Gli immigrati ci “servono”
La realtà è un po’ diversa
Stefano Rizzi 07:40 Giovedì 27 Luglio 2017
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Accolta in Regione con tutti gli onori per presentare la campagna "Ero straniero", la papessa radicale Bonino ha avvalorato la tesi del positivo apporto economico dell'immigrazione. Confutata però, dati alla mano, da Fornero e Ricolfi
Nelle mani degli immigrati. Mani conquistatrici nel rischio paventato dai sovranisti, mani inconsapevolmente caritatevoli per il fronte, sempre più ampio, formato da chi, sostenendo le tesi del presidente dell’Inps Tito Boeri, indica in chi sbarca sulle coste italiane e poi trova (se trova) lavoro il rimedio per evitare che in futuro le pensioni restino un ricordo. Due posizioni contrapposte e sempre più estreme in cui è facile trovare eccessi e affermazioni a dir poco opinabili.
A rafforzare l’immagine di un’Italia sempre più dipendente dai migranti, ci ha pensato ieri Emma Bonino. A Torino, accolta come una santona dal vasto schieramento di centrosinistra, del volontariato e dell’associazionismo, la storica leader radicale ha agitato lo spettro di quasi settantamila insegnanti che resterebbero senza cattedra se non ci fossero, appunto, gli stranieri. “Senza gli 805mila figli degli immigrati, in Italia ci sarebbero 35mila classi scolastiche in meno e 68mila insegnanti senza lavoro” ha vaticinato parlando nell'aula del Consiglio regionale del Piemonte. “Nel nostro Paese gli immigrati regolari sono il 7% della popolazione, anche se nella percezione della gente sembrano molti di più, in linea con i dati di Francia e Gran Bretagna. Queste persone producono l’8% del pil, pagano le tasse e aiutano a sostenere il sistema pensionistico”.
Eccola, immancabile, la tesi – quasi un refrain – della previdenza costretta ad affidare la sua sopravvivenza futura agli stranieri. Applausi, cenni di convinto consenso, insomma tutti con Boeri. E se il respingimento al mittente da parte del centrodestra, soprattutto dall’ala sovranista e quindi in special modo dalla Lega, di questa teoria può essere tacciato di avere alla base un pregiudizio ideologico, certo ciò non può valere per altre autorevoli voci in aperto dissenso con il presidente dell’Inps e di quel vasto coro intonato ancora ieri a Torino.
Non farà piacere a Matteo Salvini, così come al suo consigliere regionale Alessandro Benvenuto che ha appena sferrato un duro attacco all’assessore Monica Cerutti, tornata a ipotizzare un terzo hub per l’accoglienza sul territorio piemontese, ma a contestare Boeri è proprio uno dei bersagli preferiti da “felpetta”, ovvero Elsa Fornero. Secondo l’ex ministro, infatti, se “è vero che i migranti danno un contributo positivo ai conti del nostro sistema previdenziale, perché quando lavorano pagano i contributi, è altrettanto vero che allo stesso tempo maturano dei diritti, una sorta
di libretto di risparmi che permetterà loro di avere dei diritti pensionistici, che noi come paese dovremo onorare”. Di più: “Se gli immigrati dovessero decidere di tornare nel loro paese – è sempre l’opinione dell’ex ministro del governo Monti – dovremmo fare degli accordi di altro tipo. In generale però si deve dire che noi non possiamo far conto sui migranti per risolvere i nostri problemi previdenziali. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà”.
Una realtà che per un’altra figura non certo tacciabile di intelligenza con l’area sovranista, qual è Luca Ricolfi, è decisamente diversa da quella sostenuta dal centrosinistra e celebrata ancora ieri sotto la Mole. Il sociologo dell’università subalpina, in una recente intervista a Libero ha definito un “ragionamento tendenzioso” quello di Boeri, per il quale bloccare l’immigrazione costerebbe al Paese 38 miliardi. “Nel calcolo di Boeri, secondo cui gli immigrati ci farebbero risparmiare 1,7 miliardi l’anno nei prossimi 22 anni, mancano almeno 5 voci essenziali” osserva lo studioso. Ovvero: “Quel che ci costa oggi l’accoglienza, quello che ci costano gli immigrati che non
lavorano, quello che ci costano, anche in termini di criminalità, gli immigrati irregolari; quel che ci costano gli immigrati in carcere (un detenuto su tre) e quel che ci costeranno le pensioni degli immigrati quando ne matureranno il diritto (la simulazione di Boeri si ferma al 2040, giusto in tempo per non includere questa voce). E la prima voce da sola, il costo dell’accoglienza, è già oggi più del doppio del risparmio calcolato da Boeri”.
Due voci autorevoli, quelle fuori dal coro che ieri ha cantato all’unisono. “Chi lavora quotidianamente a favore dell’inclusione e dell’accoglienza, deve mantenere una soglia di attenzione molto elevata per non rischiare di scivolare in strumentalizzazioni studiate ad hoc e che hanno il solo scopo di semplificare e ridurre a luoghi comuni la questione immigrazione – ha affermato il presidente di Palazzo Lascaris Mauro Laus, stendendo il tappeto rosso alla Bonino –. Mi riferisco alle polemiche seguite alle dichiarazioni di Renzi, alimentate da chi non intende affrontare il tema in maniera seria e strutturata. Investire in cooperazione e sviluppo per aiutare a casa propria”. Impegno del Pd a favore della campagna “Ero straniero”, quella che ha raccolto tra le prime la firma di Sergio Chiamparino. Lo ha annunciato il segretario regionale Davide Gariglio, sottoscrivendo anch’egli l’iniziativa promossa dai radicali insieme a Fondazione Casa della carità Angelo Abriani, Acli, Arci, e altre numerose associazioni, tra cui Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Comunità di Sant’Egidio.
In Piemonte la Bonino ha tenuto il punto sulla necessità, anche economica, dei migranti in Italia. “Se in politica è sempre difficile trovare un equilibrio fra interessi e valori, l'immigrazione è un campo nel quale coincidono. Con il nostro andamento demografico, noi ne abbiamo bisogno – ha ribadito –. Non è quindi solo una questione di umanità, ma anche di interesse. Dobbiamo agire per fare in modo che il fenomeno sia governato, e lo si faccia in modo umano”. Affermazioni apodittiche non suffragate dalla realtà e, anzi, spesso contraddette da dati e previsioni.
Intanto, dal Mef arrivano nuove cifre sulle risorse impiegate per l’accoglienza e il soccorso. “Nel 2016 la spesa complessiva sostenuta dall’Italia risulta pari a circa 3,6 miliardi al netto del contributo dell’Ue – ha spiegato il ministro Pier Carlo Padoan nel corso di un question time alla Camera –. La quota concernente l’accoglienza è del 66,5%, pari a circa 2,4 miliardi. La stima aggiornata per il 2017 prevede in assenza di un ulteriore acuirsi della crisi di una spesa di circa 4,2 miliardi al netto del contributo dell’Ue, di cui il 68,2 – pari a 2,8 miliardi – per l'accoglienza”. Per far fronte alle attuali previsioni di spesa, ben superiori a quelle del 2016, il ddl di assestamento del bilancio prevede un ulteriore stanziamento di 600 milioni a capitolo per l’accoglienza. Infine in merito alle spese sostenute dai Comuni “la stima del Mef comprende solo i servizi di assistenza diretta – ha chiarito il ministro –. La spesa sostenuta dagli enti locali e anche dalle Regioni per i minori è molto diversificata da un territorio all’altro ed è molto difficile pervenire a una stima precisa”.
E mentre il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani paventa il rischio che in Italia “il dibattito sui migranti finisca di essere troppo finalizzato alle campagne elettorali e non alla risoluzione del problema – aggiungendo che – aiutarli a casa loro non può essere uno slogan, deve essere una strategia molto chiara supportata da investimenti di miliardi di euro”, in Piemonte dopo qualche impacciata smentita torna ad affacciarsi l’ipotesi del terzo hub. E con esso le inevitabili polemiche sul piano politico, non senza la preoccupazione e probabili proteste degli abitanti delle zona (presumibilmente nel nord della regione) dove lo si aprirà. Che, per ora, resta ancora da decidere. O da rendere nota.