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"Ridatemi lo scranno in Europa"

Bresso ricorre al Tar contro l’assegnazione dei seggi: è lei la prima dei non eletti nella Circoscrizione Nord-Ovest e reclama il posto a Strasburgo. Altra battaglia a suon di carte bollate: dopo aver disarcionato Cota l’avrà vinta anche questa volta?

L’ex zarina, si sa, non è tipo da arrendersi facilmente. E quel prefisso “ex” se va bene davanti alla definizione che Mercedes Bresso si guadagnò prima a Palazzo Cisterna e poi alla guida della Regione Piemonte , non le aggrada per nulla messo prima del titolo di parlamentare europeo. Tanto più se il seggio a Strasburgo le è sfuggito per un soffio, ma ancor peggio se come lei ritiene le spetterebbe.

Risultata la prima tra i non eletti nella circoscrizione Nord-Ovest, Bresso – leggi, codici e sentenze alla mano – si dice convinta che il computo dei resti che ha ripescato due candidati del Sud sia sbagliato: “Secondo il calcolo come era sempre stato fatto, in conformità alla legge elettorale del ‘79, su base nazionale, il primo dei due resti spettante al Pd è del Nord Ovest e il secondo del Centro: quindi a risultare eletti dovremmo essere io e Nicola Danti, primi dei non eletti nei due collegi”. E proprio appellandosi a quella legge e ad altre norme, nei giorni scorsi l’ex zarina ha presentato, tramite gli avvocati Gianluigi Pellegrino affiancato dalla collega Sabrina Molinar Min, un ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio “contro la proclamazione degli eletti del Partito Democratico alle elezioni europee”.

L’attribuzione dei due seggi al Sud è figlia di una sentenza del Consiglio di Stato del 2011, nota come sentenza “Gargani”, che sempre secondo l’ex eurodeputata torinese “è in aperto contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale sulla questione”. Determinata a non mollare la presa e ad andare fino in fondo, Bresso definisce “fantasiosa” la motivazione che ha portato a questa decisione: “poiché al Sud gli elettori votano di meno per questo non devono essere persi dei posti assegnati a quei collegi nella attribuzione dei seggi”. Lei non ci sta. E sottolinea come “la Corte Costituzionale ha ritenuto che, in base anche alla legge elettorale europea da cui quelle nazionali derivano, il criterio della proporzionalità debba essere prevalente, anche perché non è prevista nessuna tutela territoriale sub-nazionale”.

Riferendosi alla Consulta ricorda come questa ritenga che “solo una modifica della legge potrebbe disporre diversamente”. Invece a Palazzo Spada diversamente è stato deciso per assegnare i seggi nell’ultima tornata elettorale del 26 maggio scorso, quando il Piemonte sul fronte del Pd è rimasto a becco asciutto. Sempre secondo l’ex presidente della Regione, per due volte parlamentare in Europa, “dalla maggioranza dei giuristi tale interpretazione è considerata creativa e non conforme alla forma e allo spirito sia della legge nazionale, sia di quella europea. Soprattutto appare incredibile che un tribunale amministrativo si arroghi il diritto di modificare di fatto una legge, quando la Corte Costituzionale ha chiaramente statuito diversamente”.

Quel sesto posto, conquistato con 44.574 preferenze rispetto alle 51.730 del ligure Brando Benifei che la precede e che recentemente è stato eletto capodelegazione del Pd a Bruxelles, come già detto ha significato far sparire il Piemonte dalla rappresentanza dem in Europa. Ma per l’ex zarina non è detta l’ultima parola: il ricorso al Tar del Lazio sarà discusso il prossimo 15 ottobre. 

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