TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd "spiazzato" tra madamin e gazebo anti Governo

I dem con il piede in due scarpe. Aderiscono al flash mob Sì Tav e saranno pure ai banchetti contro la finanziaria. Carretta: "C'è un territorio che si ribella e noi dobbiamo esserci". Ma temono un mezzo flop e patiscono di essere trattati da paria

A fugare i timori che la manifestazione Sì Tav di sabato prossimo possa costituire un assist per l’imminente campagna elettorale del centrosinistra, sospetti adombrati da qualche esponente del centrodestra, ci pensa direttamente il Pd. Un po’ perché patiscono di essere stati relegati ai margini, quasi fossero parenti prossimi di cui è opportuno celare il legame, un po’ perché consapevoli di non godere di grande simpatia popolare, i dirigenti dem fino all’ultimo hanno cercato di non farsi troppo coinvolgere. Provvidenziale poi la chiamata nazionale alla mobilitazione contro il Governo gialloverde che li vede impegnati ai banchetti a contestare la manovra finanziaria. Fatto sta che cercare di passare inosservati, limitando la partecipazione al flash mob promosso dalle madamin a una generica adesione “ai contenuti” dell’iniziativa, assicurando la presenza dei vertici, è parsa quanto meno inopportuna e del tutto insufficiente.

Mentre gli organizzatori, infatti, annunciano la calata di sindaci e amministratori di ogni colore e di tante regioni, il Pd che fa? Lascia praticamente solo Sergio Chiamparino? Dirotta militanti e attivisti ai gazebo (26 solo quelli di Torino) accontendandosi di fare da spettatore al sit-in di piazza Castello? E magari, se non gufare (ci mancherebbe altro), assistere con un certo distacco misto a compiaciuta premonizione alla conta dei partecipanti, sapendo che difficilmente il bis potrà replicare nei numeri la manifestazione del 10 novembre?

Che le madamin non siano dei fulmini di guerra quanto a gestione della pizza è stato ulteriormente confermato nell’incontro di ieri con il questore Francesco Messina per definire le modalità dell’iniziativa. Infatti, quando il responsabile dell’ordine pubblico ha chiesto quale area di piazza Castello intendessero occupare, loro hanno indicato quella prospiciente alla Prefettura, simbolo del governo sul territorio: quindi, ha notato il questore, “le vostre previsioni è che sarete meno di 3mila”, ovvero quanto può contenere quella porzione. Le madamin anziché giocare di scaltrezza hanno risposto piccate che al contrario “saremo molti di più”. Allora, ha replicato Messina, “andrete nella parte di piazza più grande”, quella di fronte al palazzo dell Regione, la stessa del 10 novembre e, soprattutto, quella riempita dai No Tav l’8 dicembre. In confronto, a questo punto, sarà inevitabile.

Scivoloni che, tuttavia, non possono consentire al Pd un disimpegno. «Scriverò una lettera ai nostri iscritti per invitarli a scendere in piazza per la Torino-Lione. C'è un territorio che si ribella a questo governo e noi saremo al suo fianco» afferma il numero uno del Pd torinese Mimmo Carretta. Un compromesso con il quale il partito conferma almeno formalmente la sua adesione all’iniziativa, pur non rinunciando ai gazebo nei mercati e in alcune zone di passaggio del capoluogo. Un modo per tenere insieme capre e cavoli ed evitare che sia invece il centrodestra a monopolizzare la piazza, in attesa di capire da quante persone sarà calpestata. 

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