Mario, uno spettacolo di ragazzo

E’ successo tutto in un amen. Dalla scuola al teatro, dalla radio al piccolo schermo: gli eventi che hanno investito la vita di Mario Acampa sono più facilmente riconducibili a uno tsunami che a un lento processo di assestamento. Oggi il giovane attore moncalierese, a soli 25 anni è già uno dei volti noti della tv e del teatro nostrano, testimonial della Coca Cola Zero e protagonista di alcuni spot di successo, ma anche conduttore della Tv Ribelle su Rai Gulp e ancora tante tante cose. Ma per ricostruirne il percorso è necessario iniziare dagli albori. Ha scoperto la recitazione un po’ per caso, durante un laboratorio al liceo Majorana: qualche credito formativo senza troppo sudore, senza sapere che stava iniziando per lui una nuova esistenza, che lo condurrà a esibirsi in quasi tutti i più prestigiosi teatri torinesi, dall’Erba al Gioiello, all’Alfieri.

A scoprirlo è stato Girolamo Angione, direttore artistico del Teatro Nuovo, letteralmente ammaliato dal suo talento, così come il produttore di Torino Spettacoli Gian Mesturino. Il primo ruolo da protagonista lo ottiene con “Il soldato fanfarone” tratto dal “Miles Gloriosus” di Plauto e da allora il teatro diventa la sua seconda casa, tanto da confidare agli amici che solo dietro le quinte e poi in scena si ricrea quell’atmosfera familiare che lui, figlio di migranti meridionali conosce bene. E sono proprio i genitori – il papà Antonio Acampa è consigliere comunale a Moncalieri – a spingere affinché proseguisse gli studi senza farsi troppo sedurre da una passione tanto effimera come la recitazione. E così eccolo anche aspirante avvocato, con cinque esami a separarlo dalla laurea.

Le sue esibizioni a teatro ottengono un successo crescente, inizia a viaggiare con la compagnia di Torino Spettacoli, mentre su un binario parallelo si instrada anche la carriera in tv. Galeotto fu un provino nel centro di produzioni Rai di via Verdi: c’era un posto vacante per diventare l’orchetto della Melevisione. Alla fine non se ne fece nulla, ma la sua esuberanza non passò inosservata e così dopo pochi mesi venne richiamato per “Ma che bel castello” su Rai Yoyo. In poco tempo, ai programmi per ragazzi girati a Torino si aggiungono gli spot che gli procurano una certa notorietà a livello nazionale: oltre alla Coca Cola, recita la parte di uno degli eroi nella pubblicità della birra Ceres ed è tra i protagonisti dello spot Woody Aia, fino a lavorare finalmente per un’azienda del suo Piemonte, le Ciambelle Balocco. Sì, perché nonostante la sua agenzia abbia sede a Milano e la patria del cinema sia a Roma, lui non ha mai voluto separarsi da Torino, una città che vive ogni giorno e che a suo dire lo rispecchia in pieno, tanto imbronciata vista da lontano, quanto coinvolgente vissuta dal di dentro.

Oggi conduce assieme a Benedetta Mazza Tv Ribelle, un talk magazine in onda dal lunedì al venerdì, alle 19,30, su Rai Gulp. Un programma che vede in studio 30 adolescenti delle scuole superiori che affronta ogni puntata un tema diverso utilizzando il punto di vista della generazione X.

Mario Acampa ama osservare, elaborare e soprattutto comunicare, attraverso ogni forma. Quando iniziarono le Olimpiadi di Torino 2006, non ancora ventenne, si catapultò a Pragelato per prestare servizio nel settore giornalisti come reporter volontario e il gioco lo appassionò al punto che – si racconta – oggi sarebbe un cronista se il teatro non lo avesse catturato. Quando un anno fa decise di andare a vivere da solo realizzò un blog “Casalingo disperato” per raccontare le avventure di un giovane alle prime armi tra le insidiose mura domestiche. In questi anni ha trovato il tempo per dedicarsi anche alla radio e più precisamente Sonica Web Radio, dove ha ideato e condotto “Caffè scorretto”, programma di intrattenimento pomeridiano.

Quelle elencate sono solo alcune delle capriole di un professionista a tutto tondo e in continua evoluzione, sempre più apprezzato a livello nazionale sia come attore di teatro che come volto nuovo del tubo catodico, ma che ancora resta ancorato al “suo” castello, a piazza Vittorio e a quei portici che d’inverno raccontano di una Torino capace di proteggere e avvolgere ogni suo cittadino.

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