DAI PALAZZI

Rimpastino, Piemonte a bocca asciutta

Con la nomina del ministro degli Esteri e di due sottosegretari sfuma la speranza di avere esponenti subalpini nell'esecutivo di Renzi. E' mancato un lavoro di lobbying e un partito forte che perorasse la causa. Ma c'è chi brinda all'amico Gentiloni

Con l’ultimo rimpastino e la nomina di Paolo Gentiloni alla Farnesina si chiudono ormai quasi definitivamente le residue speranze del Piemonte di avere un esponente di peso nel Governo di Matteo Renzi. Il premier, infatti, ha scelto inoltre  due sottosegretari, Paola De Micheli all’Economia (al posto di Giovanni Legnini, eletto vicepresidente del Csm) e Davide Faraone alla Pubblica Istruzione (sostituendo Roberto Reggi, finito al Demanio). Due caselle, in particolare quella presso il ministero di via XX Settembre, particolarmente ambite dal Pd piemontese per piazzare un uomo in un luogo operativo che fungesse da ufficiale di collegamento con il territorio, soprattutto in vista delle difficili partite sul campo, a partire dal cosiddetto Salva Piemonte.

 

Di certo l’andamento periclitante con cui il partito di via Masserano è costretto a muoversi tra le inchieste Rimborsopoli e quella sulle firme false, che coinvolgono di riffa o di raffa lo stesso segretario regionale Davide Gariglio, hanno influito su un processo nel quale già pareva difficile inserirsi alla vigilia, vista anche la presenza all’Economia del viceministro alessandrino Enrico Morando, tecnico di spessore ma abbastanza avulso dalle logiche politiche locali, soprattutto da quelle torinesi. Sfumano, dunque, i sogni di gloria per quanti in segreto ci speravano, da Mauro Maria Marino, presidente della Commissione Bilancio a Palazzo Madama alla renzianissima deputata Silvia Fregolent, membro della Commissione Finanze a Montecitorio, passando per il senatore Stefano Esposito, tra i parlamentari più esposti nel rappresentare gli interessi di Torino città. E in questo senso, probabilmente, l’unico che avrebbe potuto fare una vera azione di lobbying  era il sindaco Piero Fassino, apparso però poco interessato a una partita nella quale ha capito sin da subito che difficilmente lo avrebbe visto in gioco in prima persona. E dire che nei giorni scorsi della questione si era tornato a parlare durante la penultima segreteria regionale, quando a sollevare la questione era stato Mario Sechi, di Rifare l’Italia, che aveva chiesto un’azione del partito per tentare l’ardito blitz. Non se n’è fatto nulla.

 

Ma qualcuno in Piemonte che gioisce per le recenti nomine c’è: in primis Gianni Vernetti che alla Farnesina ha ricoperto l’incarico di sottosegretario e a Gentiloni è accomunato da vecchia amicizia, per la lunga militanza comune nella Margherita e in particolare nella corrente dell’ex segretario Francesco Rutelli. Via twitter Vernetti manda il suo personale "in bocca al lupo" a Gentiloni e poi profetizza: "Farà bene il ministro degli esteri in un momento di gravi crisi". E proprio in virtù dello stretto rapporto tra i due non è escluso un incarico dell'ex sottosegretario al fianco del nuovo numero uno delle feluche. Tra coloro che brindano, nei palazzi romani, c’è anche la chivassese Elena Actis, a lungo vero punto di riferimento di Gentiloni per le sue missioni in terra subalpina, già collaboratrice dell’assessore Gianna Pentenero, durante il quinquennio di Mercedes Bresso e attualmente ricopre il prestigioso incarico di capo della segreteria al ministero dell’Istruzione di Giovanna Giannini