Ghigo perde la retta via (XX Settembre)

Sfumano le chance del senatore pidiellino di sedersi sulla poltrona di presidente della Fondazione Crt. Fatale gli è stato il sostegno all'operazione Chiamparino. Vietti punta sulla Bima

IN BILICO Enzo Ghigo

Si è fregato con le sue stesse mani. Aderendo al cartello di potere che ha consentito a Sergio Chiamparino di smettere, in un pugno di mesi, la casacca del politico e indossare la grisaglia di banchiere di complemento, il senatore Enzo Ghigo si è preclusa la strada verso Via XX Settembre. Sfuma, proprio per la deroga concessa all’ex sindaco di Torino – nomina avvenuta in palese contrasto con lo spirito e i dettami della Carta delle fondazioni che impone una sempre più netta separazione di ruoli e funzioni – il sogno di sedersi al vertice della Crt. Ora, a maggior ragione dopo che l’assemblea nazionale dell’Acri ha approvato una mozione in cui impegna tutti gli enti a «determinare una discontinuità temporale tra incarico politico svolto e nomina all’interno di uno dei loro organi», per il coordinatore piemontese del Pdl non ci sono più speranze. Si è già fatto uno strappo per Chiamparino alla Compagnia di San Paolo, ora tutto deve tornare nei binari della normalità. Cannato.

 

E nelle delegazioni torinesi presenti ai lavori al Biondo di Palermo, il rinnovo della Fondazione Crt è stato al centro di numerosi colloqui, seppur riservati e informali. Racconta un insider, giunto al secondo mandato e quindi non più rinominabile: «Neppure Fabrizio ci pensa più, ha in mente altre soluzioni», dove Fabrizio sta per Palenzona, dominus incontrastato delle vicende che hanno come perno Via XX Settembre e descritto, nelle settimane scorse, come il principale kingmaker di Ghigo.

 

Sebbene alla scadenza manchino ancora parecchi mesi, gli stakeholder sono già al lavoro per cercare di dare un volto al successore di Andrea Comba, il mite professore che lascerà dopo 18 anni ininterrotti. Un’uscita di scena che ha i tratti della fine di un’era visto che il giurista torinese guida la Crt dal 1994. Il suo è stato una sorta di feudo inattaccabile per anni. Memorabile la battaglia affrontata tra il 2006 e il 2007 per ottenere il terzo mandato. In questa partita, il grande favorito sembra essere il notaio Antonio Maria Marocco. Nel 2006, Marocco era stato indicato già tra i papabili per la nomina. Ma la sua candidatura sfumò abbastanza presto e lasciò il posto a quella di Paolo Cantarella che riuscì a mettere in bilico la rielezione di Comba. Adesso, in ambienti torinesi, si torna a parlare di Marocco, classe ’34, a lungo titolare di uno dei più importanti studi notarili della città, vicinissimo al mondo Fiat nonché membro del consiglio di amministrazione di Unicredit, e in passato nei board di Ifil, Exor e Reale mutua. Il notaio, in questo momento, non sembra avere rivali, anche se non gioca a suo favore l’anagrafe. Nel tramestio va registrato però il nervosismo di Michele Vietti, un altro dei grandi attori delle trame di potere subalpine. Nelle ultime tornate di nomine ritiene di aver subito dei torti, seppur per interposta persona, con la fuoriuscita (perché non più eleggibile) dalla Compagnia di San Paolo di Caterina Bima, cui è legato sentimentalmente. Anche in prospettiva di future alleanze nazionali, sarebbe proprio il nome della Bima a crescere di giorno in giorno nel borsino dei bookmaker cittadini. Si vedrà.

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