SPORT & GIUSTIZIA

Crac Auxilium, scattano le manette

In quattro finiscono in carcere tra cui l'ex sponsor della società Burlò. Raffica di avvisi di garanzia: tra gli indagati anche Forni e Feira, rispettivamente presidente e ad all’epoca dei fatti. Coinvolto anche l’ex numero uno del Toro Goveani

Non bastavano la retrocessione d’ufficio, il fallimento, il cambio di nome e di gestione. Il malinconico tramonto dell’Auxilium, la storica squadra di basket di Torino, ora conosce anche le manette. Quattro ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite stamani al culmine di un’indagine su reati fiscali e societari svolta dalla guardia di finanza del capoluogo piemontese. Uno dei provvedimenti è stato consegnato all’imprenditore Mario Burlò, 47 anni, fino a poco tempo fa un pezzo da novanta nel mondo delle sponsorizzazioni sportive con la sua Oj Solution, da settimane rinchiuso nel carcere di Cuneo per un’altra vicenda: i suoi presunti contatti con degli esponenti della ’ndrangheta attivi nella zona di Carmagnola. Un altro è toccato a una vecchia conoscenza del calcio: Roberto Goveani, 63 anni, il notaio che nel 1993 diventò presidente del Torino e che in seguito si occupò di varie squadre minori. Poi il commercialista Maurizo Actis, 51 anni, di Ivrea, già componente del cda di Auxilium, e l’imprenditore Enrico Rodolfo Zumbo, 31 anni, di Torino, considerato il braccio destro di Burlò. Altre otto persone (tra cui il figlio di Goveani, Umberto), sono indagate a piede libero. Si tratta dell’ex presidente del club Antonio Forni, l’allora amministratore delegato Massimo Feira e altri collaboratori come Gaetano Fava, Guido Russo, Alessio Cherubini, Silvana Salvi e Simona Virdò.

Pensare che prima di imboccare la china discendente l’Auxilium non era mai arrivata così in alto. Nel 2016 la squadra era tornata in serie A dopo un ventennio abbondante, e nel 2018 aveva vinto il suo primo trofeo importante, la Coppa Italia. Il nome Fiat, title-sponsor di prestigio, sembrava garanzia di solidità. Poi qualcosa andò storto. Alla fine della stagione 2018-19 arrivarono otto punti di penalizzazione (e la conseguente retrocessione) per mancati pagamenti di Irpef e Inps. Nel giugno del 2019 fu dichiarato il fallimento. La squadra è risorta con un nuovo titolo sportivo, il nome Reale Mutua Basket Torino e, al timone, altri personaggi.

Le Fiamme Gialle del Gruppo Torino, con il coordinamento dei pm Ciro Santoriello e Marco Gianoglio, ricostruiscono una storia che parla di una gestione dell’Auxilium non proprio fortunata. Crisi di liquidità, disinvoltura nelle campagne acquisti e cessioni, locazione di un palazzetto dello sport di maggiori dimensioni, mancato rinnovo degli sponsor (tra cui Fiat), superamento del budget. Nel 2018, dopo il mancato ingresso di una nuova cordata di imprenditori, i debiti con il fisco presero proporzioni massicce. E secondo gli inquirenti questo problema fu risolto servendosi in maniera irregolare del meccanismo della compensazione (il cosiddetto “accordo tributario”) di crediti Iva. Operazioni che coinvolsero professionisti compiacenti, consulenti aziendali e anche Burlò, che era uno degli sponsor. Ma i crediti, sempre secondo i finanzieri, erano inesistenti per un ammontare di 1,4 milioni di euro. Certe società titolari dei crediti esistevano solo sulla carta. E l’Auxilium versò ai vari soggetti che avevano preso parte al “giro” circa mezzo milione a titolo di corrispettivo, dissanguandosi. La difesa già prepara le contromosse: “Le compensazioni - viene spiegato - venivano eseguite attraverso l’apposito canale telematico dell’Agenzia delle Entrate, e quindi alla luce del sole. Aggirare le norme era impossibile”.

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