SCIUR PADRUN

Farinetti, l’Eataly s’è desta

Grane per il patron della catena made in Turin. Primo sciopero a Firenze e dipendenti sul piede di guerra in mezza Italia. E spuntano accertamenti sui lavori di ristrutturazione del quartier generale al Lingotto. Dopo lo sbarco a Londra la cessione?

Bocconi amari e assai indigesti per Oscar Farinetti. Il patron di Eataly, profeta del cibo di classe a prezzi tutt’altro che popolari, capace di coniugare solidissime relazioni politiche e un marketing aggressivo attorno a se stesso più che ai prodotti che vende nei suoi supermercati, è finito nel mirino dei suoi stessi dipendenti e rischia di dover rispondere di qualche presunta irregolarità commessa nei lavori di ristrutturazione della sede torinese del Lingotto.

 

Per la prima volta vacilla l’immagine dell’immarcescibile padre padrone di una catena di supermercati prolificati ovunque negli ultimi anni: a Firenze i lavoratori stanno scioperando contro la gestione del personale attuata dalla proprietà. “Eravamo 120 quando abbiamo aperto nel dicembre 2013, ora siamo meno di 50” dicono gli scioperanti e in una situazione simile si trovano anche i lavoratori di Roma, Bari e Bologna. A Firenze si parla di un clima di terrore in azienda: «si fa finta di lavorare part time e di avere orari flessibili, la verità è che noi diamo disponibilità 24 ore, che possono cambiare il turno quando vogliono, conosciamo il nostro turno di lavoro da un giorno all’altro e per noi è impossibile organizzarci la vita» dice un dipendente fiorentino. Si parla di «orari estenuanti, contratti ai limiti della legalità se non altro» proseguono alcuni lavoratori. Una situazione non dissimile a quella degli altri store e che potrebbe scatenare un effetto a catena, originando altri focolai di protesta. A Torino un gruppo di dipendenti ci sta pensando.

 

Secondo quanto appreso dallo Spiffero, inoltre, la verità è che non tutti gli 11 ristoranti della catena in Italia sembra godano di ottima salute. A Roma pare che il ristorante stia andando molto male al punto che siano più i giorni di chiusura che quelli in cui è aperto al pubblico, a Bologna idem, a Torino i due punti vendita – quello del Lingotto e di via Lagrange hanno performance altalenanti – l’unico che garantisce cospicui guadagni è lo store milanese. Una situazione dovuta certamente al calo dei consumi e forse anche al fatto che per molti il rapporto qualità prezzo dei suoi prodotti risulta un tantino sbilanciato sul prezzo. E a un modello organizzativo che punta più sulla fase di start-up, all'effetto-evento che al consolidamento vero e proprio sistema.

 

Non è la prima volta che Farinetti subisce delle critiche per le condizioni di lavoro e contrattuali alle quali sono costretti i lavoratori della sua catena. E dire che nel suo palmares non mancano premi, come il premio Scanno, ottenuto nel 2012 “per aver dimostrato di saper coniugare attività imprenditoriale e attenzione verso l’ambiente e il sociale”. Appunto, "Scanno". E dire che Farinetti, classe 1954 da Alba, dove il papà partigiano è stato vice sindaco socialista, si è sempre definito uomo di sinistra, amico personale di Fassino e Bersani, Chiamparino e soprattutto Matteo Renzi, sostenuto apertamente dalla sua prima discesa in campo alle primarie. Lo stesso Farinetti che lo scorso anno ammise di aver aperto 7 o 8 negozi senza i necessari permessi per porre l’accento sulla bronto-burocrazia italiana. Altro fronte nel quale si registrano tensione è nel rapporto con i fornitori: secondo alcuni vengono imposte condizioni nei volumi tali da essere costretti, prima o poi, a passare la mano, entrando direttamente nel magico mondo Eataly. cioè a svendere le proprie aziende. E, mentre si susseguono le voci di un suo prossimo disimpegno da Eataly come già fece con UniEuro, ceduto agli albori degli anni Duemila a un colosso britannico, proprio una questione di permessi potrebbe inguaiarlo a Torino, nella culla del suo impero. Sarebbero in corso approfondimenti sulle modalità di ristrutturazione dei suoi uffici in via Nizza, dove potrebbero non essere stati rispettati i vincoli sui lavori edilizi nelle soffitte. Un altro inciampo, dopo quello compiuto  all’apertura della sede di via Lagrange inaugurata alla presenza del sindaco Fassino, senza permessi dei vigili del fuoco, arrivati solo due giorni dopo. Per ora non è dato sapere di più, quel che è certo è che l’autunno di Farinetti rischia di essere rovente. Secondo il più classico e scondato topos sindacale.