FINANZA & POTERI

Acri, Profumo di presidenza

Sembra spianata la strada del numero della Compagnia alla successione di Guzzetti. La designazione serve a mettere Appendino di fronte al fatto compiuto: avrà il coraggio di non rinnovarlo al vertice di corso Vittorio? E Quaglia, sornione, resta alla finestra

Dopo gli endorsement, più o meno espliciti, arriva la designazione. L’assemblea delle fondazioni bancarie di Lombardia, Piemonte e Liguria sosterrà il nome di Francesco Profumo per la presidenza dell’Acri, l’associazione che riunisce le fondazioni italiane e che finora è stata guidata dal numero uno di Cariplo Giuseppe Guzzetti. L’incontro, presieduto da Matteo Melley, attuale vice presidente dell’Acri, si è svolto nel palazzo di via XX Settembre, la casa di Giovanni Quaglia appena confermato a capo della Fondazione Crt. I presidenti si sono espressi a favore dell’indicazione da tempo avanzata da Guzzetti, gran tessitore di trame che si ramificano a ogni livello della finanza bianca nostrana, dalle fondazioni agli istituti bancari. Chiusa la partita del rinnovo di banca Intesa (di cui Compagnia di San Paolo e Cariplo sono i principali azionisti iostituzionali) è stato lui il primo a indicare l’ex rettore per la poltrona su cui siede ininterrottamente da 19 anni.  

Durante l’assemblea è stata definita la lista dei sette rappresentanti del Nord-Ovest nel Consiglio Acri per il triennio 2019-2021. I quattro componenti di diritto saranno Guzzetti, fino alla nomina del successore,  Profumo, Quaglia e il vicepresidente dell’Acri piemontese Giandomenico Genta; i 3 componenti designati saranno il Presidente della Cr Biella Franco Ferraris, il numero uno della Cr Asti Mario Sacco e il vertice della De Mari di Savona Federico Delfino. Il Consiglio Acri conta 27 componenti e sarà eletto il prossimo 21 maggio a Roma. Tra questi sarà scelto il nuovo presidente.

Sulla scelta di Profumo resta tuttavia un punto interrogativo grande quanto una casa: che succederà se, come molto probabile, Chiara Appendino il prossimo anno non dovesse confermarlo in quell’incarico? Potrebbe guidare l’Acri solo per un anno e poi decadere, non essendo più al timone di una fondazione. E ancora, la sindaca avrà il coraggio di defenestrare il capo dell’associazione che riunisce le casseforti di tutta Italia, legata a doppio filo con la Cassa depositi e prestiti? Intanto c’è chi prospetta una modifica dello statuto di Acri con una norma che farebbe salire a quattro i vicepresidenti, prevedendo il subentro di uno di essi nel caso di dimissioni o decadenza anticipata del presidente, oltre ad assegnare maggior potere all’attuale direttore generale Giorgio Righetti. Operazione complessa che sembra escogitata su misura per ovviare all’eventuale sgambetto di Appendino a Profumo.

Intanto, sornione, il vecchio Quaglia resta alla finestra: “Ho sempre auspicato che il ruolo di presidente dell’Acri potesse essere ricoperto dal presidente di una Fondazione piemontese” dice, prenotandosi per un eventuale cambio di cavallo in corsa.

print_icon