VERSO IL 2019

"Caro Sergio, fai un passo avanti e guida il rinnovamento"

Chiamparino ha segnalato l'esigenza di investire su una nuova classe politica, rompendo i vecchi schemi e allargando i confini del centrosinistra. "Un percorso che lui può accompagnare", spiega Daniele Valle per nulla intenzionato a gettare la spugna

“Il tempo non aspetta nessuno”. Nemmeno Sergio Chiamparino, seppure dell’ancora irrisolta questione della candidatura alla sua successione i tempi, fino ad oggi, li abbia dettati lui. E non solo quelli. “Sono passati mesi dall’annuncio della sua disponibilità ad accompagnare un processo di allargamento della coalizione alla società civile e a oggi il dibattito è ancora fermo” dice chi di quell’orologio impazzito e di quell’agenda scritta e cancellata ne ha subito gli effetti.  

Non sono stati giorni belli, per Daniele Valle, quelli dell’abbandono dopo la seduzione. Non che sia una mammoletta, il giovane ma già scafato consigliere regionale del Pd. Tantomeno gli è mancato il disincanto per metterlo in conto quel cinismo politico dell’ex ragazzo di via Chiesa della Salute cui piace ancora giocare con la politica, conoscendola e conoscendo le debolezze altrui, spesso sfidandole. Certo, non si aspettava un’investitura, ma prendendo seriamente la sollecitazione a farsi avanti arrivata dal settantenne presidente, il consigliere con la metà dei suoi anni ha iniziato a prepararsi alla sfida, ben sapendo che il ricambio generazione, da tanti invocato, poteva rappresentare un limite e per certi versi persino una trappola. E, infatti, così spiega allo Spiffero: “Non si può parlare solo con la carta d’identità in mano senza discutere di questi quattro anni di legislatura”.

Un tasto che fa venire l’orticaria al governatore, come ben sanno quelli che in questi quattro anni si sono azzardati a sollevare critiche e sopracciglia su più di un tema, spesso un problema, poco o mal affrontato dalla sua giunta. “Nessuna abiura, per carità, ma mentre rivendichiamo di aver messo in sicurezza i conti della Regione, alle nostre agenzie per le case popolari serve un piano di investimenti per rispondere a un’emergenza crescente. Abbiamo un sistema della formazione – osserva Valle, entrando nel concreto – che non risponde alle esigenze del mondo produttivo, dall’industria all’artigianato tradizionale, passando per le imprese innovative, mentre resiste nelle nostre politiche un pregiudizio nei confronti del privato sociale, in campi come la sanità e il welfare. Ci sono le infrastture ma anche quella Tav immateriale della interconnessione, della banda ultra larga, in cui dobbiamo recuperare ritardi siderali. Occorre affrontare in termini innovativi bisogni e interessi di una popolazione che invecchia ma nello stesso tempo vanno investite risorse sulle giovani generazioni le sole in grado di assicurare un futuro al nostro territorio”.

Svolta generazionale sì, ma non solo. Perché ormai è chiaro a molti, anche se sono pochi a dirlo, che non potrà essere la squadra del Chiampa l’immagine forte per cercare di conservare al centrosinistra una regione che gli avversari danno ormai per conquistata. “La questione non riguarda me o altri che hanno manifestato in vari modi la propria disponibilità, ma tutti quelli che hanno aderito a un progetto” spiega Valle a poche ore dall’incontro in cui, forse, chissà, Chiamparino deciderà di dire una parola chiara e definitiva sulla sua disponibilità o meno a candidarsi. Magari decidendo dopo aver ascoltato i suoi interlocutori.

Magari dando (finalmente) ascolto a chi lo esorta a “non fare la fine di Piero” ricordando lo sfinente tira-molla che ha accompagnato alla decisione tardiva di Fassino e che in parte gli è costata la sconfitta due anni fa. “Da più parti arrivano segnali che chiedono rinnovamento anche nei volti e nei nomi, uno sguardo diverso sulla contemporaneità, necessario come lo stesso Chiamparino stesso ha più volte sottolineato. Altri invece – ricorda il consigliere dem che certo non ha gettato la spugna – ritengono che non ci sia alternativa a una sua ricandidatura, ritenuta la più forte e autorevole. Si tratta di due opzioni legittime: da un lato Chiamparino porta in dote una base solida di certezze per affrontare le elezioni del 2019, dall’altro si trasforma la crisi che il Pd sta attraversando a livello nazionale in un’occasione di rilancio e rigenerazione”.

È il momento delle decisioni, sia pure in ritardo. Ma, come osserva chi la scelta l’ha fatta (troppo in fretta, dicono alcuni anche tra coloro che sono pronti a sostenerlo), “I più, oggi, non si assumono la responsabilità di una scelta, mentre altri perseguono la propria esigenza di non mettere in discussione equilibri consolidati e percorsi personali. In ogni caso, si siedono lungo il fiume e aspettano”. A passare non sarà il cadavere del nemico, semmai quello del Pd e di un centrosinistra che di tutto ha bisogno all’infuori che di incertezze capaci di indebolire anche l’elettore più convinto, figurarsi gli altri. “Spero che Chiamparino ponga fine a questo attendismo, annunciando con chiarezza se intende candidarsi o meno. Diversamente, qualsiasi decisione, se presa solo perché non c’è alternativa e all’ultimo momento, ne uscirà indebolita. Un film già visto”.

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