Cota nella Regione delle meraviglie

“Eravamo messi male, pieni di debiti e sprechi”. Difende a spada tratta il piano sanitario, negando le palesi divisioni interne alla maggioranza. E a ogni suo intervento esplode la claque padana

GOVERNATUR Roberto Cota

Una dichiarazione d’amore all’assessore Paolo Monferino e una serie di stilettate a chi l’ha preceduto. Potrebbe essere sintetizzata così la conferenza stampa di fine anno del governatore Roberto Cota. In aula tutti i capigruppo della maggioranza e i membri della giunta, dai quali sono partiti anche sonori quanto inusuali applausi al termine dei suoi interventi. Segnali di unità, che servono a smorzare le polemiche delle ultime ore in seguito all’incontro del governatore con i sette consiglieri di Progett’Azione (Pdl), che nell’ultima assemblea a Palazzo Lascaris avevano fatto mancare il numero legale, bloccando il Consiglio. Dopo le accuse del vice coordinatore regionale Agostino Ghiglia ai suoi compagni di partito, rei di assumere “comportamenti ricattatori” nei confronti della maggioranza in aula volavano solo colombe, ben rappresentate anche dal vice presidente Ugo Cavallera. Come previsto Cota si limita a lanciare qua e là ramoscelli d’ulivo, dribbla come un funambolo del calcio moderno le domande sull’argomento e nega la possibilità di un rimpasto in giunta: «Nessuno dei vertici del Pdl mi ha mai fatto una richiesta in questo senso». Ma le divisioni ci sono eccome se un uomo mite come Cavallera si sente in dovere di bacchettare i compagni di partito dissidenti «E’ necessario separare la sana dialettica politica, dall’azione amministrativa».

 

La difesa della sua squadra è strenua, in particolare per i provvedimenti varati dall’assessore alla Sanità Monferino, il cui piano sanitario vedrà la luce non prima del prossimo mese di febbraio, contrariamente a quanto assicurato qualche settimana fa il governatore, convinto di poter chiudere la partita già entro il 2011. «Per la prima volta negli ultimi 15 anni i conti della sanità saranno sotto controllo. Un’operazione fondamentale, perché è proprio questo settore ad aver procurato il debito astronomico che gravava sulla Regione quando mi sono insediato». Non cita mai l’ex presidente Mercedes Bresso, ma in realtà il riferimento a lei ricorre con incredibile frequenza: «La macchina regionale era messa molto male, malata di assoluta mancanza di progettazione». E ancora: «Settori come i Trasporti e la Sanità non possono essere come fino ad ora è accaduto, centri di potere fini a se stessi».

 

Tra i risultati raggiunti Cota sottolinea la riduzione dell’Irap per insediamenti industriali in 236 comuni piemontesi, lo stanziamento di 50 milioni per opere pubbliche di interesse locale, il contratto di servizio tra Regione e Trenitalia («dopo quattro anni di silenzio sull’argomento»), i 15 milioni impegnati pe le imprese valsusine che operano a Chiomonte («anche sulla Tav quando siamo arrivati la situazione era tutt’altro che chiara»). Annuncia la riforma dei trasporti locali, «perché non è possibile che continuino a circolare autobus con 1 o 2 passeggeri». Un grande imbarazzo gela la stanza alla fine della conferenza, quando tutto sembrava essere andato bene: «Presidente, lei ha parlato di occupazione e dei risultati raggiunti sul tema dalla sua amministrazione. Come intende occuparsi dei 206 precari in scadenza di contratto tra cui me?». E anche in questo caso, ripreso il filo dopo qualche secondo di esitazione, il governatore scarica il barile su chi lo ha preceduto «che aveva promesso un’assunzione che non poteva mantenere». 

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