetto verso l’istituzione. Le dimissioni dissipano ogni questione insorta negli ultimi giorni in seno al consiglio di indirizzo e non precludono in alcun modo la possibilità che si presentino in futuro altre occasioni di collaborazione”. Insomma, gli ha dato il benservito.

I fatti che hanno dato origine all’odierna vicenda sono noti. Bonadeo, commercialista di Tortona, tra gli artefici del “colpo di palazzo” che ha detronizzato Giovanni Quaglia era in scadenza dal parlamentino di via XX Settembre e il suo nome non compariva in nessuna delle terne indicate per il rinnovo, in calendario venerdì prossimo 19 aprile. E così si era ingegnato per trovare una strada che gli consentisse di rientrare dalla finestra, strada che inizia col garantirsi un accordo per essere inserito (con altri nomi di fiducia), tra i quattro professionisti che dovranno essere cooptati e poi, quando Antonello Monti passerà in Compagnia di San Paolo, coprire il posto che lascia vacante nel cda. Tra i nomi suggeriti per i cooptati, quelli di Giuseppe Tardivo, Michele Rosboch (che invece fino all’ultimo aveva appoggiato il rinnovo di Quaglia) e Fiorenza Viazzo. Nomi che sono stati sostenuti con la propria firma da una decina di consiglieri su 17: sarà infatti il consiglio di indirizzo uscente a decidere. Una mossa, quindi, dettata anche dal fatto che nelle terne presentate ci sono pochissimi casi di riconferma e tanti volti nuovi che seguono il ricambio politico degli enti designanti. Un piano, quello di Bonadeo, che avrebbe avuto le fattezze di un vero e proprio “patto parasociale”, sorta di organismo decisorio esterno a quelli che sono previsti da statuto (cda e cdi), per portarlo alla vicepresidenza. Comunque sia, una fronda interna maturata alle spalle dello stesso Palenzona. Che infatti non l’ha presa benissimo: affiancato dal segretario generale Andrea Varese ha fatto partire una segnalazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze, cui spetta la vigilanza sulle fondazioni, e sono state avviate consultazioni legali a tutela della fondazione.

Il tutto, certificato da un fitto carteggio reso noto la scorsa settimana nel corso in una riunione delle commissioni del consiglio. Varese in proposito scrive: “È stato portato alla conoscenza del presidente un documento contenente un asserito patto tra componenti dell’organo di indirizzo dove emergono alcuni elementi problematici. Il patto sembra prefigurare la predeterminazione delle decisioni al di fuori dell’organo deputato, un vincolo nel processo deliberativo, una sorte di rappresentanza impropria attraverso un portavoce. Il patto – prosegue Varese nella sua denuncia – sembra incidere sulla governance della Fondazione Crt mediante regole di governo dell’ente non conosciute o conoscibili”. Il segretario ha informato inoltre che “in linea con le sollecitazioni ricevute dall’autorità di vigilanza verrà convocata, in coerenza con le interlocuzioni avvenute con il Mef, un Cda per una compiuta istruttoria collegiale della vicenda”. Prima della decisione odierna, Bonadeo ha provato a fare un passo indietro con una lettera di scuse. “Mi spiace sinceramente che il nostro amato ente sia a perdere tempo in inutili diatribe. Poteva essere risolto tutto senza coinvolgere l’autorità di vigilanza. Il documento è una bozza ed è del tutto privo di effetti”. Ora ci ha rimesso il collo.

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