POLVERE DI (5) STELLE

Appendino alla corte di Casaleggio (con marito e Bono al seguito)

Un mese prima dell'incoronazione da parte degli attivisti, l'allora aspirante candidata sindaca andò a Milano per incontrare il guru e ottenerne la benedizione. Altro che "Epic Fail", l'operazione fu pianificata in ogni dettaglio

Il termometro per misurare lo stato di agitazione della sindaca è il livello di attività della pagina facebook gestita dal suo inner circle domestico, “Tutta colpa di Chiara Appendino”. Uno strumento utilizzato per attaccare avversari politici, sindacati, media non allineati, chiunque s’azzardi a mettere i bastoni tra le ruote della prima cittadina. Dall’inizio del nuovo anno i post vengono pubblicati in modo frenetico, quasi compulsivo: nel mirino è finito ovviamente Aldo Curatella, il consigliere che ha lasciato la maggioranza pur consapevole della shitstorm che gli avrebbero scatenato contro. Pure la nostra intervista a Marco Canestrari, che riproponiamo QUI, è finita sotto il fuoco dell’artiglieria social. Una “Epic fail” secondo i gestori occulti (ma ben noti) la sua investitura a candidata sindaca da parte dell’allora guru Gianroberto Casaleggio, almeno un mese prima della ratifica avvenuta a opera degli attivisti all’inizio di novembre 2015.

Eppure è confermato da più fonti il viaggio a Milano che Appendino fece assieme al marito Marco Lavatelli e all’allora consigliere regionale Davide Bono per recarsi al cospetto del fondatore del Movimento 5 stelle per ottenerne la benedizione. Qualcuno conserva ancora il messaggio con il quale la futura sindaca annunciava, con non poco entusiasmo, il via libera definitivo da parte di Casaleggio. Un semaforo verde che spense definitivamente le ambizioni di Vittorio Bertola, principale antagonista di Appendino e secondo alcuni – pochi – il naturale candidato a sfidare Piero Fassino in una riedizione della competizione del 2011, ma con rapporti di forza che si annunciavano ben diversi. Proprio per arginare Bertola, con cui era in rapporti pessimi, Bono puntò su Appendino, sfruttandone l’empatia tra gli attivisti. Su consiglio di Paolo Giordana, che sin dall’inizio provò a emanciparla dal Sacro Blog, in quell’incontro Appendino ottenne anche il placet a candidare nella lista pentastellata dieci esponenti della società civile, esterni al Movimento, per far risaltare la natura civica della sua candidatura. Una proposta poi bocciata dai militanti.

Solo un mese dopo quel vertice con Casaleggio la ratifica di una decisione già presa viene affidata agli attivisti: il 7 novembre 2015 si riuniscono all’Anatra Zoppa i 250 “grandi elettori” che, senza primarie on line e senza consultazioni allargate, per acclamazione indicano la Giovanna d’Arco grillina. Una formalità o poco più al punto che per evitare l’umiliazione Bertola si defila senza neanche competere, chiede di poter essere candidato in ticket a vicesindaco ma anche quella proposta viene respinta. Tutto è già stato deciso, il Movimento aveva già stabilito su chi puntare e infatti dopo poche ore dalla pubblicazione della notizia Appendino è già davanti ai giornalisti, in conferenza stampa, a dare il via alla sua campagna elettorale. Tutto era già stato pianificato. Almeno un mese prima, come la famiglia Appendino sa bene.

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