GRANDI OPERE

Ora la Tav costa la metà

La Commissione europea disponibile a intervenire anche sulle tratte nazionali, oltre a salire fino al 50% del tunnel di base. Lo annuncia Chiamparino: "In questo modo si può arrivare a risparmiare 850 milioni". Domani il cda di Telt (a Parigi) per sbloccare i bandi

L’Unione Europea non solo incrementerà il suo contributo, dal 40 al 50 per cento, per la realizzazione del tunnel di base della Tav, ma si assumerà l’onere di intervenire per la metà del costo anche sulle tratte nazionali di Italia e Francia. A dare la notizia è il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, il quale comunica di averla appresa dal vicepresidente della Regione Auvergne-Rhone-Alp, Etienne Blanc. “In questo modo – afferma Chiamparino – si dimezzerebbe per l’Italia il costo della tratta nazionale, da 1,7 miliardi a 850 milioni, e si abbasserebbe di un ulteriore 10 per cento il costo del tunnel di base. Una ragione in più perché domani Telt dia il via libera ai nuovi bandi per 2,3 miliardi per continuare i lavori in corso, e perché il governo Conte-Salvini-Di Maio metta da parte le pantomime elettorali, che mettono a rischio i finanziamenti europei, e si assuma la responsabilità politica di dare il via libera all’opera”.

Domani il consiglio di amministrazione di Telt - la società italo-francese che gestisce le gare d'appalto e i lavori del tunnel di base - si riunirà alle 11 per decidere se dare il via libera ai due bandi di gara per la realizzazione dell’intero tratto francese del traforo, i tre quarti dell’opera, cioè 45 dei 57,5 chilometri totali. Valore: 2,3 miliardi di euro. Un atto chiesto a gran voce dall’Unione Europea e dalla Francia, e normale conseguenza della lettera firmata il 3 dicembre 2018 dai due ministri interessati, l’italiano Danilo Toninelli e la francese Elisabeth Borne, e indirizzata al direttore generale di Telt sas (Tunnel Euralpin Lyon-Turin), Mario Virano. In quella missiva era stato chiesto a Telt che “la pubblicazione delle gare d’appalto non avesse luogo prima della fine dell’anno 2018, rimanendo inteso che questi bandi si riferiscono all’attribuzione e alla realizzazione dei primi lotti del tunnel di base”.

L’analisi costi-benefici, è stata pubblicata, la fine del 2018 è arrivata e quindi non vi è alcun impedimento alla pubblicazione delle gare. Anche perché, nella lettera del 3 dicembre, i due ministri concludevano così: “I nostri governi confermano parimenti con la presente l’interesse a beneficiare dei finanziamenti europei per la realizzazione del progetto (…). Per questi motivi, informeremo la Commissione Europea del rinvio della data di pubblicazione delle gare d’appalto e considereremo, se necessario, la definizione di un nuovo calendario che permetta il mantenimento dei finanziamenti europei previsti, in conformità agli accordi internazionali che esistono tra le parti”. Quello sottoscritto anche da Toninelli, dunque, è soltanto un rinvio, con l’impegno comunque “a beneficiare dei finanziamenti europei per la realizzazione del progetto”, quindi di fatto a realizzare l’opera. Alla faccia dell’analisi costi-benefici”.

Difficile tornare indietro. E non è questione di codici che consentono comunque, al di là dell’abolizione dell’articolo 98 del decreto 2016/360 – la cosiddetta “norma dissolvente” – sul codice francese degli appalti pubblici, di interrompere l’iter prima dell’assegnazione definitiva, “senza oneri né obblighi per la stazione appaltante né per gli azionisti né per gli Stati”. Non è un dettaglio, inoltre, che la riunione di domani sia stata convocata per le ore 11 a Parigi. È di queste ore, inoltre, l'appello a Telt anche dei promotori delle due mobilitazioni Sì Tav avvenute a Torino nel novembre 2018 e a gennaio di quest'anno.

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