CENTRODESTRA

Forza Italia in pressing sulla Lega: "Non lasciarci nelle mani del M5s"

I berlusconiani in piazza per difendere le ragioni della Tav e dello sviluppo incalzano (con grande garbo) i seguaci di Salvini. Un occhio agli interessi del Piemonte e l'altro puntato sulle urne regionali. E il timore che alla fine Chiamparino possa passare all'incasso

La voglia sarebbe di battere un pugno sul tavolo. Invece quando la mano dei berluscones si alza, di fronte all’evidente differenza di atteggiamento di Matteo Salvini sulla Tav rispetto ad altre grandi opere per le quali lui sì ha battuto i pugni e fatto digerire il rospo ai Cinquestelle, è solo per tendere piuttosto timidamente l’indice, come davanti a una maestra di una volta.

Perché, la si giri come si vuole, è la Lega che tiene i registri delle prossime regionali in Piemonte. E qualche nota sul diario di chi, tra gli azzurri, aveva osato alzare un po’ la voce è già arrivata. Tanto basta (e avanza) per annotare come anche in vista della manifestazione che tra una settimana riporterà il sì alla Tav in piazza da Forza Italia se abbondano gli attacchi alla parte grillina del Governo, al Carroccio vengano riservati al massimo degli appelli, addirittura difficili da definire come penultimatum.

Ci si avvicina quello che dice la deputata Claudia Porchietto quando chiede alla Lega di Governo di “non lasciare il Nord-Ovest nelle mani dei Cinquestelle”, ricordando come “ancora una volta dove il Governo, attraverso l’Anas avrebbe potuto evitare l’aumento dei pedaggi non se ne è affatto occupato” e quindi “chiedersi se i Cinquestelle non vogliano davvero affossare il Nord-Ovest. Perché questo progetto appare sempre più chiaro e la Tav è al tempo stesso il simbolo e l’oggetto principale”.

Non è certo un attacco all’azionista di maggioranza della coalizione per le regionali, il pur forte richiamo di un altro parlamentare piemontese di Forza Italia, Osvaldo Napoli indirizzato a Matteo Salvini: “Lui, come Conte e Di Maio, hanno girato l'Italia in lungo e in largo e in sette mesi non hanno trovato un paio d'ore per visitare i cantieri della Tav? – chiede il parlamentare –. Il Governo farà bene a recarsi in visita nei cantieri prima del 12 gennaio, quando si ripeterà la manifestazione. Se non lo farà attraverso il presidente del Consiglio e i suoi due vice premier, verrà a trovarsi in mora nei confronti dell'Italia”. Napoli ribadisce, inoltre, quel che aveva detto in Aula, invitando i leghisti piemontesi a esortare il loro capo a “stravolgere gli schemi di governo e venire in Valsusa a vedere i lavori e poi riferire a Di Maio, Toninelli e Conte”.

E se il richiamo alla politica affnchè “anticipi la società civile che afferma di voler tornare in piazza e dica il suo Si alla Tav” della deputata azzurra Daniela Ruffino appare, visti i destinatari, un predicare nel deserto, dalle parti di Forza Italia non si va mai oltre un buffetto a Matteo a ai suoi, anche se l’istinto sarebbe quello di uno sberlone.

Il rospo è duro da digerire, e neppure si possono fare troppe smorfie. Con, in più, il rischio che l’atteggiamento tutt’altro che da polso di ferro di Salvini sulla Torino-Lione continui – come spiega più di un parlamentare di Forza Italia – a rafforzare Sergio Chiamparino. Che le rassicurazioni date dal Carroccio sul suo impegno per non far bloccare la Tav e lo schieramento leghista a favore dell’opera non siano (più) sufficienti lo dimostra la rinnovata mobilitazione di tutti quei protagonisti – dalle forze imprenditoriali ai sindacati, dagli amministratori locali alle associazioni, oltre naturalmente ai partiti – che riempirono piazza Castello lo scorso 10 novembre.

“Da allora, nel Governo, non è cambiato nulla. – osserva Porchietto – E la stessa sindaca di Torino che sembrava aver recepito il messaggio della piazza, dopo un breve sussulto si è riadagiata negli allori”. Di Chiara Appendino, la parlamentare di Forza Italia dice che “non basta fare un Capodanno con i maghi, per pensare di risolvere d’incanto i problemi creati fino ad oggi al Nord-Ovest dai Cinquestelle e quelli che rischiano di provocare se non glielo si impedisce”. E, nel Governo, il solo che può farlo si chiama Salvini. Lo ha dimostrato quando si è trattato di tirar dritto sulle pedemontane in Veneto e in Lombardia e sul Terzo Valico in Liguria, dove sapeva che in caso contrario si sarebbe trovato a dover fare i conti con Luca Zaia e Attilio Fontana e il loro bacino di voti e pure con Giovanni Toti e un’alleanza che avrebbe rischiato di saltare in piazza De Ferrari. Su quelle opere il Capitano ha battuto subito i pugni. Sulla Tav no. Forse anche perché sa che l’alleato forzista in Piemonte li batterebbe volentieri pure lui, ma di fronte alle elezioni di primavera e al peso della Lega nella coalizione, al massimo alza il dito.

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