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Università, lezioni di antisemitismo

Come ogni anno l'Ateneo torinese consente la propaganda anti Israele nelle proprie aule. Seminari di "autoinformazione" senza contraddittorio. "Usare il sionismo per contestare gli ebrei è da nazisti. Vergogna", tuona il consigliere comunale Ricca

“Usare il sionismo come nuovo antisemitismo è da nazisti. Vergogna”. È la ferma denuncia del capogruppo della Lega in Consiglio comunale Fabrizio Ricca che torna a parlare di “antisemitismo” all’Università di Torino. Non è la prima volta, infatti, che Ricca contesta alcune iniziative organizzate nell’ateneo espressamente contro Israele. “Le zecche hanno deciso di disonorare il giorno della memoria anche quest’anno”, scrive Ricca su Facebook pubblicando il volantino che promuove una serie di eventi al Campus Einaudi per il “Giorno della Memoria antifascista e antisionista - Conoscere e ricordare il passato per lottare nel presente”, con il logo “Freedom for Palestine Boycott Israel”. Quattro i seminari di autoinformazione in programma dal 10 al 30 gennaio: “1933: patto col diavolo. Il boicottaggio ebraico della Germania e l’accordo commerciale tra nazisti e sionisti”; “Frontiere chiuse agli ebrei. La Shoah e le responsabilità degli Alleati: da Evian al fallimento delle operazioni di soccorso”; “Le stelle saranno il nostro testimone”; Letture e discussione da “Cinque anni nel ghetto di Varsavia” di Bernard Goldstein e “Autonomia nazional culturale senza Stato. La soluzione del Bund alla questione ebraica”.

Un appuntamento, quello ospitato nelle aule dell’Università, ormai tristemente diventato tradizionale. Già lo scorso anno nell’aula A3 si è svolto convegno in cui si è paragonato lo stato di Israele al Sudafrica dell’apartheid. Questo il reale obiettivo dell’iniziativa: accostare i due regimi di apartheid, perlomeno secondo gli organizzatori. In assenza di qualsiasi contraddittorio, Israele è stato definito un paese razzista, in cui gli arabi non hanno gli stessi diritti degli ebrei e i neri sono discriminati dai bianchi. Relatori Elana Ochse e Simona Taliani dell’Università di Torino, nonché il noto antisionista Salim Vally dell’Università di Johannesburg. A quest’ultimo, senza alcun confronto con altre voci, nessuno contestò l’affermazione di conclamate menzogne, della serie che “In Palestina ogni anno tra 500 e 700 bambini sono presi nella notte e arrestati”, arrivando poi a sostenere il boicottaggio del Technion, l’importante Istituto tecnologico si Haifa.

Ricca ha raccolto un voluminoso dossier sulle campagne promosse nell’ateneo torinese. "Dal 2015 a oggi nelle aule universitarie sono state organizzate un numero crescente di iniziative e lezioni di chiaro stampo antisemita. E tutto questo senza mai accettare un contraddittorio”. Iniziative di esplicita propaganda contro Israele, che spesso valgono anche crediti formativi, a cui partecipano anche docenti e ricercatori. Proprio per le sue coraggiose prese di posizione Ricca si è beccato pure una querela dalla professoressa Diana Carminati, uno dei docenti apertamente schierati contro Israele.

Di fronte all’ennesimo caso, il vertice dell’Accademia torinese se ne lava le mani, limitandosi a negare il proprio coinvolgimento ufficiale. Le iniziative, precisa in una nota, “non sono state autorizzate dal nostro Ateneo né risultano essere coinvolti singoli docenti o Dipartimenti”. La sigla che firma il programma degli incontri “non è un’associazione o un gruppo formalmente iscritto nell’albo delle organizzazioni studentesche universitarie, per cui tale iniziativa non può, né in alcun modo deve, essere ricondotta nell’alveo delle attività promosse e ospitate dall’Università che invece promuove occasioni di formazione e informazione equilibrata e pluralistica”. Fra queste, ricordano da via Verdi, un ciclo di incontri e la mostra “Scienza e vergogna. L’Università di Torino e leggi razziali”, che si concluderà con l'apposizione di una lapide “per fissare indelebilmente la memoria di coloro che furono costretti ad allontanarsi dall’Accademia in seguito alle leggi del 1938”. Piccata la conclusione: “Ancora una volta è necessario prendere posizione rispetto a letture distorte della storia, richiamando al ruolo pubblico e sociale che riveste un’istituzione di alta cultura come la nostra, a tutela della garanzia del pluralismo proprio di ogni civiltà democratica e del principio di indipendenza da condizionamenti religiosi, ideologici, politici e economici, come garantito dalla Costituzione italiana”. Tutto bene, resta da capire come un’iniziativa, evidentemente abusiva” possa utilizzare strutture dell’Università. Ci fate sapere?

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