EMERGENZA SANITARIA

Piemonte verso il collasso

I contagi s'impennano e le terapie intensive iniziano a essere sature (siamo all'81%). Defezioni di medici e infermieri negli ospedali: non hanno protezioni. Situazione allarmante ad Alessandria. Occorrono più test ma l'Unità di crisi ammette di aver finito i reagenti

Ieri il governatore Alberto Cirio annunciava 55mila tamponi a tutto il personale sanitario e altri mille al giorno ai cittadini comuni. Oggi dall’Unità di crisi arriva la comunicazione che sono finiti i reagenti per i test diagnostici e che quindi per qualche giorno sarà ancora più difficile sapere chi si è contagiato e metterlo in isolamento, come da disposizioni ministeriali. Inutile allora illudersi che i positivi al Covid-19 siano 2.754, come riportato nella tabella della protezione civile. Sono molti di più solo che non vengono testati e catalogati, anzi finché non si presenteranno i primi sintomi continueranno a recarsi al lavoro o altrove col rischio di infettare altre persone.

Guarda la tabella aggiornata al 19 marzo

 

Il collasso del sistema sanitario del Piemonte è molto vicino. I contagiati sono passati da 2.187 a 2.754, con un incremento del 25,2% (567 in termini assoluti). Torino è a 1.323 con una crescita del 27% rispetto a ieri, ad Alessandria addirittura il numero dei nuovi positivi al Covid segna un +35,8%. Queste le due province infiammate da focolai ormai fuori controllo, in cui gli ospedali faticano sempre di più a rispondere a una domanda crescente. In tutta la regione il Coronavirus impegna l'81% delle terapie intensive presenti, presto non ci saranno più posti disponibili e il picco pare spingersi sempre più in là sul calendario. I decessi sono 175, ben più dei 115 del Veneto dove tutto è nato ma in cui la situazione sembra tutto sommato sotto controllo grazie anche a un sistema di campionatura a tappeto con oltre 44mila test effettuati rispetto 9mila del Piemonte. 

Intanto, negli ospedali si diffondono sfiducia e timore per una catena di comando che inizia a mostrare la corda. L’Asl To5 è stata commissariata dopo che il direttore generale Massimo Uberti e i colleghi responsabili del settore sanitario e amministrativo sono risultati positivi; ad Alessandria si è ammalato il numero uno dell’Azienda sanitaria locale Valter Galante e al Sant’Anna di Torino sarebbero risultati positiva al tampone il direttore sanitario Grace Rabacchi e il direttore di neonatologia Daniele Farina. Il problema è che, come in tutte le guerre, quando viene colpito il generale, truppa e intendenza vanno nel panico e infatti sono sempre di più gli ospedali in cui medici e infermieri si mettono in mutua ai primi sintomi per timore di infettare colleghi e pazienti o più semplicemente per paura di stare male loro stessi. Nel solo Sant’Anna si parla di oltre cento defezioni, una cifra che rischia di diventare insostenibile.

L’opposizione in Regione che, finora, ha mantenuto toni bassi e collaborativi, evitando di speculare su una situazione drammatica, ora chiede spiegazioni alla cabina di comando. “L’altro ieri Cirio ha annunciato il tampone per tutti gli operatori sanitari. Oggi dichiara che i tamponi aumenteranno, ma anche sul personale sanitario si seguirà il criterio della discrezionalità: il test sarà riservato soltanto a coloro che hanno avuto una esposizione diretta con i contagiati, per di più in assenza di adeguati dispositivi di protezione individuale” afferma il capogruppo del Pd a Palazzo Lascaris Domenico Ravetti in una nota scritta assieme ai colleghi Mauro Salizzoni, vicepresidente del Consiglio regionale e Domenico Rossi, numero due della Commissione Sanità. “Ci aspettiamo una smentita di questa dichiarazione e azioni conseguenti agli annunci fatti in questi giorni per il rispetto nei confronti degli operatori sanitari verso cui siamo tutti in debito”. Anche loro chiedono di “aumentare il numero dei test nei confronti dei sintomatici e dei loro contatti stretti”.

“L’impressione è che stia aumentando la paura nei dipendenti della sanità” dice Salizzoni considerato il re dei trapianti per la sua brillante carriera chirurgica sempre nella sanità pubblica. “Nel mio ex reparto – racconta – ci sono due medici positivi, uno è stato malissimo, nove infermieri sono rimasti a casa”. Chi resta prova almeno a smaltire le emergenze: ieri l’ultimo trapianto di fegato con sacrifici enormi. Poi un affondo nei confronti della giunta regionale: “Mi chiedo come sia possibile che solo al Piemonte non arrivino i respiratori richiesti e quelli che arrivano sono fallati, solo qui ci sono problemi con le mascherine, solo qui i caschi cpap dovevano essere 5mila e alla fine ne sono arrivati solo 800. Che sia sempre solo colpa di Roma? Io ho l’impressione che molti attacchi di Cirio siano a scopo difensivo e che manchi totalmente la programmazione”. Non solo: “Per stessa ammissione del direttore generale Fabio Aimar – prosegue Salizzoni – l’assessorato alla Sanità è decimato e se già prima mancavano dei dirigenti in alcune caselle importanti immagino la difficoltà di far andare avanti la macchina adesso”.

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