GLORIE NOSTRANE

Camera doppia per Ilotte

Il presidente della Cciaa di Torino succede al cuneese Dardanello al vertice di Unioncamere. Uomo di "sistema" ha guardato con simpatia le prime mosse della sindaca grillina, ma dopo le ultime vicende il rapporto si è guastato

Il passaggio del bastone di comando di Unioncamere Piemonte, dopo dieci anni di regno, da parte di Ferruccio Dardanello nelle mani di Vincenzo Ilotte affida all’attuale presidente della Camera di Commercio di Torino un dossier importante e in alcuni casi complicato – è il caso delle fusione degli enti camerali – ma soprattutto il governo di uno dei più rilevanti stakeholder di una regione che, solo pochi mesi fa, lo stesso Ilotte descrisse come “terra di nessuno, dove a livello locale per difenderla si muove solo Sergio Chiamparino, correndo da un fronte all’altro, a partire dalla Tav”.

Lo scorso 10 novembre, tre mesi dopo quell’impietoso ma non irreale ritratto del Piemonte per il quale, guardando alle future elezioni, aveva auspicato “una classe politica capace e non singole figure, indipendentemente dallo schieramento”, Ilotte era in piazza a ribadire il sì alla Torino-Lione. Ci sarà la battaglia con (anzi contro) il Governo almeno nella sua parte grillina e a favore della Tav tra i punti principali dell’agenda dell’uomo che, dopo quasi vent’anni, riporta in capo a un torinese (l’ultimo era stato Giuseppe Pichetto) la guida della federazione che accorpa le Camere di Commercio delle varie province.

E proprio il doppio ruolo, quello di presidente dell’ente torinese e da oggi quello di Unioncamere, porta Ilotte ad essere interlocutore ancor più di peso nei confronti di una Regione alle viste del suo rinnovo la prossima primavera, restandolo di un Comune la cui sindaca ha goduto se non forse del voto, certamente di un atteggiamento collaborativo per un bel po’ di tempo, fino a quando il fossato si scavò sulla vicenda Olimpiadi.

 I primi screzi con Chiara Appendino ci furono, infatti, quando si diffuse la notizia che Ilotte aveva incominciato ad elaborare una prima proposta di candidatura torinese per i Giochi. Lei non la prese per niente bene e addirittura smentì quella circostanza pubblicamente affermando che “non esiste nessuna dossier Torino”.

Un imbarazzato, ma ancora pronto a difendere la sindaca, Ilotte stemperò il clima, che tuttavia da quei giorni cambiò rispetto a quello che fino ad allora aveva connotato i rapporti tra i due. La posizione contraria alla Tav della sindaca e, ancor più, il trattamento riservato dal capogruppo dei Cinquestelle in Sala Rossa alla delegazione del mondo delle imprese, avrebbe fatto il resto.

Rapporto complicato, sempre con Palazzo Civico, anche sul fronte della Ztl oggetto di forti contestazioni di commercianti e artigiani, comparto che nell’ente camerale hanno una sorta di camera di compensazione. Fuori di dubbio che pur con il peso ragguardevole di problemi come quello appena citato, ciò che ha raggelato in maniera difficilmente recuperabile i rapporti è stato proprio quell’essere stati irrisi dalla forza politica che governa la città ed esprime il sindaco sulla vicenda della Torino-Lione.

Un affronto al limite dell’intollerabile per il presidente della Camera di Commercio, con radici saldamente inserite nel tessuto imprenditoriale torinese: l’azienda famigliare, la 2A spa ha diversi stabilimenti e insediamenti anche all’estero, ed è gestita ancora alla vecchia maniera, tant’è che il padre è ancora amministratore unico.

Poliglotta, parla correntemente tre lingue, Ilotte, 52 anni, laureato in ingegneria meccanica, si occupa dell’espansione all’estero dell’azienda che ha sempre avuto stretti rapporti con il gruppo Fca (oltre ad altri marchi dell’automotive), favorito anche dal fatto che il nuovo numero uno di Unioncamere Piemonte ha lavorato con il figlio di Gianluigi Gabetti, l’eminenza grigia e custode di mille segreti dell’Avvocato.

Uomo di sistema e di relazioni, Ilotte è sposato con Luisa Jona Celesia, avvocato nello studio Barosio, impegnata in ambito culturale (Fondazione per la Cultura, MiTo Settembre musica e altri enti), figlia di Lionello, noto commercialista e ancor più noto collezionista di incarichi in cda e collegi vari (pare sia arrivato a contarne un centinaio). Di Enrico Salza, che continua a gestire il sistema camerale come suo cortile di casa, viene considerato emulo e, assieme a una caterva di altri gnomi, aspirante alla successione come gran burattinaio del teatrino sabaudo.

Molto impegnato in azienda, dovrà ritagliarsi anche altro tempo da dedicare a Unioncamere, oltre alla Camera di Commercio. Come sempre accade, anche in questa circostanza non mancano rumors e qualche malalingua che prevede un non facilissimo rapporto tra il neopresidente e il segretario generale Paolo Bertolino.

Con lui, tra i vari dossier cui a Ilotte toccherà mettere mano c’è proprio quello delle fusioni, processo già avviato e in parte compiuto dal suo predecessore che, a detta di molti, lascerebbe nello stato attuale solo le Camere di Commercio di Torino e di Cuneo. Equilibrii territoriali, gestione del personale, pesi e contrappesi delle varie categorie rappresentate: insomma un compito tutt’altro che semplice quello che attende l’uomo che dopo quasi vent’anni ha riportato Unioncamere in mani torinesi.

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