VERSO IL VOTO

Potere al popolo e Bonino. Non LeU
Cosa votano gli ex Cinquestelle

Vittorio Bertola si schiera con la lista radicale +Europa, Biolè (ex consigliere regionale) sceglie l'estrema sinistra. Alto il numero degli astensionisti, mentre non attecchisce l'appello di Grasso ai grillini delusi. Resta fedele il "reprobo" Della Valle

Da Potere al Popolo a Emma Bonino, ma c’è pure chi profetizza l’astensionismo attivo o chi, più semplicemente, ha deciso di starsene a casa perché “nessuno mi rappresenta”. È il frastagliato mondo degli ex grillini, per un periodo di tempo adepti della Casaleggio&Co, e ora protagonisti di una diaspora che li vede in ordine sparso al prossimo appuntamento elettorale. D’altronde il Movimento 5 stelle è per definizione “né di destra né di sinistra” e dunque non sorprende che dall’uno vale uno questi desaparecidos della politica siano passati all’ognun per sé e Dio per tutti.

Tra i primi a subire le purghe di Beppe Grillo ci fu Fabrizio Biolè, eletto nel 2010 in Regione Piemonte. Due anni più tardi, in seguito a una serie di dissidi interni tra cuore e politica, riceve la lettera dell’avvocato Michelangelo Montefusco che gli comunica “la decisione del signor Grillo di revocare l’autorizzazione all’utilizzo da parte sua del nome e del marchio del Movimento 5 Stelle di cui egli è esclusivo titolare”. La motivazione ufficiale fu la sua incandidabilità alle regionali, secondo le regole del Movimento, essendo stato precedentemente consigliere comunale a Gaiola, un piccolo centro immerso nella Valle Stura, di cui oggi è sindaco. “Sosterrò Potere al Popolo – dice Biolè – sia per quel che rappresenta a livello nazionale sia per i candidati che esprime sul territorio. Incarna lo spirito dei Cinquestelle delle origini, abbiamo fatto duecento assemblee territoriali per definire il programma, roba che nel M5s non si vede più da tempo”. Tra gli altri grillini della prima ora anche Vittorio Bertola, candidato a sindaco di Torino nel 2011 e poi auto-esclusosi dal Movimento dopo l’ascesa di Chiara Appendino e la sua marginalizzazione nelle dinamiche interne: “Non ne sono ancora certo ma penso proprio che voterò la Bonino”. Per lui si tratta di un ritorno alle origini giacché fino al 2008, quando ha iniziato a lavorare nei meet up di Grillo “ho sempre votato sinistra o centrosinistra”.

Ma se chi da tempo ci ha messo una pietra sopra non ha difficoltà a professare il suo nuovo credo, è evidente, invece, l’imbarazzo in coloro che da poco hanno lasciato il Movimento. La consigliera regionale Stefania Batzella non ne vuole sapere di rendere pubblica la sua preferenza - “Il mio voto rimane segreto” – così come l’ex consigliere comunale di Vercelli Adriano Brusco che però prima premette: “Di sicuro non voterò più M5s”. “In passato – prosegue – ho votato sia destra che sinistra, ma ormai sono meccanismi superati e per questo sono in forte difficoltà”.

C’è poi il partito degli astensionisti, che in Piemonte è composto da ex consiglieri comunali come Mario Perino (Pianezza), Massimiliano Monacchia (Collegno) e Domenico Cuppari (Nichelino). “Farò astensionismo attivo – dice Perino – andrò al seggio ritirerò la scheda e farò mettere a verbale che nessuno mi rappresenta”. Una posizione simile a quella di Cuppari, che dopo la sua espulsione (a inizio 2016) ha aderito al Comitato in difesa dei diritti dell’associazione 2009 del M5s impegnato in una serie di battaglie legali (anche contro Grillo) patrocinate dagli avvocati Lorenzo Borrè e Alessandro Gazzolo.

Voterà M5s, nonostante la recente espulsione, il reprobo furbetto degli scontrini Ivan Della Valle, che almeno nelle dichiarazioni ufficiali assicura il proprio voto alla formazione pentastellata.

Almeno per ora, insomma, pare non abbia attecchito l’appello rivolto da Pietro Grasso (Liberi e Uguali) agli ex grillini. “Il voto e il consenso ai 5 Stelle nascono da sentimenti di rabbia, protesta e frustrazione. Parecchi dei loro elettori vengono dalla sinistra – ha detto -. Ecco, Liberi e Uguali nasce dalla necessità di riportare a casa tanti che si sono stufati di certa politica”. Ma più che tornare a casa, molti di loro il 4 marzo ci resteranno a casa.

print_icon