FALSO D'AUTORE

Tarocchi elettorali
d’esportazione

Non solo a Torino dove da giorni si contano le firme dei morti a sostegno di improbabili liste per le Comunali. La cordata delle formazioni civetta approda a Roma dov'è candidato Rabellino. Ma la conquista della capitale iniziò nel 2013

Tarocchi d’esportazione. Nella lunga notte (politica) dei morti viventi, che sottoscrivono improbabili liste per le amministrative di Torino, la pittoresca “banda patacca”, capitanata da Renzo Rabellino, plana su Roma, dove l’ex consigliere provinciale subalpino è candidato nella lista del Grillo Parlante a sostegno dell’imprenditore Dario Di Francesco e assieme a una serie di altre formazioni evocative di partiti ufficiali come il Movimento per Roma e la Lega Centro

Ma non è la prima volta che l’esercito dei “taroccatori” – naturalmente secondo le definizioni che affibbiano loro gli avversari – muove sulla Capitale: già nel 2013, sia in occasione delle Comunali che delle Regionali, Rabellino e soci non solo riuscirono a presentare una serie di liste a 700 chilometri di distanza dal loro campo d’azione politico, ma sfiorarono l’eletto grazie all’alleanza con l’allora candidato governatore del centrodestra Francesco Storace. Fu in quell’occasione che venne coniata per la prima volta la lista Lega Centro (oggi riproposta, con scritto in bella evidenza “Salviamo”, una esortazione colma di assonanze con il nome del leader del Carroccio autentico Matteo Salvini e una bella ruspa in testa a evocare una delle battaglie storiche del popolo padano). Quella lista ottenne il via libera all’apparentamento da Storace in persona, ma quando vennero stampati i manifesti, "Lega Centro" era scritto minuscolo e il nome del candidato governatore occupava quasi tutto il simbolo. Così, senza uno straccio di manifesto e candidati pescati in gran parte in Piemonte arrivò a un passo dall’elezione di un consigliere. Nella sola circoscrizione di Roma sfiorò i 33mila voti, la lista ufficiale di Storace si fermò a 27mila strappando un seggio solo grazie alle preferenze ottenute nelle altre province. E indovinate un po’ chi era candidato in Lega Centro? Quel Ferdinando Berthier che da consigliere comunale uscente ha autenticato le firme dei morti a Torino e oggi corre per uno scranno con il Mir – Moderati in Rivoluzione – appoggiando il candidato sindaco Roberto Rosso.

In questi anni si è assistito a una vera e propria saldatura tra i promotori delle liste civetta piemontesi e quelli capitolini, come dimostrano taluni simboli coniati all’ombra del Cupolone, come Viva l’Italia (“che alla nascita aveva una bandierina tricolore proprio come quella di Forza Italia, ma gliela fecero togliere” racconta Gabriele Maestri, animatore del giornale on line “I simboli della discordia” tra i più grandi esperti della materia). E non è un caso se nella lista Lega Centro d’ispirazione piemontese sia candidato quell’Alessandro D’Agostini, che è l’ideatore del romanissimo Movimento Poeti d’Azione, lista che, però, in questa tornata è stata ritirata per la difficoltà di recuperare le firme e soprattutto i candidati nei vari municipi. Oggi Viva l’Italia è un’altra delle liste che si presenta a Roma con un simbolo geniale che riporta a caratteri cubitali la scritta: “con Gioia”, e chissà quanti con Gioia crocetteranno il logo convinti di votare per Gio(r)gia, ovvero la Meloni, candidata sindaco di Fratelli d’Italia e Lega. Nella coalizione ci sono anche ben due simboli capaci di evocare il Movimento 5 stelle: oltre alla già citata lista del Grillo (dove il capolista è l’ormai celebre Franco Grillo e il numero due Rabellino), il Movimento per Roma al cui simbolo mancano solo le cinque stelle.  In molti casi i leader dei partiti "ufficiali" sentitisi defraudati hanno minacciato e poi inoltrato il ricorso e non è detto che in queste ore alcuni degli emblemi in questione non vengano modificati o addirittura eliminati dalla corsa. Per ora, però, sono vivi e combattono insieme agli altri, a differenza di quelli che si sono ritrovati a sottoscriverne la lista.