VERSO IL VOTO

Fratelli d'Italia fa il pieno di berluscones (aspettando Cirio)

In Piemonte il partito della Meloni punta a diventare la seconda gamba del nuovo centrodestra a scapito di Forza Italia. La coppia Comba-Rosso fa incetta di amministratori e dirigenti tra gli azzurri. Tra gli ultimi arrivi Priano ad Alessandria e Cifarelli a Torino

È una seconda gamba che rinforza i suoi muscoli, corre e fa lo sgambetto a Forza Italia, quella su cui cammina il nuovo centrodestra a trazione leghista. È una famiglia che continua a crescere quella dei Fratelli d’Italia. E lo fa, in Piemonte come e in alcuni casi più che altrove, con una transumanza tanto silenziosa quanto continua e affollata che incomincia nel partito di Silvio Berlusconi e approda a quello di Giorgia Meloni. Si sono spostati, continuano a farlo e niente lascia suppore che quel cammino s’interrompa, maggiorenti e portatori di voti più o meno noti sparpagliati sul territorio. E questo non può che far immaginare un travaso di consensi assai doloroso per i berlusconiani, forse capace di far bissare il prossimo 26 maggio in terra allobroga il raddoppio segnato alle urne lucane domenica scorsa.

Non solo. L’annunciata assenza di Giovanni Toti alla celebrazione dei 25 anni di Forza Italia, sabato all’Eur, e un appuntamento, già fisato nell’agenda del governatore ligure, con la leader di Fratelli d’Italia in campagna elettorale ravvicina e consolida la nascita, probabilmente appena dopo le europee, di quel nuovo soggetto politico che certamente non frena la migrazione di non pochi azzurri verso un partito che in Piemonte sembra sempre meno nelle mani degli ex di An e del Msi e più in quelle di chi, da più o meno tempo, ha lasciato il partito del Cav.

Tra i primi, certamente quello di maggior peso politico oltreché fisico, è stato Guido Crosetto, da poco ex parlamentare che proprio nei giorni dell’abbandono di Montecitorio, qualche settimana fa, ha tratteggiato il destino di Forza Italia e il futuro del nuovo modello del centrodestra che “deve rifondarsi con due gambe. Una è Matteo Salvini, l'altra è rappresentata dalla Meloni destinata ad attirare su di sé una parte di Forza Italia in un progetto conservatore. Avrei detto anche Berlusconi – ha aggiunto il gigante di Marene – se fosse il Berlusconi di vent'anni fa. Ma non lo è, inutile girarci attorno”. E non ci aveva girato troppo attorno alla questione, lasciando anch’egli Forza Italia per approdare a FdI dopo alcuni passaggi tra cui quello nell’area fittiana, Roberto Rosso l’altro piemontese che come Crosetto aveva guidato gli azzurri a livello regionale.

A poco a poco, ma neppur troppo lentamente, ai nativi di destra come l’ex parlamentare Agostino Ghiglia, il consigliere regionale Roberto Ravello, l’attuale deputata Augusta Montaruli e il già consigliere comunale Maurizio Marrone, tutti di origine aennina, si sono uniti conquistando posizioni di potere gli ex azzurri.

Oggi è uno di loro, Fabrizio Comba, a guidare il partito in Piemonte e a farlo con quell’accortezza e quell’attenzione che ha consentito ai “nativi” della fiamma di non vivere l’arrivo della truppa azzurra come una sorta di assalto alla diligenza e, a loro volta, ai già berlusconiani di non sentirsi ospiti.

Gestione accorta di un processo che è andato accentuandosi con quell’ininterrotto cambio di casacca sempre a senso unico che conta ormai parecchi nomi: dal parlamentare novarese Gaetano Nastri, al suo concittadino e consigliere regionale Giuseppe Policaro, ma anche uno degli uomini più vicini all’aspirante presidente della Regione Alberto Cirio, ovvero Carlo Bongioanni direttore dell’Atl del Cuneese che scenderà in campo per le regionali.

Un elenco che cresce e annovera addirittura gli ex responsabili dei seniores azzurri a livello regionale e torinese, Dario Genre e Carlo Acierno. In lista per un seggio a Palazzo Lascaris nelle fila meloniane ci sarà anche Davide Nicco, sindaco di Villastellone, così come un altro ex azzurro qual è l’alessandrino Fabrizio Priano, già in consiglio comunale a Palazzo Rosso poi nel consiglio della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e un transito nel soggetto politico nato attorno all’ex governatore pugliese Raffaele Fitto. Una figura, quella di Priano, in grado di svuotare quello che rimane del partito forzista mandrogno. E arriva da Forza Italia anche Claudio Prigione, già assessore della giunta Fabbio, così come il carmagnolese  Alessandro Salomone, uomo a lungo vicino a Vito Bonsignore e per questo motivo di un certo rammarico nel vecchio ras andreottiano (“ma noi abbiamo intenzione di valorizzarlo molto di più”, dicono dalle alte sfere del partito). A Cuneo ha mollato definitivamente la corte di Arcore l’ex assessore provinciale Roberto Russo. E ancora da Vinovo giunge al trotto Ernesto Fina, già candidato sindaco della cittadina dell'ippodromo, mentre dall'entourage di Deodato Scanderebech proviene Gaetano Ragonesi, prontamente nominato responsabile sanità di FdI. Molto fertile il terreno delle circoscrizioni torinesi, dove si registrano le adesioni di Michele Iannetti e di Giulia Gariglio.

Rumors sempre più insistenti dicono che la strada imboccata sei anni fa da un politi co lungo corso (ex Udc, Forza Italia, Pdl) come Franco Maria Botta, così come quella dell’ex consigliere comunale Mario Cifarelli, transitato per un periodo nei Moderati e poi accasato con i Fratelli, potrebbe essere seguita a breve pure da Luca Pedrale, dopo gli scazzi con il suo partito per la candidatura a sindaco di Vercelli. C’è chi fa notare come l’ex consigliere regionale azzurro sia stato al sit-in in difesa dell’ospedale Regina Margherita, nei giorni scorsi, con la Meloni. La stessa leader che, chiedendo agli alleati di decidere in fretta sulla questione Piemonte, nel caso Cirio non riuscisse a spuntarla parrebbe intenzionata a non lasciare a piedi l’europarlamentare. E mettendo sul tavolo dove si compone e scompone il puzzle del centrodestra il pezzetto non certo irrilevante su cui sta scritto il deciso endorsement nei confronti del politico di Alba, fatto l’altro giorno da parte di Toti, si delinea con ulteriore chiarezza la freddezza di Salvini nei confronti del candidato di Forza Italia.

Il rischio di cedere il Piemonte al partito di Berlusconi con l’eventualità di vederlo finire poi nelle mani di quello della Meloni in un asse con il presidente della Liguria, per la Lega è una ragione in più per alzare ancora il muro davanti alla richiesta dei berluscones. A loro volta sempre più in difficoltà nell’evitare gli sgambetti della seconda gamba e non immotivatamente preoccupati per quella transumanza che da qui alle elezioni e dopo il voto potrebbe rafforzarla ancora. 

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